Il passo indietro dopo le polemiche per il passaggio in autoambulanza - Lettera a Marini: «Mie colpe eventuali non ricadano sul Senato». Relazione del 118: «Dall'esponente di An minacce e spintoni»
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ROMA - Gustavo Selva (nella foto) si è dimesso da senatore. L'esponente di An, 81 anni, ha inviato una lettera al presidente di Palazzo Madama, Franco Marini, in cui annuncia la sua decisione di lasciare la carica dopo le polemiche suscitate dalla sua ammissione di aver finto un malore per utilizzare un'autoambulanza per raggiungere in tempo gli studi di La7 in cui doveva intervenire a una trasmissione televisiva. In ogni caso è l'assemblea del Senato che dovrà votare per decidere se le sue dimissioni saranno o meno accettate.
LA LETTERA - «Per prendere la decisione che sto per annunciarle», scrive Selva a Marini, «ho interrogato solo la mia coscienza di cittadino e di parlamentare italiano senza ascoltare nessuna persona politica e neppure la mia famiglia. Non voglio far ricadere sulla più alta rappresentanza parlamentare della nazione italiana, quale è il Senato della Repubblica, le mie eventuali colpe politiche e i miei possibili errori. Con la presente pertanto pongo nella sua disponibilità le mie dimissioni da senatore della Repubblica. Poiché le dimissioni, a norma di regolamento, dovranno essere discusse e poste al voto dell'assemblea a scrutinio segreto, nel frattempo mi asterrò a prendere parte a qualsiasi attività e voto del Senato della Repubblica». Selva scrive poi che le dimissioni gli permetteranno di intervenire nel dibattito in aula per fare le sue considerazioni. «Lo devo anzitutto ai miei elettori della regione Veneto che mi hanno dato la dignità, la forza e il coraggio di rappresentare le loro idee nelle tre principiali istituzioni democratico-parlamentari formate dagli elettori italiani e cioè il Parlamento europeo, la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica. Spetta ora ai senatori della Repubblica decidere se si trovano in concordanza con i miei elettori: se invece sarà no, ricercherò nuovamente, pur alla mia veneranda età, a Dio piacendo, e contrariamente a quanto mi ero fissato nel mio programma politico, la legittimazione e, soprattutto, l'idoneità etica e morale dei miei atti presso gli elettori italiani, unici e definitivi giudici di etica democratica che io riconosco». Selva annuncia anche un'interrogazione con la quale chiede al presidente del Consiglio di riferire nell'aula del Senato su uno specifico aspetto della vicenda che lo ha coinvolto: «Dal momento in cui io sono stato accomodato da un infermiere sull'autoambulanza (che non fu da me chiesta, trovandosi sul posto a disposizioni di quanti come me, avevano presenziato nel cortile di Palazzo Chigi alla conferenza stampa congiunta dei presidenti Bush e Prodi) a quello in cui l'ambulanza si avviò all'ospedale San Giacomo trascorso 12 minuti 'nobile esempio della rapidità e dell'efficienza del servizio».
118: «MINACCE DA SELVA» - Nella relazione al presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, da parte degli operatori dell'ambulanza si parla dell'atteggiamento del senatore di An come «minaccioso e offensivo». Selva avrebbe inoltre «denigrato la professionalità dell'equipaggio e minacciato il licenziamento di un infermiere» nel caso in cui non fosse stato trasportato nello studio del suo cardiologo di fiducia. Nella relazione è scritto che Selva, dopo essersi fatto accompagnare nei pressi «dello studio del suo cardiologo, si strappava i fili di monitoraggio, tentava di togliersi l'agocannula e usciva frettolosamente dall'ambulanza inseguito dal personale medico». Selva ha ordinato agli addetti della portineria di non fare entrare il personale dell'ambulanza affermando che «il suo cardiologo lo stava raggiungendo». Gli operatori del 118 hanno riferito che «dopo aver chiesto presso la portineria di poter contattare il cardiologo, è stato loro risposto che si trattava di un'emittente televisiva e che non era presente nessun cardiologo» ma che il senatore era lì per partecipare a una trasmissione.