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n. 1205 del 07/07/2007

AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA...RESTITUISCO A LEI IL MIO CERTIFICATO ELETTORALE...

Illustre Signor Presidente,

è davvero con molta tristezza nel cuore che mi accingo a vergare questa lettera, la stesura della quale mi costa davvero molta fatica: diverse settimane ho atteso prima di decidermi a scriverLe, perché combattuto era il mio animo epperò una voce interiore mi diceva che non vi dovevo rinunciare, memore anche di quella frase che ai tempi del liceo mi disse un vecchio preside dall’alta statura morale e che per me è diventata regola di vita: “Amicus Plato, sed magis amica veritas”.

Il gesto che mi accingo a compiere non è frutto di reazione immediata o vuota protesta, ma di ponderata e davvero sofferta riflessione: non potevo esimermi dal compierlo nelle Sue mani in quanto “Capo dello Stato” (Art. 87 della Costituzione) e l’attendere ancora mi avrebbe procurato ancor più sofferenza interiore di quanto da diverso tempo non provi. Oggi in Italia “Tutto è perduto, anche l’onore”: a leggere il libro bellissimo e puntuale di Gian Antonio Stella La Casta, da poco uscito, è davvero aumentata ancor di più la mia indignazione morale già notevole prima. Basterebbe solo un fatto per fare impallidire ogni persona che credesse ancora nella Politica: come vede uso la maiuscola, riferendomi però al passato e pensando a uomini quali Giorgio La Pira o Enrico Berlinguer. Racconta il giornalista che a marzo 2007 “Alla Camera su 629 collaboratori ufficiali quelli regolarmente assunti erano solo 54: tutti gli altri erano pagati in nero.” (pag. 15) Proprio nel “Tempio” laico per eccellenza dove “Ogni membro rappresenta la Nazione” (Art. 67 della Costituzione) e vengono scritte le Leggi, le medesime senza pudore alcuno sono violate: perché penso che Lei sarà d’accordo con me nel ritenere la retribuzione in nero non certo rispettosa della Legge! Ma l’esempio non dovrebbe venire da chi è rivestito di alta funzione e dovrebbe intendere la Politica come servizio verso il prossimo? Scriveva La Pira (certo Lei Signor Presidente è a conoscenza che su di Lui è in corso il processo di Beatificazione: quale abissale distanza con la politica di oggi……) a proposito dell’impegno politico: “La sola metodologia di vittoria è la rinuncia a se stessi, il distacco radicale dalla propria piccola sfera, l’apertura (come conseguenza di questo distacco e di questo taglio) alla sfera mondiale di Dio: gli strumenti che suggerisce l’ambizione, la colpa, la meschinità, sono strumenti radicalmente privi di efficacia politica.” Uno può anche essere non credente, come chi Le scrive, ma queste parole sono di una bellezza e autenticità unica.

Oggi invece la Politica ha abbandonato ogni ideale ed è diventata meschino gioco di potere, intrallazzo: chi ha approvato leggi a proprio uso e chi ha bellamente detto “Siamo padroni di una banca” dimenticandosi totalmente dei poveri che certo padroni di banche non sono!!! Eppure “Deposuit potentes de sede, et exaltavit humiles. Esurientes implevit bonis, et divites dimisit inanes.” recita il Magnificat. Quanto lontane e dimenticate queste parole del grande Berlinguer a Lei certo caro: “I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai-Tv, alcuni grandi giornali…” (da La Repubblica, 28 luglio 1981). Sembrano scritte in questi tragici e tristi giorni: e certo quella grande figura presto dimenticata oggi “si rivolterà nella tomba”!!!

Quindi, Illustre Signor Presidente, io non mi sento più nel profondo della mia coscienza di andare a votare: ho iniziato a farlo dalle recenti Amministrative e con questa lettera restituisco a Lei, massima Autorità della Nazione, il mio certificato elettorale, nel contempo riflettendo se non sia anche il caso che mi dimetta da cittadino italiano, tanto è il senso di sconforto, e mi perdoni, ma di vero e proprio schifo che oggi provo per la situazione nella quale è caduta la nostra Patria! Se non avessi ancora il mio amato e anziano padre di certo già sarei emigrato.

Ma allora perché sono morti coloro che hanno lottato nella Resistenza? Io bene spesso leggo le loro lettere: a paragone delle varie dichiarazioni dei politici attuali sono oro rispetto ad ammuffito rame.

Mi perdoni Illustre Signor Presidente se Le ho rubato del tempo: ma forse questa Lei neppure la leggerà, come del resto purtroppo fanno tutti i deputati che pure hanno una casella di posta elettronica….. Giovanni XXIII soleva ripetere: “La cortesia è un ramo della carità”. Ma ovviamente queste grandi figure non interessano a nessuno oggi in questa Italia malata e il loro insegnamento è “Canna sbattuta dal vento”. Sì, Illustre Signor Presidente, io davvero mi vergogno oggi di essere italiano.

Con i più cordiali saluti. Pax et bonum.


Carlo Manfio, Cittadella 20.06.2007


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