In Sicilia la Regione paga un'armata di 2.200 dirigenti. E riserva ai politici stipendi e benefit da sogno
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In cima alla lista dei privilegi 'made in Sicily' c'è il nome di Felice Crosta. Dirigente delle Regione in pensione, è stato chiamato dal governatore Totò Cuffaro alla guida dell'agenzia regionale per l'Acqua e i Rifiuti. La sua indennità annua ammonta a più di 567 mila euro.
In pratica più di 1.500 euro al giorno. È seguito a ruota da Patrizia Bitetti, sulle cui spalle poggia il peso della sanità siciliana. Per tentare di far quadrare i conti della salute (a giudicare dal deficit di un miliardo, andrebbe escluso che sia riuscita ad assolvere il suo compito), il compenso previsto arriva quasi al mezzo milione. Al loro livello si colloca anche la retribuzione di Gabriella Palocci, capo dipartimento della Programmazione. Sono loro, tutti e tre dirigenti 'esterni' e quindi liberi di contrattare il loro onorario, la punta apicale di una macchina regionale da 16 mila dipendenti. Duemila e 200 di loro hanno la qualifica di dirigente con compensi annui che possono variare dai 50 mila euro sino ai 200 mila assegnati ai responsabili dei 32 dipartimenti dell'amministrazione regionale.
L'area dirigenziale della Regione siciliana è un'idrovora che costa ai contribuenti 162 milioni di euro l'anno: per capire, la Lombardia spende poco meno di 19 milioni. Ma di privilegi si può parlare anche per i 90 inquilini di Palazzo dei Normanni, la sede del parlamento siciliano. In nome dell'Autonomia - l'assemblea regionale è nei fatti equiparata al Senato - i consiglieri possono fregiarsi del titolo di deputato. L'Ars costa quasi 400 mila euro al giorno, nonostante una paralisi legislativa che ha prodotto una stasi di nove mesi. Ogni deputato percepisce uno stipendio annuo di 145 mila euro. A questa somma vanno aggiunti alcuni benefit: viaggi e trasferte contribuiscono a far lievitare il costo della politica in Sicilia per quasi 3 milioni, mentre sono 5 i milioni a disposizione dei deputati per 'studio, ricerca, consulenza e documentazione'. E siccome ogni deputato vuole i suoi privilegi (auto blu, come minimo), uno dei primi atti di questa quattordicesima legislatura regionale ha assicurato ulteriori prebende per tutti. Così, le poltrone delle commissioni parlamentari sono aumentate da 13 a 15. E sei commissioni per 15 commissari fa 90, guarda caso il numero esatto dei deputati. I diritti dei deputati non si esauriscono con il finire del mandato: 19 milioni vanno in vitalizi. E per i trombati? Mamma Regione quasi sempre non li dimentica. Come nel caso di Alberto Acierno, fedelissimo di Gianfranco Miccichè (ex viceministro oggi presidente dell'Assemblea regionale). Acierno è stato deputato nazionale e regionale. Per non intralciare la corsa di Miccichè gli è stato chiesto di non candidarsi all'Ars. Sacrificio ben ricompensato: oggi Acierno dirige la Fondazione Federico II, braccio operativo delle attività culturali del parlamento siciliano. Ma un'agenzia non si nega a nessun ex: c'è una poltrona per tutti, destra e sinistra, con una pioggia di gettoni di presenza.
Magari la si crea apposta: come si sospetta nel caso dell'agenzia per le Politiche mediterranee: affidata a Fabio Granata, ex deputato di An e già presidente della commissione regionale antimafia.