Il magistrato che indaga sui fondi europei denuncia «il tentativo di fermarlo» - La procura di Matera intercetta il pm mentre parla con i carabinieri
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ROMA - Assedio e scacco matto, in due mosse, al pubblico ministero di Catanzaro, Luigi de Magistris (nella foto). Un tentativo di fermarlo che, ha detto il pm davanti al Csm, proviene dall' interno della magistratura, anzi dai vertici della magistratura di Calabria e Basilicata.
Lui, Luigi de Magistris, il pm che per la malversazione dei fondi europei sta indagando anche sul capo del Governo, Romano Prodi (per abuso d' ufficio), e che con le inchieste Poseidone, Why not e Toghe lucane sta disvelando una nuova e più grave Tangentopoli italiana, lo ha detto chiaro davanti ai suoi colleghi: «Mi hanno già tolto un' inchiesta importante. Adesso il mio timore è che vogliano togliermi anche le altre due che sto per concludere e che sono altrettanto importanti».
Come si blocca un' inchiesta? Per esempio, togliendola di mano a chi ce l'ha. O magari con una sistematica fuga di notizie, in cui però i giornalisti non c'entrano. Proprio com'è accaduto per l' inchiesta Poseidone (250 milioni di euro che tra depuratori e altre opere inesistenti dovevano mantenere blu le acque di Calabria, ammorbate da ogni sorta di porcheria). Il procuratore di Catanzaro, Mariano Lombardi, un bel giorno ha tolto l' inchiesta al pm de Magistris. Il motivo vero di quella avocazione, come il Corriere ha potuto ricostruire, è che uno degli autori della fuga di notizie sarebbe proprio Lombardi, che avvertiva uno degli indagati, il senatore Giancarlo Pittelli (di Forza Italia, accusato di riciclaggio e associazione segreta). Pittelli poi, che tra l' altro è socio del figlio della moglie del procuratore, avvertiva gli altri su ciò che faceva o stava per fare «questo merda di pm», cioè de Magistris.
Tra gli indagati, una sorta di «interpartito» destra-sinistra: il vicepresidente della Calabria, Nicola Adamo (Ds), l' ex sottosegretario alle Attività produttive, Giuseppe Galati (Udc), l' ex presidente della Regione Giuseppe Chiaravalloti (Forza Italia), il consigliere di amministrazione dell' Anas, Giovan Battista Papello (An).
E' il 10 maggio 2005 quando il pm de Magistris consegna al suo capo Lombardi copia dei decreti di perquisizione da eseguire il 18 maggio. Da quel momento, i telefoni diventano bollenti, compresi ovviamente quelli di Lombardi e Pittelli, che si sentono a ripetizione e addirittura si sarebbero incontrati di persona tra il 14 e 15 maggio. La frase chiave è: «La cena è prevista per il 18 maggio». La «cena» non è altro che la perquisizione del 18, che però il pm de Magistris anticipa a sorpresa al giorno 16, lunedì. Per tutte le persone coinvolte nella vicenda è un lunedì nero. «Sembrano api impazzite a cui è stato distrutto l' alveare», dicono gli investigatori, e a questo punto, come risulta dalle intercettazioni e dai tabulati, le telefonate diventano «diverse migliaia», perché tutti telefonano a tutti. Si arrabbiano e si offendono a vicenda (Pittelli chiama Chiaravalloti «presuntuoso e pisciaturu», Chiaravalloti «dà in escandescenze» al momento della perquisizione). Ma soprattutto sono preoccupati. Perché uno dei perquisiti, l' ex subcommissario all' emergenza ambientale Papello, è negli Stati Uniti e ha lasciato tutto a casa: numero di conto corrente di An, intercettazioni (illegali) di Piero Fassino (Ds) e Pietro Folena (Rifondazione) che parlano con il presidente dell' Anas, Vincenzo Pozzi, di «cose da sistemare», e tanta altra roba.
In più, sempre lunedì 16, la Guardia di finanza becca al valico di frontiera di Brogeda (Como) Giuseppe e Cesare Mercuri (altri due indagati) con 3,5 milioni di euro prelevati in tutta fretta da una cassetta di sicurezza di una filiale della Banca popolare di Brescia, a Milano, e nascosti sotto un sedile del treno. Un colpo che innesca altre telefonate concitate tra i protagonisti della vicenda, tra i quali l' ex senatore dc ed ex sottosegretario Franco Bonferroni, poi consigliere di Finmeccanica.
Su questa vicenda, che vede coinvolti anche il procuratore aggiunto di Catanzaro, Salvatore Murone, e il sostituto procuratore generale Pietro D' Amico, sta indagando la procura di Salerno. Ma la Tim è da novembre 2006 che non ha ancora consegnato tutti i tabulati che le sono stati richiesti per l' inchiesta Poseidone. Che nel frattempo è stata affidata a un altro pm di Catanzaro, Salvatore Curcio. Poseidone però è ferma lì. Mentre il pm Curcio ha subito fatto perquisire «per fuga di notizie» una giornalista del Quotidiano di Calabria, Chiara Spagnolo. Sequestrandole tutto, anche i diari dell' adolescenza. Il pm Curcio dice di cercare «tutto quanto attiene alle inchieste Poseidone, Why not e Toghe lucane». In altre parole, di fatto Curcio sta indagando su de Magistris. Non potrebbe. Poiché la competenza su Catanzaro è di Salerno. Ma Curcio lo fa.
L' altra morsa della tenaglia è in Basilicata. Dove la procura di Matera - su querela del sindaco della città Nicola Buccico, senatore di An ed ex membro del Csm -, nell' ambito di un processo di diffamazione a mezzo stampa ascolta, e trascrive, le telefonate del parlamentare Felice Belisario (IdV) e intercetta le conversazioni tra il pm de Magistris e il capitano dei carabinieri Pasquale Zacheo. I tre parlano di Toghe lucane, e de Magistris e Zacheo delle indagini sullo stesso Buccico e sui magistrati materani, tra i quali Annunziata Cazzetta e Angelo Onorati (proprio il pm e il gip che hanno disposto quelle intercettazioni) e Giuseppe Chieco, il capo della procura di Matera. Forse ora è un po' più chiaro il perché delle parole del pm Luigi de Magistris davanti al Csm. (Vulpio Carlo)
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LE TRE INDAGINI
POSEIDONE E' l' inchiesta sui 250 milioni di euro arrivati alla Calabria dalla Comunità europea per garantire la salvaguardia di coste, mare e fiumi Il finanziamento sarebbe servito in realtà ad arricchire personaggi politici locali e nazionali
WHY NOT L' inchiesta parte da un giro di contratti e assunzioni di figli di politici, militari e magistrati. Poi si allarga a un giro di sostanziosi conti pubblici. E anche il presidente del Consiglio, Romano Prodi , è indagato per abuso d' ufficio
TOGHE LUCANE La terza inchiesta del pm di Catanzaro Luigi de Magistris ipotizza un «comitato d' affari» composto da magistrati, politici e imprenditori per condizionare investimenti e nomine pubbliche. Coinvolti anche cinque magistrati di Potenza e Matera