Piove sul bagnato. “Governo ladro!” verrebbe spontaneo di dire. Ma non solo... Non solo la pioggia continua a cadere, giorno dopo giorno, in questo tormentato inverno inondando il nostro territorio ma incessantemente, dopo gli arresti che hanno decapitato la giunta regionale abruzzese, si susseguono gli arresti ed avvisi di garanzia in molte regioni d'Italia, dalla Campania allo stesso Abruzzo, dalla Toscana alla Basilicata, dalla Sicilia alla Calabria. Si salvi chi può!
Ed è un fuggi fuggi generale: l'elettorato che diserta, con una percentuale record del 50%, il voto regionale in Abruzzo dimostrando ancora una volta la sconfitta della “Politica” con l'ormai insanabile frattura creatasi tra il cittadino elettore ed una classe politica vecchia, oligarchica ed autoreferenziale non più rappresentativa del voto popolare; l'alleanza tra PD e Idv, che, dopo la recente sconfitta alle regionali dell'Abruzzo, viene ulteriormente compromessa dalle parole del direttore di Europa, quotidiano ufficiale del PD, Stefano Menichini: «È ora di rompere questa alleanza fasulla e suicida: subito e per sempre» che fanno seguito a quelle dell'on. Antonio Di Pietro: «Quei partiti che non sono né carne né pesce, che partecipano alle commissioni e che dicono "ma anche", alla fine vengono puniti» e dalla successiva ambigua dichiarazione dell'on. Paolo Gentiloni del PD che la mattina del 17.12, in diretta TV, afferma che il PD non ritiene che «...la soluzione ai problemi di discussione interna ai partiti sia la soluzione di partiti interamente personali, in cui il leader del partito, magari con il suo tesoriere accanto, controlla tutto, non si fanno congressi...tutto viene deciso da un signore che è il titolare del partito...» vicenda che trova il suo epilogo nell'autorizzazione concessa dall'Idv all'arresto del deputato lucano del PD, suo (ex?)alleato, Salvatore Margiotta la cui moglie era capo della squadra mobile di Potenza (!).
Sembrerebbe confermarsi sempre più l'idea che la collaborazione politica con l'Italia dei valori di Antonio Di Pietro si trasforma spesso in un crudele “abbraccio mortale”. Si pensi alle storie che hanno visto protagonisti, tra i molti, gli onorevoli Elio Veltri, Pietro Mennea, Federico Orlando, Giulietto Chiesa, Achille Occhetto, i senatori Franca Rame e Federica Rossi Gasparrini e last but not least l'on. Walter Veltroni.
Una bufera giudiziaria che investe non solo il PD, che appare ora come un pugile suonato incapace di difendersi e di capire quale strategia politica adottare, ma che da tempo ormai interessa tutta la “Casta”. Basti solo ricordare, quali più recenti esempi, quelli di Italo Bocchino (AN) e Renzo Lusetti (PD e Cristiano Di Pietro (Idv) a Napoli, fino ad arrivare alle più note vicende Lonardo/Mastella (Udeur), Previti/Dell'Utri (FI), Totò Cuffaro (Udc), Paride Martella (Idv, Presidente di Acqualatina e, al tempo, consigliere personale del ministro Antonio Di Pietro), Credieuronord (Lega nord).
Quale garantista da sempre, l'augurio è che tutti possano dimostrare la loro più completa innocenza. Osservo però, e ne ho dimostrazione, che oggi il livello del confronto politico è così talmente povero di contenuti e privo di spessore personale che, sempre più spesso, molti cacicchi utilizzano la via giudiziaria quale arma per annullare l'avversario politico intasando le già ingessate Procure di atti strumentali. Segno questo di un paese ormai in irreversibile declino sul piano della tanto conclamata “questione morale”.
Non spetta alla magistratura riformare la politica ma è la stessa politica che dovrebbe avere, al suo interno, gli anticorpi necessari per compiere tale opera di pulizia. Ma non sembra essere proprio così. Che pensare quando si arriva al punto che gli stessi partecipanti al recente concorso per entrare in Magistratura – essenza suprema esprimente i testimoni della legalità - utilizzano l'illegalità per farla franca?
Già la “questione morale”. Esoterica presenza, spesso invocata per tornaconto personale ma mai compiutamente praticata, inutile a sciogliere il “bostik” che “costringe” sia Rosa Russo Jervolino sia Antonio Bassolino a restare ostinatamente avvinghiati alle loro poltrone di sindaco di Napoli e governatore della regione Campania. Avrà certo le “mani pulite”, come la Jervolino dichiara, ma ad entrambi difetta quel senso di responsabilità oggettiva e “morale” che loro deriva dall'essere l'una sindaco di una giunta in ipotesi di corruzione e l'altro governatore di una regione soffocata dall'immondizia.
Alle luce di tutto ciò noi, CITTADINIATTIVI, rinnoviamo il nostro appello a giornalisti, intellettuali, professori, magistrati, avvocati, scrittori, professionisti ed altri affinché condividano con noi – scrivendo a info@cittadiniattivi.it – un progetto di formazione di una nuova classe ed identità politica, che superi gli schieramenti e le ideologie, proiettato alla costruzione di un futuro, per il nostro Paese, basato sulla riaffermazione di quei principi e valori di onestà, per il bene comune, al tempo fondanti la nostra fase costituente postbellica e nella riaffermazione del richiamo contenuto nell'art. 54 della nostra Costituzione dove si afferma che “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.
Che dire di più? Nulla! Purtroppo il sarcastico Giulio Andreotti si sbagliava di grosso. Oggi, in Italia, il potere logora - e soprattutto corrompe – chi c'è l'ha!