Depositata la perizia sulle 73 telefonate riguardanti sei politici - Sono consultabili solo dagli avvocati, ma i contenuti stanno già uscendo - C'è la famosa frase "abbiamo una banca" pronunciata da Fassino - Latorre (Ds) del segretario della Quercia: "Non capisce un tubo"
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MILANO - D'Alema che parla con Consorte, lo invita a fare "attenzione alle comunicazioni" a evitare le telefonate e parlare del tema in un faccia a faccia a casa di Latorre, lo stesso Consorte che informa Fassino della raggiunta maggioranza in Bnl, Nicola Latorre (parlamentare Ds) che bolla così il suo segretario, Fassino: "Non capisce un tubo".
Sono alcuni dei contenuti che emergono dalla perizia con la trascrizione delle intercettazioni su 73 telefonate fra alcuni politici e alcuni indagati nell'inchiesta sulle scalate ad Antonveneta, Bnl e Rcs. La perizia è stata depositata questa mattina dal Gip Clementina Forleo (nella foto). Ora è al settimo piano del palazzo di Giustizia di Milano. Pagine e pagine in cui parlano, tra gli altri, sei parlamentari sia del centrodestra che del centrosinistra: Massimo D'Alema, Piero Fassino, Nicola Latorre, Romano Comincioli, Salvatore Cicu e Luigi Grillo.
Un documento, diviso in quattro blocchi, che riguarda i cellulari dell'ex presidente di Unipol Giovanni Consorte, dell'ex ad di Bpi Gianpiero Fiorani, dell'immobiliarista romano Stefano Ricucci e di Cristina Rosati, la moglie (non indagata) dell'ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio.
Precedute da numerose polemiche e da un carteggio tra i magistrati e i vertici parlamentari che ha dato vita a un protocollo che ne disciplina la consultazione, le intercettazioni erano state accompagnate da una serie di misure per impedirne la diffusione. Gli avvocati,infatti, possono visionarle e prendere appunti ma non farne copia. Divieto assoluto di usare macchine fotografiche, cellulari e scanner. Misure inutili. Le fughe di notizie sono iniziate pochi minuti dopo l'apertura dei documenti.
Le telefonate
D'Alema-Consorte. In una telefonata del 14 luglio 2005 l'attuale ministro degli Esteri disse all'ex presidente di Unipol, Giovanni Consorte, che avrebbero dovuto parlarsi di persona perché Consorte avrebbe dovuto stare attento alle comunicazioni. In una telefonata successiva, D'Alema dice a Consorte di parlare con il senatore diessino Nicola Latorre. L'attuale ministro degli Esteri e il finanziere si mettono d'accordo per vedersi, la domenica successiva, a casa di Latorre. In un'altra conversazione, Consorte parla a D'Alema della scalata Bnl. Commenta D'Alema: "Vai, facci sognare". Replica Consorte: "E' da fare uno sforzo mostruoso ma vale la pena a un anno dalle elezioni".
Latorre-Ricucci. Il 18 luglio Latorre chiama Ricucci che dice: "Ecco il compagno Ricucci all'appello. Ormai stamattina a Consorte gliel'ho detto, datemi una tessera, non ce la faccio più". Latorre: "Ormai sei diventato un pericoloso sovversivo rosso". Ricucci: "Ho preso da Unipol, io. Tutto a posto, abbiamo fatto tutte le operazioni con Unipol".
Consorte-Fassino. E sempre per restare in casa diessina il 17 luglio del 2005, Consorte dice al segretario dei Ds, Piero Fassino, di avere il 51,8% di Bnl e che, nell'operazione, ha coinvolto quattro banche cooperative che fanno capo a Pierluigi Stefanini. In una telefonata precedente del 5 luglio 2005, Fassino aveva chiesto a Consorte istruzioni perchè avrebbe dovuto incontrare Luigi Abete e non sapeva che cosa dirgli. Nell'occasione Fassino avrebbe detto: "Sto abbottonatissimo".
Latorre-Consorte. Ancora Latorre e le sue telefonate con Consorte. In una di queste Latorre si lascia andare su Fassino: "Non capisce un tubo". In un'altra, Ricucci racconta di aver chiesto a Consorte di fargli avere una tessera dei ds: "Non ce la faccio più".
Le reazioni. E sulla polemica legata alla pubblicazione delle intercettazioni, interviene Antonio Di Pietro che evita commenti "che finirebbero per alimentare calunnie e fare da cassa di risonanza mediatica". Mentre il diessino Nicola Latorre, intervistato da Repubblica Tv, taglia corto: "Sono curioso di vedere quali motivazioni saranno date allo spargimento di veleni. Del resto in questi giorni abbiamo già letto molta spazzatura". Chi, invece, parla di "circo mediatico illegale" è il senatore dei Ds Guido Calvi, che spesso ha svolto il ruolo di avvocato dei dirigenti della Quercia.