L’annunciata austerity sui costi della politica subito disattesa con una nuova legge che neutralizza la riduzione prevista nell’ultima finanziaria del governo Berlusconi Ecco i tagli dei parlamentari: 815 euro in più A fine agosto scatterà l’aumento e arriverà un bonus. E la riforma Mastella regalerà altri soldi
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Finalmente una buona notizia: aumentano gli stipendi. Peccato che siano gli stipendi dei parlamentari. Vabbè, non si può mica avere tutto dalla vita. Da qualche parte bisogna pure cominciare. Ma, a proposito di cominciare, non avevano detto che cominciavano a tagliarsi un po’ di privilegi? Figurarsi.
Del resto, contro gli sprechi cosa hanno appena elaborato? Un piano. E il piano, lo dice la parola stessa, va piano. Sono gli aumenti che vanno forte. In fondo è semplice. È come quando uno annuncia: da domani mi metto a dieta, solo frutta e verdura, lo giuro sui trigliceridi del mio bisnonno, e intanto si scaglia su due chili di pastasciutta all'amatriciana. Ecco, proprio così: anche deputati e senatori non la smettono di annunciare che staranno a stecchetto, ma intanto continuano a mangiare. E mangiano così tanto che a noi viene mal di pancia.
Come se non bastassero 9mila euro mensili (stipendio più diaria), cui vanno aggiunti i 4mila euro di rimborsi più i forfait annuali (da 9 a 18mila euro), come se non bastassero le tessere gratuite, gli omaggi, gli abbonamenti, il barbiere gratis e la buvette dove si mangia spendendo meno che alla mensa dei netturbini, come se non bastasse tutto questo, appunto, da fine agosto i senatori troveranno in busta paga 302 euro in più, oltre a 843 euro di arretrati (che non si dimentichino gli arretrati!). E i deputati alla fine dell’anno avranno un aumento medio di 815 euro. Poi ci dicono che dobbiamo fare sacrifici.
Si capisce: noi dobbiamo fare sacrifici. Mica loro. Loro, in Parlamento, ogni volta che sentono parlare di «tagli» fuggono come zanzare davanti all’Autan e Di Pietro davanti alla grammatica. Voi direte: sono aumenti dovuti. Certo: sono aumenti dovuti. Il fatto è che le retribuzioni dei parlamentari sono legate a quelle dei presidenti di Cassazione e ai loro scatti automatici. Ma, santo cielo, chi ha stabilito questo legame? Il Vangelo? La Divina Provvidenza? La Carta dei diritti dell’Uomo? No? E allora? Il legame non si può interrompere? E già che ci siamo: non si possono fermare anche gli aumenti dei presidenti di Cassazione? Perché al prossimo legittimo scatto di stipendio, non rispondiamo più dei legittimi scatti d’ira.
Perché un aumento c’era già stato a gennaio: 512 euro. E altri non si escludono nei prossimi mesi, anche grazie alla controriforma Mastella. E poi? Che altro? Poveri onorevoli, come possiamo aiutarli ancora? Nei giorni scorsi, dopo il festino sesso, coca&Udc, è stata ventilata l’idea di una specie di «indennità anti-tradimento», un contributo per pagare il soggiorno a Roma delle mogli dei parlamentari e evitare loro di andare con le squillo. Meraviglioso, no? Qualcuno ha qualche altra brillante idea? Che ne so? Un’indennità ronfata, per tutte le volte che si addormentano in aula? Insomma: se desiderano aumentarsi ancora lo stipendio, prego s’accomodino, basta che, almeno, evitino di parlarci di tagli. Visto che non riescono a risparmiare nulla d’altro, almeno ci risparmino la presa per i fondelli. (Mario Giordano)