L’assemblea di palazzo Ferro-Fini vara una proposta di legge che rafforza i benefici di casta e riduce al minimo le perdite economiche - Il Consiglio cancella solo i vantaggi introdotti dalla «legge di mezzanotte» - Non è stata presa nessuna posizione sugli stipendi. La decisione su questo argomento è stata lasciata al governo in attesa di intraprendere un improbabile percorso unitario
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VENEZIA. Dovevano sforbiciare le pensioni, ma hanno finito per rimpolparle. Almeno un po’, rispetto al periodo precedente la leggina di Mezzanotte. Come da copione, quella è stata cancellata. Con l’approvazione della proposta di legge pastone (nata da un minestrone di 5 progetti) il consiglio ha varato, con 42 voti favorevoli e 3 astenuti, anche l’emendamento Pettenò che prevede la reversibilità delle pensioni ai conviventi. Così il messaggio si rovescia: il provvedimento doveva essere basato su criteri di equità e sobrietà e invece propone un maggiore - seppur relativo - esborso di denaro per sostenere una scelta tipicamente di casta. Approvata inoltre l’eliminazione dell’indennità di carica per gli assessori non eletti in consiglio. Problema del prossimo presidente del Veneto: si regolerà.
Si è consumato nell’imbarazzante silenzio della Lega, moralizzatrice della prima ora - sollecita nel proporre la mannaia consiliare e altrettanto rapida ad imporre un assessore extraconsiliare, con spese aggiuntive per le casse pubbliche - l’ultimo atto della querelle sui costi della politica. Il cerino resta in mano a Mara Bizzotto cui non rimane che applaudire il passo avanti, deplorando il tempo perso per farlo. Sul piatto forte, ovvero stipendi e benefit, la falange del consiglio arretra compatta, con un lancio lungo a Roma dove oggi i costi della politica sono all’ordine del giorno nella Conferenza delle Regioni: da qui ci si aspetta il via libera ad un percorso unico, ma nell’era delle saghe hollywoodiane, appare chiaro fin d’ora che non assisteremo a breve ad un seguito. Il resto è farsa, fin da quando, alle 15,10, viene proposta - e respinta - la sospensione per attendere l’arrivo del capogruppo di An dalle ferie. Si comincia con la relazione del vicepresidente Tesserin che illustra il percorso di contenimento delle spese.
La legge. Cancellata dunque la legge sul «Trattamento indennitario dei consiglieri regionali» che tante polemiche aveva suscitato e prevedeva, tra l’altro, l’aumento di pensioni e trattamento di fine mandato, approvando nel contempo una serie di correttivi per ridurre privilegi. Confermata di fatto l’impostazione della Prima commissione che innalza dal 25% al 30% dell’indennità la contribuzione a carico dei consiglieri per il vitalizio, sopprime l’assicurazione per l’assistenza sanitaria integrativa (a partire dalla prossima legislatura), il contributo per spese sanitarie e funerarie ed eleva a 30 mesi il periodo minimo di esercizio del mandato necessario, insieme alla contribuzione per almeno cinque anni, per poter godere dell’assegno vitalizio. Inoltre riduce dall’80% al 70% dell’indennità consiliare il tetto massimo raggiungibile di vitalizio, dilatando nel tempo il periodo necessario per raggiungerlo. Prevista infine la possibilità di devolvere una percentuale dei propri emolumenti alla Regione.
La discussione. Dopo le polemiche e le propagande dei mesi scorsi, alle 15.39 ha inizio la votazione degli articoli che scorre via in un silenzio colpevole, un articolo dopo l’altro. Nessuno fiata, non un sussulto d’orgoglio per le battaglie annunciate. Resta giusto lo spazio per gli emendamenti, ma anche qui gli animi restano tiepidi.
Galan. Poi prende la parola Giancarlo Galan (nella foto) e, come per magia, si scopre che non è colpa dei consiglieri, che la vera fonte dello spreco sono le miriadi di aziende municipalizzate, i Cda multipli «come i 4 della società autostrade» e, ovviamente le Province, oltre ai «vecchi leader dell’Unione che mantengono attivi gruppi e segreterie». Bacchetta il suo omologo in consiglio il presidente. Ma l’oggetto del contendere non è il dietrofront sulla crociata moralizzatrice. «Io non sono iscritto al partito de Savonarola, che al momento buono scompaiono - attacca Galan prima di annunciare la sua astensione dal voto - e mi sarei aspettato che il presidente difendesse il suo consiglio, di fronte alle accuse di spreco». Poi snocciola pressoché a memoria i dati dell’Istituto di studi «Massimo Severo Giannini» del Cnr. Per il 2003 il costo pro capite per un cittadino veneto dell’intera sfera di attività della Regione è stato il 24% in meno della media nazionale. In spese di amministrazione generale i veneti spendono 57 euro all’anno rispetto agli 89 delle regioni ordinarie e i 158 di quelle speciali; la Regione ha il minor numero di dipendenti e dirigenti dopo la Lombardia. E così via enumerando le virtù della Regione. «I privilegi ci sono da sempre e nessuno, anche tra quelli al di sopra di ogni sospetto, dal Presidente della Repubblica ai magistrati della Corte Costituzionale, ha mai rinunciato alle proprie prerogative. Non vedo alcuno scandalo nei nostri stipendi» conclude «Solo un po’ di ingiustizia sociale». Un assist ai consiglieri che improvvisamente intravedono la luce «eravamo già molto virtuosi - riveleranno i loro interventi - con oggi diventiamo pressoché eroici».
Gli interventi. A questo punto si sciolgono le lingue: da Foggiato (Pne) «Con questo provvedimento abbiamo la forza di aggredire altre sperequazioni. Siamo virtuosi, non babbei». A Variati che si lancia in un monologo sulla necessità che questa legislazione lasci un segno con Statuto, federalismo ed autonomia e la necessità di verificare il ruolo di enti e aziende regionali. Da qui la promessa di interventi futuri sui costi inutili quanto i portaborse «fantasma», le commissioni speciali, rimbalzando sui costi della democrazia. Sipario con De Boni (Udc) e Covi (Pse) per riassumere il sentimento dei cittadini «dovevamo dare un segnale e farci meno male possibile» dice il primo e «Ci proviamo un’altra volta, ma difficilmente riusciremo a prenderli in giro ancora. Ai nostri concittadini non garberanno i disvalori che la politica ci consente e noi siamo ancora piegati a novanta su un odg che continua a riguardare solo noi» conclude il secondo. (Simonetta Zanetti)
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COPPIE DI FATTO - Approvata la reversibilità dell’assegno di vitalizio
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VENEZIA. La legge sui costi della politica sancisce una piccola rivoluzione, ovvero la reversibilità della pensione ai conviventi. Malgrado il voto contrario di Lega e Progetto Nordest l’emendamento, proposto da Pettenò (Rc), crea un precedente sui Dico, prima ancora che il governo si pronunci in materia. Con il sostegno di parte del centrodestra. Interessante anche se, forse, fuori luogo: se l’opposizione, sul fatto che il tema sia ancora fonte di discussione e divisone a livello nazionale appare debole, diversa è la riflessione sul fatto che l’emendamento sia stato approvato nell’ambito di un progetto di legge relativo ai tagli delle pensioni e l’abolizione dei privilegi di casta. Ora il consiglio dovrà trovare il modo per allargarlo anche ai metalmeccanici.
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ASSESSORI - Nessuna indennità per i non-consiglieri
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VENEZIA. A partire dalla prossima legislazione gli assessori nominati dal presidente della Regione al di fuori della rosa dei consiglieri, non avranno diritto all’indennità di carica e al relativo assegno vitalizio e indennità di fine mandato. Al nominato, non resterà che accontentarsi dell’indennità di funzione o rimborso spese. Se il provvedimento fosse stato retroattivo, si sarebbero visti decurtare lo stipendio i leghisti Luca Zaia (vicepresidente) e Francesca Martini (Sanità) e a Oscar De Bona (Flussi migratori) del Nuovo Psi. «E’ una questione di democrazia - commenta il proponente Pne - è diverso essere legittimati dai cittadini, piuttosto che essere nominati per grazia ricevuta o per qualche oscura trattativa fra segreterie».