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RASSEGNA STAMPA

n. 1074 del 31/03/2007

CONGUAGLIO PER GLI EURODEPUTATI ITALIANI

Stabilito un tetto per gli stipendi ma sarà possibile un'integrazionen del governo. Uno stipendio di 7.000 euro al mese per tutti i 732 deputati europei. E' la proposta contenuta nello Statuto approvato dall'Europarlamento che ora passa al vaglio del Consiglio europeo

_________________________________________________________________________

BRUXELLES - Stipendio uguale per tutti all'Europarlamento, in uno sforzo egualitario che riporta alla memoria stupendi furori d'altri tempi. Dal 2009, cioè dalla prossima legislatura, tutti gli eurodeputati guadagneranno 7.000 euro al mese. Allo stipendio base si aggiungeranno varie indennità (compenso dell'assistente e spese di segreteria) nonché gettoni di presenza e rimborsi spese.

Attualmente gli stipendi dei parlamentari europei sono equiparati a quelli dei loro colleghi del paese d'origine. L'eurodeputato italiano ha così uno stipendio uguale a quello del deputato nazionale e la stessa cosa avviene in tutti i paesi. Si è così creata una "scala" di stipendi che vede gli italiani al primo posto, con circa 12.000 euro, e i portoghesi all'ultimo, con circa 4.000. La forbice si è addirittura ampliata con l'adesione dei paese dell'Est. L'Italia è sempre al primo posto, davanti ad Austria, Olanda e Germania mentre in coda ci sono Polonia, Ungheria e Lettonia. Il rislutato della decisione approvata ieri dall'Europarlamento è che gli eurodeputati vedranno il loro stipendio decurtato mentre molti dei loro colleghi, e soprattutto quelli dell'Est, lo vedranno lautamente aumentato.

L'operazione stipendi ha raccolto ieri 403 voti favorevoli; i contrari sono stati 89 e 92 gli astenuti. Ora dovrà pronunciarsi il Consiglio dei ministri dell'Ue ma si prevede una decisione rapida e senza dibattito perché la presidenza di turno lussemburghese ha fatto nelle ultime settimane un efficace lavoro di informazione e di mediazione. Mentre attualmente gli stipendi degli eurodeputati gravano sui bilanci nazionali dei paesi di appartenenza, in futuro esse saranno pagati dal bilancio comunitario. Anche il regime fiscale al quale saranno sottoposti sarà europeo ma i paesi di provenienza potranno introdurre una tassazione complementare se riterranno opportuno eliminare eventuali differenze con i trattamenti dei parlamentari nazionali.

Ci sarà anche un regime pensionistico europeo. Il rimborso delle spese di viaggio, che attualmente è forfettario, sarà effettuato su presentazione del biglietto e coprirà i costi realmente sostenuti. Questo per evitare le polemiche che in questi anni sono state suscitate "rimborsi d'oro" presunti o reali. I paesi che lo vorranno, potranno introdurre una regolamentazione in deroga allo "statuto" europeo per migliorare indennità e pensioni.

Una sorta di conguaglio che potrà funzionare pare al màssimo per due legislature. Cosa non da poco, però, perché sposta di fatto al 2019 il trattamento uguale per tutti. Relatore del provvedimento è stato l'italiano Gargani, di Forza Italia. Ma la destra non è stata compatta: dei tre parlamentari leghisti presenti ha votato contro Salvini e si sono astenuti Borghezio e Speroni. Voto contrario hanno espresso Pirilli, di Alleanza Nazionale, e il forzista Zappalà. (f. p.)


la Repubblica, 24.06.2005


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