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Più parsimoniosi gli ingesi - Agli spagnoli 40mila euro l'anno
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ROMA - Almeno quanto a costi della politica, l’Italia si conferma leader europeo. Dal confronto tra il bilancio della Camera e quello degli organi di pari grado dei principali partner continentali, emerge che le spese per la gestione di Montecitorio sono le più elevate in assoluto: il doppio di Francia e Germania; il quadruplo del Regno Unito; oltre dieci volte la Spagna.
E’ la Germania il Paese più vicino a noi, sia per dimensione (circa 600 membri) sia per composizione dei costi istituzionali. Il bilancio 2005 del Bundestag prevede uscite per 535 milioni di euro, 338 dei quali per il personale, inteso in senso ampio. All’interno di questa voce trovano spazio innanzitutto le retribuzioni e i rimborsi dei parlamentari, che risultano addirittura superiori a quelli italiani (176 milioni di euro comprese le uscite per i collaboratori). Quindi, le indennità di vecchiaia per gli ex membri (che valgono più di 30 milioni di euro).
Quanto ai costi per il personale propriamente detti, il loro peso supera complessivamente i 103 milioni di euro. Meno della metà dei nostri. Il gap tra Italia e Germania si assottiglia se si passano a considerare gli esborsi per le sedi. L’investimento tedesco per la locazione, la gestione e la manutenzione degli immobili supera i 51 milioni di euro.
Su valori leggermente inferiori viaggia la Francia. Con l’equivalente che l’Italia destina a Montecitorio, i nostri cugini d’Oltralpe pagano i conti non solo dei due rami del Parlamento, ma anche del Museo e dei Giardini du Luxembourg.
Limitando l’analisi all’Assenblée nationale, viene fuori che l’esborso complessivo è di 491,8 milioni di euro. A cui ne vanno aggiunti altri 7 destinati alla società che gestisce il canale televisivo La chaine parlamentaire.
Da soli, i 577 deputati francesi finiscono per costare al proprio organo di appartenenza più di quelli tedeschi e di quelli italiani. Le spese per i parlamentari raggiungono i 266 milioni di euro. Rilevante è anche l’esborso per i dipendenti: quasi 159 milioni, di cui 121 soltanto per le retribuzioni. Completano il quadro i 62 milioni di euro destinati agli altri oneri di funzionamento, tra cui gli 8 per l’acquisto di beni e servizi e i 6 per le locazioni.
I britannici si confermano invece più ‘morigerati”. La spesa complessiva della Camera dei comuni per il 2005 è stimata infatti in 328 milioni di sterline, pari a 226 milioni di euro. Ripartiti in due macrocategorie: poco più di 96 milioni per i 650 membri politici e quasi 130 per le spese di funzionamento. Tra queste un posto di primo piano è occupato dalle uscite per lo staff che, compresi i rimborsi spese, superano i 42 milioni di euro. Poco al di sotto si assestano le uscite per le locazioni e la gestione delle sedi (21,7 milioni di euro), seguite da quelle per la sicurezza (12,5 milioni) e per le telecomunicazioni (9,1 milioni).
Completa il quadro la Spagna. Lo stanziamento previsto quest’anno per il Congreso de los diputados ammonta a 74 milioni di euro. Quasi un terzo dei quali (28,2 milioni) serve a coprire le spese per i dipendenti. Più elevati i costi per i beni e servizi, che ammontano complessivamente a 29,5 milioni di euro.
Una precisazione è d’obbligo: nel computo complessivo del Congreso non è contenuto l’esborso per le indennità parlamentari. Ma pur includendole, il primato dell’Italia non potrebbe essere insidiato, visto che i 350 deputati spagnoli guadagnano ‘appena’ 40mila euro l’anno. Che diventano 55mila per i vicepresidenti di commissione e 60mila per i presidenti. (EU.B.)