Nell'indagine altri collaboratori e amici del premier: Gozi e Scarpellini - Al nome del presidente del consiglio si è arrivati per un numero di cellulare
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(Francesco Viviano)- CATANZARO - Il nome del presidente del consiglio, Romano Prodi, è finito nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Catanzaro nell'ambito di una mega inchiesta denominata dagli inquirenti "Comitato d'affari". Questo comitato, secondo l'accusa rappresentata dal pubblico ministero Luigi De Magistris, gestirebbe da anni milioni di euro provenienti da finanziamenti europei, nazionali e regionali che finirebbero in una miriade di società (corsi di formazione, lavoro interinale, aziende vere e fasulle) facenti capo ad Antonino Saladino, ex presidente della Compagnia Delle Opere del sud Italia.
L'ipotesi di reato nei confronti del presidente del consiglio è di abuso d'ufficio in concorso con altri. Gli "altri" sarebbero lo stesso Saladino, Pietro Scarpellini (consulente "non pagato" di Palazzo Chigi), il figlio Sandro, "portaborse" di Romano Prodi e l'on Sandro Gozi, anche lui iscritto nel registro degli indagati.
Per la Procura di Catanzaro che ufficialmente sostiene di non sapere che Prodi è indagato, l'iscrizione del presidente del consiglio nel registro degli indagati è "un atto dovuto anche a tutela delle garanzie della difesa" per potergli consentire di chiarire i suoi rapporti con gli altri personaggi finiti nell'inchiesta e che, secondo l'accusa, farebbero parte di una loggia massonica segreta che avrebbe sede a San Marino.
Il coinvolgimento di Romano Prodi nell'inchiesta sul "comitato d'affari" è stato provocato dal ritrovamento e dal sequestro di un cellulare in uso ad Antonino Saladino. Nell'agenda di Saladino oltre ai numeri di altri personaggi già indagati (tra questi i generali della Guardia di Finanza, Walter Cretella e Paolo Poletti, Luigi Bisignani iscritto alla loggia P2 e quello del senatore di Fi, Gianfranco Pittelli) quello di Sandro Gozi (ex funzionario dell'unione europea, assistente politico di Prodi e attualmente suo sostituto in commissione Affari Costituzionali della Camera), Pietro Scarpellini e di Romano Prodi.
E' stato seguendo le tracce dei tabulati telefonici del cellulare intestato a Romano Prodi, che si è risaliti ad una serie di altri personaggi. Si è scoperto che il telefono in uso al Presidente del Consiglio ed ai suoi più stretti collaboratori, erano pagati dalla società "Delta Spa".
Successivamente le schede furono trasferite ad un altro gestore telefonico. A pagare erano l'associazione Democratici dell'Ulivo di Bologna e poi l'associazione dell'Ulivo di Piazza Santi Apostoli a Roma. Quando poi Prodi è stato nominato presidente del Consiglio, a pagare le telefonate di quel cellullare era la Presidenza del Consiglio. E la società Delta, secondo gli inquirenti potrebbe essere riconducibile a Pietro Scarpellini, attuale consulente del consigliere diplomatico della presidenza del Consiglio per i paesi africani.
Il pm De Magistris vuole accertare se il presidente del consiglio Prodi, fosse a conoscenza delle operazioni finanziarie e degli interventi per procurarsi finanziamenti della comunità europea da parte di alcuni suoi più stretti collaboratori, in particolare Pietro Scalpellini e l'ex presidente della Compagnia delle Opere del sud Italia, Antonino Saladino.
Romano Prodi, appresa la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati, ha sostenuto di essere totalmente estraneo ai fatti di cui si occupa la Procura di Catanzaro. "Pur non avendo ricevuto alcun avviso di garanzia o informazione al riguardo, non posso che testimoniare, come sempre, la mia totale fiducia nel lavoro dei magistrati che hanno voluto tutelare la mia persona, se l'avviso di garanzia sarà effettivamente confermato, con un atto che permetterà di dimostrare la mia totale estraneità a qualsiasi eventuale accusa".