Oggi, con la terza ed ultima votazione, il parlamento Turco eleggerà l'undicesimo presidente della Repubblica, che è Abdullah Gul, attuale ministro degli Esteri.
Gul entro' nella politica agli inizi degli anni novanta ed è stato per diversi anni il consigliere di Erbakan, il presidente del Partito di Rafah (Partito della prosperità), che fu messo al bando dalla Corte costituzionale, tanto che a Erbakan fu vietato di ripresentarsi alle elezioni legislative.
Proprio questa decisone ha fatto sì che potesse nascere nel 2002 un nuovo partito, chiamato Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP), che nelle ultime elezioni ha ottenuto una schiacciante maggioranza conquistando 340 seggi sui 550 seggi del parlamento Turco.
Queste elezioni sono state le più complicate e conflittuali nella storia della Repubblica Turca. Nell'aprile scorso abbiamo visto una imponente manifestazione ad Istanbul e due settimane dopo ad Ankara per la laicità e con la richiesta di una personalità, un candidato, che potesse garantire la laicità dello stato.
Secondo molti politologi turchi, Abdullah Gul - che viene considerato il "delfino" del premier Recep Tayyp Erdogan - non sarà sicuramente il difensore della laicità della Turchia e quindi i generali già sono sul piede di guerra.
Infatti, proprio oggi tutti i giornali turchi riportano la dichiarazione del generale Yasar Buyukanit, capo dell'esercito turco, che ha messo in guardia il paese dicendo: "Forze negative stanno mettendo a repentaglio l'assetto secolare del nostro stato". Il generale non ha nominato Abdulla Gul ma il suo riferimento è chiaro.