Magistrato pronto a incriminare parlamentari se uso chiamate autorizzato - Ordinanze del gip Forleo in cui il magistrato chiede al Parlamento di poter utilizzare telefonate su casi Rcs, Antonveneta e Unipol-Bnl
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MILANO - L'appuntamento era previsto, per i tempi della procedura. Ma i giudizi contenuti nelle motivazioni delle ordinanze riapriranno polemiche. Il Giudice per le indagini preliminari (Gip) di Milano Clementina Forleo (nella foto) che ha in mano il fascicolo sulle intercettazioni dei politici nei casi Unipol e Antonveneta non è tenero e in una delle due ordinanze (relativa alla tentata scalata alla Rcs) sostiene che «appare evidente come l'operazione in questione abbia avuto i suoi supporters in personaggi politici evidentemente interessati alla buona riuscita della stessa per finalità altrettanto evidentemente comprensibili in quanto legate alla tipologia del gruppo oggetto della scalata in questione». Insomma , non semplicemente «tifosi» di una parte, ma sostenitori attivi. Il Gup ha presentato le ordinanze al Parlamento relativamente a 68 telefonate su 73 a disposizione dei magistrati. Ora tocca al Parlamento valutarne l'utilizzabilità ai fini dell'inchiesta.
DUE ORDINANZE, SEI NOMI - Sei i nomi dei politici che ricorrono nelle due ordinanze depositate dalla Forleo. In quella che riguarda più specificatamente la vicenda Antonveneta, le telefonate intercettate riguardano il senatore Luigi Grillo (Fi). Nella seconda ordinanza, quella relativa a Bnl e alla società editrice Rcs, le conversazioni per cui si chiede il via libera al Parlamento riguardano Massimo D'Alema, Piero Fassino e Nicola Latorre (tutti e tre Diessini), Salvatore Cicu e Romano Comincioli (entrambi di Forza Italia).
BNL - Ecco alcuni passaggi del testo in riferimento alla scalata Bnl di Unipol. «Sarà proprio il placet del Parlamento a rendere possibile la procedibilità penale nei confronti di suoi membri - inquietanti interlocutori di numerose di dette conversazioni soprattutto intervenute sull'utenza in uso al Consorte(l'ex amministratore delegato dell'Unipol Giovanni Consorte ndr) - i quali all'evidenza appaiono non passivi ricettori di informazioni pur penalmente rilevanti nè personaggi animati da sana tifoseria per opposte forze in campo, ma consapevoli complici di un disegno criminoso di ampia portata».
RCS - «Appare evidente come l'operazione in questione abbia avuto i suoi supporters in personaggi politici evidentemente interessati alla buona riuscita della stessa per finalità altrettanto evidentemente comprensibili in quanto legate alla tipologia del gruppo oggetto della scalata in questione». In questo caso il Gip si riferisce proprio alla scalata della Rcs e aggiunge: «Si ha inoltre ulteriore conferma, dal tenore di tali conversazioni, e dai soggetti tirati in ballo, dell'intreccio della scalata in questione con quella concernente Antonveneta».
DANNI AI RISPARMIATORI - Un altro passaggio è dedicato agli effetti delle manovre effettuate per metter in atto le scalate. «Nelle vicende di cui si tratta - pur a un certo punto bloccate attraverso l'intervento della Consob e della magistratura - non può non sottacersi la grave ricaduta delle condotte incriminate non solo sull'immagine del Paese - messo a nudo nella sua realtà istituzionale anche nei confronti della comunità internazionale - ma anche sul singolo risparmiatore-investitore, debole e ultimo anello della catena su cui riversare le conseguenze di tali condotte».
LA PRUDENZA NELLE COMUNICAZIONI - Nell'ordinanza il Gip Forleo sembra suggerire poi la possibilità che alcuni dei politici coinvolti fossero consapevoli di poter essere intercettati. La «prudenza» nelle «comunicazioni» suggerita da Massimo D'Alema all'ex numero uno di Unipol Giovanni Consorte il 14 luglio 2005, nel pieno della scalata della compagnia assicurativa bolognese a Bnl, «non può che essere riferita a notizie avute in ordine a possibili e anzi probabili intercettazioni in corso» scrive il Gip di Milano. Secondo il magistrato inoltre il messaggio di prudenza «non poteva certo essere riferito alle dovute comunicazioni agli organi di controllo e al mercato, perchè altrimenti non si vede perchè D'Alema non ne avrebbe potuto parlare al telefono, senza darsi cauto appuntamento "de visu", peraltro in altra e lontana sede logistica». Il Gip rileva peraltro come «lo stesso giorno» l'ex governatore di Banca d'Italia allertava la moglie di intercettazioni in corso sull'utenza di Fiorani. A sostegno ulteriore della tesi infine l'ordinanza cita la telefonata, realizzata lo stesso 14 luglio, fra l'onorevole Nicola La Torre e Consorte in cui l'ex Ad Unipol spiega al parlamentare che «non potendo raggiungere Roma sarebbe stato il caso che lo stesso La Torre si facesse dire da D'Alema il tutto, per poi riferirglielo su un telefono "sicuro"». «Proprio il tenore di tale conversazione - precisa il Gip nell'ordinanza - in ordine alle cautele telefoniche da utilizzare finiva e finisce per chiudere il cerchio sulla tipologia di "prudenze" di cui al riportato consiglio del D'Alema».