(Tommaso Montesano) ROMA - I parlamentari nullatenenti, quelli che non hanno dichiarato al fisco neppure un euro, sono sette. Poi ci sono gli imprenditori e i professionisti di grido che, in barba agli standard delle rispettive categorie, hanno sorpreso tutti, colleghi in primis, con numeri che più bassi non si può. Per non parlare di chi, delle voci che compongono il trattamento economico dei deputati, comunica all'erario solo la voce relativa all'indennità di base nascondendo la diaria e i vari rimborsi spese. Ecco cosa si nasconde dietro le dichiarazioni dei redditi 2006 - relative a quanto percepito nel 2005 - dei nostri politici.
I poveri, innanzitutto. E senza virgolette, visto che risultano indigenti per davvero. Eccoli: Francesco Caruso (Rifondazione comunista, ricercatore sociale, come riportato dal sito internet di Montecitorio); Alì Raschid (anche lui Prc, diplomatico); Alberto Filippi (Lega, imprenditore); Massimo Fundarò (Verdi, imprenditore agricolo biologico); Maria Ida Germontani (An, giurista d'impresa - direttore legale di gruppi multinazionali); Francesco Laratta (Ulivo, ragioniere e perito commerciale); Donatella Poretti (Rosa nel pugno, giornalista). Sono loro i sette deputati che nel 2006 hanno dichiarato reddito zero. Certo, vale la pena ricordare che i numeri si riferiscono al 2005, quando nessuno di loro sedeva ancora in Parlamento, ma è pur sempre lecito domandarsi come abbiano fatto a campare fino all'ingresso a Montecitorio.
LIBERI PROFESSIONISTI INDIGENTI
Poi ci sono i deputati, di cui alcuni nel frattempo diventati ministri, con un reddito tutt'altro che invidiabile. E dire che in alcuni casi si tratta di professionisti e imprenditori. Paola Pelino, ad esempio. Lei, deputato di Forza Italia, è nota soprattutto per la fabbrica abruzzese di confetti («dal 1783», come recita con orgoglio il sito dell'azienda) che porta il suo nome. Ebbene, Pelino nel 2006 ha dichiarato un reddito di 6.818 euro. Il deputato più povero, Caruso e nullatenenti esclusi, dell’intera aula di Montecitorio. È andata un po' meglio, sul versante della maggioranza, al sottosegretario agli Affari regionali Pietro Colonnella. Diessino, dirigente politico e vicepresidente dell'Upi Marche, l'Unione delle province marchigiane, nel 2006 ha comunicato al fisco un reddito di poco più di 9mila curo. Meglio, per sua fortuna, ha fatto il rifondarolo Paolo Ferrero, attuale ministro della Solidarietà sociale. Lui, che alla voce professione fa segnare "attività nell'ambito di partito politico - dirigente", due anni fa ha portato a casa la bellezza, si fa per dire, di 20.245 euro. Scarni anche numeri del collega Cesare Damiano, ministro del Welfare. Diessino slndacalista Cgil, prima di essere eletto deputato ha portato a casa poco più di 64mila euro. Così risulta uno dei ministri più poveri. Che dire allora, di Daniela Melchiorre, il sottosegretario alla Giustizia, salito agli onori delle cronache per la gestione dell’affaire Maria, la bimba contesa tra l'Italia e Bielorussia? Lei, avvocato residente a Milano, sostituto procuratore militare presso il tribunale militare di Torino, "cultore della materia Diritto amministrativo presso l’università di Bari», lo scorso anno ha dichiarato di aver percepito un reddito di poco più di 34mila euro. Le andrà sicuramente meglio il prossimo anno, visto che potrà contare sullo stipendio di sottosegretario alla Giustizia dopo la nomina avvenuta il 18 maggio 2006.
Al governo, del resto, non è che i suoi colleghi se la passino poi tanto meglio. Patrizia Sentinelli, ad esempio, attuale viceministro degli Esteri. Docente di scuola media superiore, dirigente di partito (Rifondazione comunista) nel 2006 ha dichiarato un reddito di 42.733 euro. Tornando ai semplici deputati, merita una segnalazione anche il reddito di Manuela Di Centa, la campionessa olimpica di sci entrata in Parlamento sotto le insegne di Forza Italia. "Dirigente sportivo internazionale - libero professionista», nel 2005 ha guadagnato in tutto poco più di 48mila euro.
IL FISCO GABBATO
Numeri che vanno di pari passo con quanto denunciato dal quotidiano “Italia oggi”, che, calcolatrice alla mano, ha dimostrato come i nostri deputati in sede di dichiarazione dei redditi nascondano al fisco metà dei loro guadagni da parlamentare. 11 trattamento economico di chi siede a Montecitodo, infatti, è composto da più voci: l’indennità parlamentare vera e propria, pari a 5.486,38 euro; la diaria, che è corrisposta a titolo di rimborso delle spese sostenute per il soggiorno a Roma e che ammonta a 4003,11 euro mensili; il rimborso per le spese «inerenti ai rapporti tra eletto ed elettori” (che comprende i soldi per i portaborse), pari ad altri 4.190 euro al mese; 11 rimborso trimestrale - oltre alla tessera «per la libera circolazione autostradale, fcrroviaria, marittima ed aerea» - per il trasferimento dal luogo di residenza all’aeroporto più vicino e dall’aeroporto di Fiumicirio a piazza Montecitorio, pari a 3.323,70 euro che diventano 3.995,10 euro se la distanza da percorrere è superiore a 100km; un ulteriore rimborso annuale di 3.O98,74 euro per le spese telelefoniche sostenute. Di queste voci, però, solo la prima, quella relativa all'indennità di base, finisce nella dichiarazione dei redditi. Le altre no. E i parlamentari, agli occhi del fisco, sembrano più poveri.