"I 'costi della politica' entro un certo limite sono in un diretto rapporto con le 'libertà politiche'; oltre quel limite rischiano di mettere a repentaglio le 'libertà politiche' stesse"
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In apertura della seduta dedicata ai bilanci interni della Camera il Questore Anziano, Gabriele Albonetti, ha letto la seguente relazione:
"Signor Presidente, onorevoli Colleghi, mai la relazione introduttiva del Collegio dei Questori sul Bilancio interno è stata soltanto una relazione tecnica. Ma quest'anno piú di altri sentiamo la necessità di cogliere questa occasione per introdurre nella nostra riflessione e nel nostro confronto alcune considerazioni utili a restituire dignità e autorevolezza all'Istituzione di cui facciamo parte, alla democrazia parlamentare, e al nostro lavoro di singoli deputati. C'è in atto una campagna e un moto ampio di opinione che tendono a produrre una forte delegittimazione dell'attività politica di rappresentanza a tutti i livelli istituzionali e quindi un indebolimento sostanziale della funzione politica democratica. A questo atteggiamento va contrapposta una reazione forte, fatta di difesa strenua delle prerogative della rappresentanza parlamentare e della sua autonomia costituzionale da un lato e, dall'altro, di risposte concrete nella lotta agli sprechi, nel processo di riduzione dei costi della macchina pubblica, nell'eliminazione di elementi non necessari, che possono apparire agli occhi dei nostri cittadini come ingiustificati privilegi".
"C'è un rapporto stretto tra efficienza e sobrietà dell'attività politica, la sua capacità di incidere sui processi reali della vita sociale ed economica e l'accettabilità dei suoi costi. Una vita democratica piú efficiente e sobria, capace di rappresentare le istanze dei cittadini, ma anche di decidere in tempi compatibili con l'accelerazione dei processi reali in questa nostra epoca, accresce l'autorevolezza delle Istituzioni e il loro prestigio, ricostruisce la fiducia, ed è in grado di far comprendere meglio che l'attività politica ha dei costi che vanno sostenuti proprio per garantire a tutti, qualunque sia il loro censo e il loro reddito, la possibilità di partecipare attivamente e di accedere anche agli incarichi piú elevati. Si potrebbe dire che i cosiddetti 'costi della politica' entro un certo limite sono in un diretto rapporto con le 'libertà politiche'; oltre quel limite rischiano di mettere a repentaglio le 'libertà politiche' stesse, generando logoramento e sfiducia verso la democrazia e aprendo varchi a soluzioni oligarchiche e tecnocratiche, comunque non democratiche o almeno, come si dice oggi, postdemocratiche".
"Questo fenomeno di crescente distacco dalla politica e di crescente ostilità verso le sue funzioni e i suoi protagonisti non è un fenomeno solo italiano: basti vedere i piú recenti sondaggi svolti presso l'opinione pubblica di altri Paese europei di piú antica democrazia. In Italia piú che altrove ha sue peculiarità legate a una storia fragile e dai percorsi carsici della mentalità e dello spirito civico. Una fragilità che peraltro è paradossalmente e a prima vista contraddetta dall'altissima partecipazione popolare alle consultazioni elettorali politiche, come si è visto anche in quelle dello scorso anno. La comparazione con il funzionamento, l'organizzazione e i costi delle altre democrazie parlamentari europee, è spesso oggetto di luoghi comuni e di idola fori dati per veri, secondo i quali il nostro Parlamento avrebbe costi di gran lunga superiori al Bundestag, all'Assemblea Nazionale Francese e alla Camera dei Comuni, addirittura paragonabili alla somma di tutti questi.
Su questo punto abbiamo svolto nei mesi scorsi un accertamento approfondito che ci ha permesso di verificare che, non solo non corrisponde al vero questa affermazione, ma che, se si calcola il costo unitario per giorno o per ora impegnata da attività di Aula o di Commissione, o per il numero di leggi approvate, la Camera dei Deputati ha costi, a seconda dei casi, in linea o decisamente inferiori agli altri Parlamenti considerati, il che denota una molto diversa intensità dei lavori di Aula e di Commissione".
"Anche sul complesso delle indennità riconosciute ai singoli parlamentari va sfatato il pregiudizio ricorrente secondo il quale i deputati italiani ricevono emolumenti molto piú alti rispetto ai loro colleghi tedeschi, francesi e britannici, poiché al trattamento monetario andrebbero aggiunti per una veridica comparazione, anche i servizi reali maggiori che quelle Assemblee elettive forniscono ai loro membri (personale di supporto, alloggi, ecc.;) e, come nel caso dell'Assemblea Nazionale francese, andrebbe ricordato che spesso i deputati sono anche sindaci, presidenti di regione, consiglieri, ecc., senza alcun vincolo di incompatibilità. Nell'ambito di una puntuale e puntigliosa riaffermazione della verità, rispetto a luoghi comuni che viaggiano sul web e su altre reti di comunicazione e che richiamano un moto di indignazione dell'opinione pubblica, credo che possa essere questa l'occasione per parlare un po' di noi, dei nostri trattamenti, ai nostri cittadini, con grande trasparenza e amor della verità".
"Un parlamentare italiano oggi, tra indennità, diarie e rimborsi spese, riceve circa 14.500 euro netti per dodici mesi, al netto delle trattenute, su cui paga ulteriori tasse e contributi figurativi per il lavoro abbandonato nel corso dell'impegno in Parlamento. Di questa somma, se vuol far bene il suo lavoro, una parte rilevante la utilizza per pagare l'alloggio a Roma, un ufficio nel territorio, collaboratori a Roma e nel territorio (con contratti di lavoro che devono essere regolari) e tutta una serie di altre spese per restare aggiornato e curare i rapporti con la propria comunità. Restano effettivamente disponili per sé e per la propria famiglia circa 5.000-6.000 euro mensili, cifra che colloca la retribuzione del parlamentare nella fascia bassa della classifica delle retribuzioni della classe dirigente della Nazione. Caso mai il problema è se il parlamentare se li merita e se li suda quei soldi, facendo bene il suo lavoro di rappresentanza. Ma qui il giudizio non è affidato ai regolamenti del Parlamento, bensí agli elettori".
"Rispetto alle voci che corrono ritengo che vada data una risposta altrettanto puntigliosa sui benefit disponibili. L'unico servizio gratuito sono i trasporti sui treni ed aerei nei confini nazionali e la tessere autostradale (ma non la benzina, come pure è stato sostenuto) in osservanza del principio costituzionale secondo il quale il parlamentare rappresenta la Nazione senza vincoli di mandato e di territorio. Non c'è piú la tessera per andare al cinema gratis, non c'è mai stata la tessera per viaggiare su autobus e metropolitana gratis, i francobolli si pagano, non ci sono piscine o palestre o maestri di tennis gratuiti a disposizione, non ci sono aerei di Stato o auto blu (né senza, né con autista), l'assistenza sanitaria integrativa è interamente pagata dai contributi dei deputati su un fondo che è in pareggio e quindi non pesa sul bilancio pubblico. Al bar e al ristorante della Camera si paga: al bar con prezzi equivalenti a quelli dei bar del centro di Roma; al ristorante con prezzi per pasto che, dopo la riduzione di due terzi del costo unitario a seguito della decisione sulla esternalizzazione del servizio, si avvicinano al 50% della spesa (come accade in qualsiasi mensa aziendale)".
"Ho fatto questa puntigliosa ricostruzione della verità dei fatti non per cedere alla tentazione dell'arroccamento, ma per sgombrare il campo dalla molta polvere che è stata sollevata e poter cosí giungere a distinguere quali sono le prerogative parlamentari che non possiamo toccare e quali, invece, gli elementi non essenziali per la nostra attività, su cui possiamo incidere. Mi riferisco alla proposta che l'Ufficio di Presidenza ha già preso in esame e sulla quale deciderà nei prossimi giorni d'intesa con l'Ufficio di Presidenza del Senato, quando esso sarà convocato, relativa alla riforma del sistema dei vitalizi al fine di ricondurre questo istituto alla forma e alle dimensioni che lo rendono accettabile come equo e giusto ristoro indennitario per la vita del parlamentare quando lascia l'attività politica, dopo che il lungo tempo dedicato ad essa ha, nella maggior parte dei casi, reso piú difficile tutelare la sua attività professionale in tutti i suoi aspetti (di carriera e pensionistici)".
"L'impianto di tale proposta è noto e riguarda l'eliminazione dell'istituto del riscatto, l'allargamento dei casi di incompatibilità del vitalizio con altre indennità pubbliche, la fissazione di un tetto massimo per l'evoluzione del vitalizio stesso. A ció si deve aggiungere la soppressione dei rimborsi per i viaggi di studio. Quest'ultima misura partirà già dal 2008 con un risparmio di circa 2 milioni di euro. Nell'occasione sopra indicata, infine, ci riserviamo di affrontare anche il tema delle differenze economiche dei trattamenti dei parlamentari. Ma le spese per i deputati o per gli ex deputati non sono le uniche su cui è possibile incidere per ridurre in questa Istituzione, come in altre, i costi dell'attività politica. Interventi significativi possono essere attuati e, come vedremo, sono in progressivo corso di realizzazione, sulla struttura dei costi dell'Amministrazione della Camera, a partire dalle componenti di spesa discrezionali, quelle per beni e servizi, ma non rinunciando a politiche pluriennali che consentano di incidere anche su eccessive rigidità delle spese cosiddette "obbligatorie", nel rispetto delle norme costituzionali, legislative e contrattuali che ne sono la fonte. Intervenire sulle spese obbligatorie è certamente possibile e lo si fa modificando i meccanismi normativi che ne sono alla base. Questo, d'altro canto, è ció che è avvenuto per l'indennità parlamentare, che è regolata per legge nella sua misura, nei meccanismi di adeguamento periodico, nel divieto di cumulo con i proventi derivanti da incarichi nelle amministrazioni pubbliche. Sull'indennità parlamentare, infatti, è intervenuta una recente misura legislativa, da cui discende un effetto di contenimento di carattere strutturale. A seguito di quanto disposto dalla legge finanziaria per il 2006, l'Ufficio di Presidenza della Camera ha ridotto del 10 per cento l'importo allora vigente della quota mensile dell'indennità parlamentare e l'importo degli assegni vitalizi di nuova liquidazione da corrispondere ai deputati cessati dal mandato ed ai loro aventi causa. La legge finanziaria 2007, a sua volta, limita al 70 per cento, per gli anni 2007 e 2008, gli adeguamenti retributivi previsti dalla legislazione vigente per alcune categorie di dipendenti pubblici, tra i quali i magistrati ordinari. Poiché l'incremento dell'indennità parlamentare è legato alla crescita delle retribuzioni dei magistrati, il limite posto dalla finanziaria 2007 all'incremento degli stipendi dei magistrati ha indirettamente rallentato la dinamica dell'indennità parlamentare per il biennio 2007-2008. Vorrei sottolineare, da un lato, che questo meccanismo di aggancio alle retribuzioni di magistrati è stato voluto dal legislatore nel 1965 proprio per evitare che fossero i parlamentari a stabilire la misura della propria indennità e, dall'altro, che non vi sono stati, né vi possono essere aumenti dell'indennità parlamentare che non siano frutto del meccanismo di adeguamento previsto dalla legge. Piú in generale vorrei tornare a ricordare che l'indennità parlamentare è prevista dall'articolo 69 della Costituzione e corrisponde a due finalità particolarmente rilevanti: da un lato, evitare che le condizioni economiche dei cittadini possano costituire un impedimento all'accesso della rappresentanza nazionale; dall'altro, garantire l'esercizio del mandato parlamentare in condizioni di indipendenza economica, assicurandone anche per tale via la pienezza e la libertà".
"Fra le spese obbligatorie vi è anche quella del vitalizio per gli ex deputati, ma come ho già detto, abbiamo deciso di intervenire con una riforma piuttosto significativa i cui effetti, che andranno gradualmente a regime, produrranno alla fine per il bilancio della Camera un risparmio che si colloca fra i 30 e i 40 milioni di euro. È spesa obbligatoria, naturalmente, l'insieme delle risorse che vengono erogate per il personale in attività e per quello in quiescenza. Anche questi aggregati di spesa non sono intoccabili, né in linea di principio, né in linea di fatto. Molte leve possono essere azionate per ridurre gradualmente i costi in questo settore, senza ridurre la qualità e l'efficienza dei servizi forniti e delle funzioni svolte".
"La qualità e la professionalità dei dipendenti Camera a tutti i livelli, il loro spirito di appartenenza e di servizio all'Istituzione, la loro piena disponibilità rispetto ad orari dettati dall'estrema volubilità dell'attività parlamentare, sono stati fino ad oggi il cardine fondamentale che ha consentito un'evoluzione dei regimi contrattuali interni, per alcune categorie di personale, non comparabili con l'insieme del settore pubblico italiano. Il principio di omnicomprensività delle retribuzioni è un elemento di forte caratterizzazione dell'Amministrazione della Camera rispetto alle esperienze amministrative esterne. Non viene prevista alcuna retribuzione aggiuntiva per prestazioni orarie oltre la norma, né ai dipendenti della Camera, quale che sia il loro grado e responsabilità, sono riconosciuti benefit a valenza economica, quale ad esempio l'uso di autovetture aziendali. La normativa interna e le modalità di lavoro, inoltre, non consentono ai dipendenti della Camera di assumere incarichi esterni di consulenza o di partecipazione a consigli di amministrazione di enti e società a fine di lucro".
"La percentuale di crescita effettiva delle retribuzioni nel periodo 2001-2006, depurata dagli effetti del turn over e dei meccanismi di crescita dei costi legati all'anzianità del personale, è in linea con la dinamica che nello stesso periodo si è verificata nei settori principali della pubblica amministrazione. Questo trend di raffreddamento dovrà continuare e consolidarsi, in un quadro di contrattazione con le organizzazioni sindacali, anche per il triennio contrattuale in scadenza e per quello che inizierà nel 2008. Naturalmente le differenze di trattamento con l'ambiente esterno, laddove siano già marcate, possono continuare a giustificarsi, seppur frenandone l'evoluzione, solo se continuerà a manifestarsi nel personale della Camera quella piena disponibilità di orario e di servizio che ne è la ragione fondante".
"Le politiche del personale non possono comunque prescindere da un'idea generale delle priorità del lavoro e del funzionamento della Camera e da indirizzi che consentano di modulare i processi di reclutamento, i processi di mobilità interna, la scelta di rafforzamento della gestione diretta di alcuni servizi e quella di progressiva esternalizzazione di altri, ricordando che ogni forma di outsourcing, se non si vuole che diventi un fattore incontrollabile, abbisogna di un rafforzamento delle chiavi di governo e di controllo degli standard di efficienza e qualità. C'è un'attività, la principale per noi (il core business, si direbbe, della nostra impresa), quella politico-parlamentare, con i suoi supporti di studio, approfondimenti, competenza giuridico-legislativa, produzione di conoscenza, e i suoi relativi supporti materiali (sempre meno carta e sempre piú software) che va consolidata e, se necessario, rafforzata. C'è un'area della sicurezza e dell'accoglienza, che occupa un quarto del nostro personale, che non puó certo essere garantita da personale esterno e che va peró dimensionata ad una piú razionale utilizzazione degli spazi, nonché degli orari e delle modalità di apertura di molte nostre sedi.
È possibile che in quest'area, nei prossimi anni, man mano che si verificheranno pensionamenti, vi siano eventuali nuovi reclutamenti, prima dei quali vanno comunque espletate tutte le procedure di mobilità interna da altri settori che nel frattempo dovessero essere sottoposti a interventi di riorganizzazione o esternalizzazione. È comunque impegno e interesse del Collegio dei Questori e dell'Amministrazione che tali procedure avvengano senza pregiudicare in alcun modo la motivazione professionale e le condizioni di impiego dei lavoratori coinvolti".
"C'è infine un'area, quella dei servizi di supporto alla vita parlamentare (ristorazione, autorimessa, barbieria, pulizie, impianti, lavori, ecc.) nella quale vanno prese decisioni, non per forza uniformi e univoche, sempre avendo presente obiettivi di riduzione dei costi, ma anche di mantenimento dell'efficienza e degli standard di qualità finora assicurati. Siamo giunti cosí alla voce "beni e servizi" che vale oggi per noi circa 180 milioni di euro e sulla quale è possibile avviare processi di riorganizzazione che possono produrre risultati significativi già sul prossimo bilancio 2008. È il caso dell'esternalizzazione del ristorante dei deputati, che abbiamo avviato in misura sperimentale per 18 mesi. Questa scelta produrrà di per sé una riduzione dei costi di circa 3,7 milioni di euro su base annua. È il caso dell'informatica, rispetto alla quale sono stati deliberati interventi che avranno effetti di contenimento della spesa valutabili nell'ordine di 2,5 milioni di euro su base annua".
"Rafforzeremo le funzioni di progettazione, indirizzo e controllo dei processi informatici da riservare al personale tecnico dipendente, mentre saranno rinnovate ed estese le procedure di gara, accorpando alcuni appalti in modo da assicurare economie di scala e una piú chiara individuazione delle responsabilità dell'appaltatore. Il numero di server sarà ridotto, semplificando la gestione sistemistica, mentre, come sapete, sarà esteso l'utilizzo di software open source, con importanti vantaggi anche in termini di minori costi di acquisizione. I contratti esistenti verranno rivisti, limitando l'assistenza tramite presidio ai casi indispensabili e utilizzando per il resto la tecnologia piú recente per garantire i medesimi livelli di servizio attraverso prestazioni da remoto o su chiamata. Miglioreremo, infine, la programmazione degli stanziamenti di bilancio e realizzeremo sinergie a livello infrastrutturale ed operativo con il Senato. Sottolineo, tuttavia, che i risultati finanziari attesi si collocano in un quadro programmatico orientato comunque allo sviluppo e non alla compressione dei servizi informatici offerti all'utenza parlamentare e amministrativa.
Abbiamo seguito la stessa logica di razionalizzazione dei costi anche in materia di locazioni di immobili destinati alle esigenze dei Gruppi parlamentari e dei componenti degli organi di direzione politica della Camera. Siamo convinti della necessità di disporre di un piano organico di utilizzo delle dotazioni edilizie per uscire dall'emergenza continua, anche attraverso la sostituzione progressiva degli immobili in locazione con edifici nella diretta disponibilità della Camera.
La Camera ha stipulato negli anni alcuni contratti di locazione sulla base dei quali detiene una serie di unità immobiliari, diverse dai Palazzi Marini e da Castelnuovo di Porto, per circa 3.600 metri quadri. Questi immobili sono vicini alla Camera, ma separati tra loro, ció che non ne consente un'utilizzazione ottimale e produce anche un effetto negativo sull'opinione pubblica, indotta a considerare eccessivo il numero dei "palazzi" della Camera. Come Questori, abbiamo quindi chiesto al Ministro dell'Economia, in una lettera del maggio 2007, di poter disporre di un unico immobile dell'Agenzia del Demanio di superficie quantomeno pari a quella prima indicata ed anch'esso vicino alla Camera, al fine di poter concludere tutti o parte di quei contratti. In questo modo sarebbe possibile ridurre la richiesta di dotazione finanziaria in misura corrispondente ai risparmi cosí ottenuti, che a regime sono valutabili nell'ordine di 2,6 milioni di euro all'anno.
È già stata decisa una consistente riduzione delle tirature degli atti parlamentari, anche alla luce della loro integrale e tempestiva disponibilità sul sito Internet della Camera dei deputati e dell'avvio di un progetto di print on demand esteso anche ai documenti con numero romano.
L'effetto di risparmio atteso è di circa un milione di euro all'anno a regime, con una riduzione di tirature che potrebbe raggiungere fino a 25 milioni di pagine stampate in meno su base annua e significativi vantaggi gestionali in termini di minori spazi occupati e di abbattimento del rischio di incendio.
La tempestiva disponibilità della rassegna stampa sul nostro sito Internet consente di rinunciare alla produzione dei fascicoli a stampa, mentre stanno per essere adottate modalità di convocazione degli organi della Camera tramite posta elettronica e sms, anziché tramite telegramma e telefax. Il risparmio complessivo atteso da queste due misure è stimabile in 350 mila euro all'anno.
Questa politica di razionalizzazione, di costante ricerca dell'efficienza e di riduzione dei costi della macchina si rende necessaria non perché incombe da qualche mese su di noi la campagna sui costi della politica, ma perché la Camera, in piena autonomia, già dal 2003 ha scelto di tenere la sua richiesta di dotazione finanziaria al Ministero dell'Economia sempre al di sotto del tasso di crescita del PIL nominale programmato annualmente nel DPEF.
Questo vincolo, che ci siamo autoimposti e che continuiamo a rispettare anche in questa legislatura, cosí come è accaduto nelle precedenti con il consenso unanime dell'Assemblea, ci consente di tenere il bilancio in armonia con i tassi di crescita dell'economia nazionale.
Segnalo, a questo proposito, che il DPEF presentato nelle scorse settimane ha rivisto in aumento la crescita del PIL nominale per quest'anno e per i tre successivi. La nostra richiesta di dotazione, invece, è rimasta immutata. In concreto, continuando in questa logica, questo significa chiedere al Ministero dell'Economia, di qui al 2010, oltre 100 milioni di euro in meno di quanto il rispetto della regola del PIL nominale ci consentirebbe. E 100 milioni di euro rappresentano il 10 per cento della spesa effettiva della Camera.
È tuttavia chiaro a tutti voi che il rispetto di questo vincolo di bilancio impone interventi strutturali sulla composizione della spesa e sui costi organizzativi e funzionali della Camera. Non si tratta solo di andare alla ricerca di eventuali sprechi da eliminare; si tratta di adottare logiche e sistemi organizzativi nuovi, con procedure di continua verifica della congruità dei contratti, dell'andamento della gestione, adottando quando è possibile il metodo delle gare pluriservizio.
C'è la necessità di compiere scelte che incentivino il piú efficiente utilizzo delle risorse disponibili. Parlo di efficienza, quindi, e non di meri tagli, perché sbaglia o è in mala fede chi pretende che il Parlamento spenda poco, ma è nel giusto chi ci chiede di spendere bene e di non sperperare.
Su questo piano, colleghi, posso assicurare che non siamo all'anno zero.
Oltre a richiamare tutti gli interventi che ho elencato in precedenza, mi limito ad aggiungere, a puro titolo di esempio, che la Camera, nella propria autonomia, ha concretamente applicato alle spese correnti del 2005 il limite di incremento del 2% stabilito dalla legge finanziaria dello stesso anno, come pure ha recepito e attuato le norme stabilite dalle leggi finanziarie a partire da quella per il 2005 in materia di contenimento delle spese per consulenze, nonostante gli organi costituzionali, come è noto, siano esclusi da quelle disposizioni.
In effetti negli ultimi anni, il tasso di crescita delle spese effettive della Camera, cioè delle spese al netto delle partite di giro, si è progressivamente ridotto: era superiore al 7% nel 2000 ed è del 2,94% nel 2007.
Ma credo debba essere riconosciuto che il rigore finanziario non è andato a detrimento della qualità dei servizi di supporto all'attività parlamentare e che sono sempre state garantite risorse per l'innovazione degli strumenti operativi e dei processi di lavoro.
Questo in definitiva è il concetto di buona amministrazione cui vogliamo continuare ad attenerci: contenere i costi senza compromettere la capacità del Parlamento di adeguare se stesso all'evoluzione del sistema istituzionale e alla complessità crescente della società e di intervenire sulle questioni fondamentali della vita civile in modo tempestivo e con conoscenze adeguate. Questo è quanto l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori della Camera possono fare a Costituzione e legislazione data.
E voglio sottolineare, a tale riguardo, che l'Amministrazione della Camera ha posto un particolare impegno - e non da oggi - al raggiungimento di questi obiettivi; anzi, li ha fatti propri, svolgendo un'azione intelligente, efficace e trasparente in questa direzione. Di ció voglio dare volentieri atto, per l'insostituibile apporto che il nostro apparato fornisce nel supportare, nei suoi vari aspetti, l'attività della Camera dei deputati.
Noi pensiamo che in questo modo la Camera dei deputati stia facendo la sua parte e dando il suo serio contributo al contenimento e alla riduzione dei cosiddetti "costi della politica".
Auspichiamo che il nostro contributo, che abbiamo avuto l'opportunità di illustrare, anche sotto forma di ampio dossier, nei giorni scorsi, alla Commissione Affari Costituzionali nell'ambito dell'indagine conoscitiva promossa su questi temi, possa accompagnarsi a quello di tanti altri, portando a definire un quadro di interventi che veda tutte le Istituzioni impegnate sullo stesso fronte. Insomma ciascuno faccia la sua parte e sarà cosí piú legittimato a chiedere agli altri di fare lo stesso.
Passando ora al progetto di bilancio interno per il 2007 e limitandomi in questa sede a mettere in luce i dati maggiormente significativi sotto il profilo finanziario, politico ed amministrativo, rinvio - come di consueto - per un'esposizione analitica delle cifre alle relazioni scritte.
Quanto alle entrate, ho già detto dell'andamento della dotazione. A decorrere da quest'anno le entrate contemplano anche la previsione di 0,6 milioni di euro relativa al finanziamento delle iniziative per il potenziamento e il collegamento delle strutture di supporto del Parlamento, come stabilisce l'articolo 1, comma 481, della legge finanziaria per il 2007.
Venendo alle previsioni relative alle spese effettive, riferite cioè alle spese correnti e alle spese in conto capitale, è da sottolineare che la loro dinamica di crescita rispetto all'esercizio precedente è complessivamente pari al 2,94 per cento, con un andamento quindi inferiore di oltre un punto e mezzo percentuale rispetto a quello previsto nel 2006 (anno nel quale, peraltro, il bilancio scontava anche spese connesse al cambio di legislatura) e inferiore altresí rispetto ai dati relativi agli anni precedenti.
In questo contesto la previsione di spesa per le utenze diminuisce del 7,25 per cento, quella per la telefonia del 2,22 per cento, quella per assicurazioni dell'1,38 per cento, mentre la previsione per l'acquisto di beni e materiali di consumo si colloca al di sotto del tasso di inflazione. Inoltre va sottolineato che per le Commissioni d'inchiesta, vigilanza e controllo si registra un deciso contenimento degli oneri di funzionamento. Per le Commissioni d'inchiesta ció è, in larga misura, dovuto alla previsione, nelle relative leggi istitutive, di specifici tetti per le spese di funzionamento ed alla riduzione del numero di Commissioni istituite.
L'incremento previsto per le spese correnti è pari al 3,11 per cento, mentre la spesa in conto capitale diminuisce dell'1,08 per cento, entrambe al lordo dei fondi di riserva, le cui disponibilità finanziarie, quali prudenziali accantonamenti di risorse nell'ambito del bilancio di previsione, ammontanti a 22,1 milioni di euro, rappresentano nel loro complesso il 2,10 per cento del totale delle spese recate dai Titoli I (spese correnti) e II (spese in conto capitale).
Passando ad illustrare il conto consuntivo per l'anno 2006 e anche in questo caso rinviando per maggiori precisazioni alla relazione scritta distribuita, ricordo che da alcuni anni tale documento viene preceduto da una riclassificazione delle spese della Camera attorno a quattro missioni primarie.
L'80,4 per cento delle risorse finanziarie, al netto degli oneri fiscali e contributivi e delle prestazioni previdenziali, è assorbito dalle funzioni relative all'attività parlamentare in senso stretto, comprendenti anche gli oneri sostenuti per le strutture destinate ad ospitare gli organismi bicamerali. Si tratta di un dato che registra un lieve incremento rispetto all'anno precedente.
Le risorse destinate alle relazioni internazionali e all'attività di rappresentanza della Camera sono state il 3 per cento del totale delle risorse come sopra determinate, dato invariato rispetto allo scorso anno.
Le attività volte a fornire servizi direttamente fruibili al pubblico hanno assorbito il 9,1 per cento delle risorse finanziarie, dato anch'esso sostanzialmente invariato rispetto al precedente esercizio. Queste risorse hanno la finalità di avvicinare la Camera dei deputati ai cittadini, mediante la messa a disposizione di una pluralità di strumenti, tra i quali hanno particolare rilievo il sito internet, la Biblioteca e l'Archivio storico.
Infine, il 7,5 per cento delle risorse finanziarie è stato destinato alla valorizzazione e alla riqualificazione del patrimonio immobiliare e mobiliare della Camera; tale percentuale risulta in lieve diminuzione rispetto all'esercizio precedente, anche a seguito del sostanziale completamento dei programmi di intervento della XIV legislatura.
Nella relazione scritta sono illustrati i risultati della gestione amministrativa, con specifico riferimento al settore informatico, alla programmazione ed esecuzione dei lavori, ai servizi resi agli utenti, alla comunicazione istituzionale, al reclutamento di personale e all'attività della Biblioteca.
Passando ad una sintetica illustrazione dei dati finanziari dell'esercizio 2006, le entrate effettive, afferenti i titoli I (Entrate derivanti da trasferimenti dello Stato) e II (Entrate integrative), registrano accertamenti per 982,9 milioni di euro su una previsione definitiva di 974,8 milioni di euro e conseguenti maggiori entrate pari a 8,1 milioni di euro. Gli incassi per 978,8 milioni di euro hanno determinato residui attivi per 4,1 milioni di euro.
Il comparto della spesa effettiva (Titoli I e II) registra impegni per 980,3 milioni di euro, che rappresentano il 95,82 per cento degli stanziamenti iscritti per 1.023,1 milioni di euro, con conseguenti economie per 42,8 milioni di euro. I pagamenti, pari a 918,4 milioni di euro, rappresentano il 93,69 per cento delle somme impegnate e determinano la formazione di residui passivi per 62,0 milioni di euro.
La gestione di competenza del 2006 ha registrato, anche per effetto dell'attenzione verso la dinamica della spesa e il suo controllo e la selezione di obiettivi e priorità, un saldo positivo di complessivi 2,5 milioni di euro.
Nel 2006 è tornato a diminuire, dopo la parentesi dell'anno precedente, il volume dei residui passivi, pari alla fine dell'esercizio a 149,6 milioni di euro.
Il risultato di amministrazione finale dell'esercizio, che registra anche gli avanzi di gestione conseguiti negli anni precedenti, è di 174,1 milioni di euro, che contribuiscono a determinare, unitamente ai trasferimenti dal bilancio dello Stato, le risorse disponibili negli esercizi finanziari successivi.
Concludendo, desidero formulare un particolare ringraziamento al Segretario generale, ai Vice Segretari generali, agli altri dirigenti e a tutto il personale della Camera per il costante impegno che profondono per assicurare il buon andamento di tutti i servizi dell'Amministrazione e venire cosí incontro alle esigenze dei parlamentari.
Ringrazio fin d'ora i colleghi per i suggerimenti che vorranno dare intervenendo nella discussione, che auspico possa registrare il piú ampio consenso dell'Assemblea sui documenti di bilancio interno all'ordine del giorno.
Se il Presidente lo permette, lascerei la parola al Questore Colucci per l'illustrazione dello stato di attuazione degli ordini del giorno presentati in sede di discussione del bilancio interno per il 2006" (red).