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RASSEGNA STAMPA

n. 1231 del 22/07/2007

CALABRIA, AFFARI E MASSONERIA: SOTTO INCHIESTA ANCHE BISIGNANI

Il caso della Loggia di San Marino, coinvolto pure Francesco Micheli - L'indagine sui fondi Ue. Per l'accusa il centro di potere affaristico porterebbe diritto a uomini dell'entourage di Palazzo Chigi

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CATANZARO — Luigi Bisignani è accusato dalla procura di Catanzaro di associazione a delinquere, truffa, violazione della «legge Anselmi» sulle associazioni segrete ed è anche ritenuto «potenzialmente idoneo a gestire operazioni finanziarie finalizzate al riciclaggio di denaro». Casa e uffici sono stati perquisiti. Il pm di Catanzaro, Luigi de Magistris, è arrivato a Bisignani attraverso le inchieste avviate in Calabria e in Basilicata sui finanziamenti pubblici nazionali, europei e regionali drenati da comitati d'affari interpartitici e interistituzionali e ha individuato proprio in lui una delle «teste» del comitato d'affari che munge denaro pubblico per centinaia di milioni di euro, «operando con modalità occulte e con soci occulti e alimentando circuiti affaristici illegali, costituiti da professionisti, faccendieri, politici e imprenditori ».

Secondo la pubblica accusa (del caso si occupa anche Panorama in edicola oggi), questo dei quattrini erogati dall'Unione europea è ormai «un sistema ». «Apparentemente — dice il pm —, un sistema per favorire lo sviluppo e l'interesse generale». In realtà, un modo più «diretto» per finanziare se stessi: si tratti del proprio partito, della lobby di appartenenza, o del proprio conto corrente. Tanto è vero che de Magistris sta anche cercando conti esteri, sia perché il comitato d'affari avrebbe «solidi legami anche all'estero», sia perché utilizza utenze telefoniche belghe, britanniche, americane — solo in entrata o solo in uscita — in un giro di «contatti circolari e numerosissimi» nel quale si ritrovano sempre gli stessi, eminentissimi personaggi. Tutti, in un modo o nell'altro riconducibili, per coincidenze strane, o anche «per scherzo», come sostiene Antonio Saladino, ras della Compagnia delle Opere nel Sud Italia e tra i personaggi chiave della vicenda, alla cosiddetta Loggia di San Marino.

Sarebbe questo il nuovo centro di potere affaristico-massonico che, sempre secondo l'accusa, guarderebbe con favore sia a destra che a sinistra e porterebbe diritto a uomini dell'entourage del presidente del Consiglio, Romano Prodi. Non solo per la presenza, tra gli indagati, di Piero Scarpellini, che di Prodi è stato consigliere per gli affari esteri, e di suo figlio Alessandro. Di Piero Macrì, definito da Saladino «uomo di Prodi e della loggia di San Marino» e di Franco De Grano (capo dipartimento per i fondi comunitari e cognato di Macrì). Ma anche per il ruolo di due società, Delta spa e Ilte spa, e di due utenze telefoniche mobili. La Ilte spa fa capo a Luigi Bisignani, definito dal pm «ex socio attivo della P2».

Il traffico telefonico della Ilte è stato rintracciato nel cellulare sequestrato al generale della Guardia di finanza, Cretella Lombardo, al quale viene attribuito «un ruolo centrale e a dir poco inquietante nella fitta rete, occulta, per colludere in diversi ambienti istituzionali». Chi parlava con la Ilte, cioè con Bisignani? Tutti gli indagati eccellenti di questa vicenda, Delta spa in testa (tra i cui soci fondatori ci sarebbe la Cassa di Risparmio di San Marino). Questa società, dicono i risultati investigativi finora noti, utilizzava due diverse schede telefoniche Sim Gsm e lo faceva sullo stesso telefono in cui venivano utilizzate altre schede Sim Gsm «equivoche». Contatti e colloqui «riservati» a 360 gradi, dunque, «di assoluto pregio investigativo », anche con il finanziere Francesco Micheli, alcune attività del quale sono legate a Bisignani e per questo sottoposte a indagini, e persino «con la società di intercettazioni Sio srl, che esegue servizi di intercettazioni e altre attività per conto dell'autorità giudiziaria».

Ma la cosa più sorprendente è che nella memoria del cellulare sequestrato ad Antonio Saladino il numero di Delta spa è registrato con il nome «Romano Prodi». Potrebbe trattarsi di una coincidenza. Ma è da quella utenza che almeno per un paio di anni Scarpellini, e non solo lui, parlano con Bisignani, Saladino e le altre persone coinvolte a vario titolo (indagate e non) nel «programma criminoso consistente nella distribuzione di ruoli tra imprenditori, professionisti e pubblici amministratori, finalizzato a percepire illecitamente finanziamenti pubblici attraverso la costituzione di società o la partecipazione in società già costituite». E i progetti fioccano. Quello denominato Euromediterraneo vale 1.100 milioni di euro, fa capo a Scarpellini e dovrebbe studiare «i flussi migratori dalla Libia». E il cellulare? Rimane sempre attivo. Nel 2005 e fino al 2006 lo utilizzano «L'Ulivo - I democratici». Da quest'anno è passato direttamente alla presidenza del Consiglio dei ministri. (Carlo Vulpio)


Corriere della Sera, 13.07.2007


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