Scalate e inchieste. Il caso Ds - «Portiamo a casa tutto»: critiche alle parole del segretario. Il dalemiano Caldarola: sono sconcertato
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ROMA — Cinque telefonate tra Gianni Consorte e Piero Fassino in pieno luglio, stagione di «furbetti» e di scalate, il Giornale di Maurizio Belpietro che rilancia le intercettazioni ed ecco che la polemica politica torna a montare da destra e da sinistra e a scuotere le fronde di una Quercia imbarazzata, divisa tra chi grida al complotto e chi preme sui vertici perché facciano chiarezza.E ora il coordinatore Vannino Chiti ammette, primo tra i dirigenti del partito, che fare il tifo per l’Unipol nella scalata alla Bnl è stato un errore: «Non è politicamente corretto».
LE INTERCETTAZIONI — L’entourage di Fassino denuncia la «strumentalizzazione» del quotidiano «della famiglia Berlusconi», ma non smentisce quei quindici minuti di chiacchierate, tra il 7 e il 17 luglio, fra il segretario e l’ex patron di Unipol. Fassino: «E allora, siamo padroni di una banca?». Consorte: «È chiusa, sì, è fatta». Poi il leader dei Ds che si corregge, «siete voi i padroni della banca, io non c’entro niente... », ma poco dopo torna a chiedere, vuol capire come sarà gestito il passaggio di quote dal contropatto a Unipol, mostra sorpresa nel sentire che Consorte ha già lanciato l’Opa obbligatoria, prende nota, fa di conto, si preoccupa: «Possibili ricorsi in sede giudiziaria?». Quindi invita alla cautela l’interlocutore, che medita di denunciare coloro che l’hanno osteggiato: «Aspetta, prima portiamo a casa tutto».
L’AUTOCRITICA — Fassino è in vacanza in Messico e in assenza del segretario, ma certo non a sua insaputa, in via Nazionale è l’ora di una dolorosa autocritica. Dopo Emanuele Macaluso e Giorgio Napolitano anche Vannino Chiti, vicinissimo al segretario, invoca con un’intervista a Repubblica una svolta che sembra inevitabile: ammettere l’errore e fermare così lo stillicidio di intercettazioni che rischia, temono molti diesse, di compromettere la vittoria elettorale e di produrre una frattura tra Fassino e D’Alema. «Sono amareggiato, sconcertato e deluso di fronte all’immagine dei Ds che esce dalle intercettazioni», dice Peppino Caldarola. Era un dalemiano di ferro ma ora l’ex direttore dell’Unità giudica «politicamente sbagliato» l’appoggio all’Opa dell’Unipol su Bnl e chiede ai vertici di dissociarsi da Consorte: «Non possiamo aspettare la conclusione dell’iter giudiziario per stabilire che il suo comportamento è eticamente riprovevole». Altrettanto severo il giudizio di Nicola Rossi: «La tifoseria in questi casi non è politicamente sensata, è una regola cui bisognerebbe, attenzione, attenersi ». E anche Antonello Cabras parla di «errori di valutazione» e chiede a Fassino di chiudere il caso, ammettendo che tifare per Consorte è stato un errore. L’11 gennaio, quando il segretario riunirà la direzione, la sinistra andrà all’attacco, Salvi e Mussi faranno tenaglia e chiederanno quel cambio di rotta che Chiti ha lasciato intravedere irritando l’entourage di D’Alema: c’è chi accredita vane pressioni su Fassino perché smentisse Chiti. E un altro passaggio dell’intervista del coordinatore farà discutere, quello in cui, come sul Corriere il presidente di Confcooperative Luigi Marino, Chiti propone di superare il «vecchio schema coop rosse coop bianche».
LA POLEMICA — Il centrodestra, ovviamente, ne approfitta e prova a smontare la presunta superiorità morale dell’Unione. Sandro Bondi, lo stesso Bondi che spronava i Ds a siglare un patto con Forza Italia contro i poteri forti, ora chiede loro di fornire spiegazioni ai propri elettori, «che non credono più alla favola della diversità morale ».Èora che iDs archivino quella «diversità di berlingueriana memoria che appartiene a un’altra epoca», rincara Fabrizio Cicchitto. Un colpo alla Quercia arriva anche da Antonio Di Pietro. L’ex protagonista di Tangentopoli agita una nuova questione morale, denuncia «un collateralismo inaccettabile in un Paese civile e moderno » e chiede un codice etico che separi politica e finanza. «Questa Bancopoli non si ferma e avevamo ragione a sostenere che fosse solo la punta dell’iceberg». (Monica Guerzoni)