Signor (si fa per dire...) Direttore,
vedo che il giornale della famiglia Berlusconi insiste nel dire che io sarei coinvolto nello «scandalo» di «Casa Nostra» e che cioè avrei comprato da un ente pubblico a «prezzi stracciati» la casa nella quale abito.
Quasi al termine della mia permanenza al Viminale, le autorità di pubblica sicurezza posero il problema della insicurezza dell’abitazione da me presa in locazione in via Cadlolo, difficile da presidiare e per raggiungere la quale dalla sede del mio ufficio dovevo percorrere una strada molto esposta (evidentemente sia Lei che i suoi redattori, e i vostri padroni, ignorano che a quel tempo io ero ministro dell’Interno, «Kossiga» con la «k», cui tra l’altro era stato fatto saltare in aria lo studio privato), mi invitarono a cambiare abitazione: e questo invito rinnovarono anche quando io mi ero già dimesso da ministro, ritenendo che fossi ancora un obiettivo dei terroristi. Il Governo mi aiutò a trovare una casa nel quartiere Prati in uno stabile di proprietà dell’allora Assitalia, ad un canone di mercato automaticamente rivalutabile secondo l’indice dei prezzi. L’Assitalia fu poi assorbita dall’Ina, acquistata quindi dalle Assicurazioni Generali che a un certo momento mi diedero la disdetta con lettera circolare collettiva, invitandomi a lasciare libero l’appartamento o a esercitare il diritto di prelazione previsto dal contratto di locazione comune a tutti i locatari dell’immobile a prezzo di mercato come accertato dalla stessa società di assicurazione che al fine di alienare gli immobili di civile abitazione aveva costituito con una banca d’affari una società ad hoc, che mi sembra fosse denominata Initium; era prevista la riduzione, comune anche agli altri locatari, del trenta per cento. Poiché io non avevo i soldi, non dico per acquistare terreni, ville e frequenze televisive tramite partiti compiacenti ma per pagare l’intero richiesto, e non avevo, come altri, i denari per acquistare ville e villini (con l’ultima in Svizzera credo ormai sedici!), ho dovuto fare un mutuo, che si pagheranno i miei figli, perché morirò certamente prima di averlo estinto!
Vedo che l'amico Mastella vuole sporgere una querela. Io invece non la presenterò, perché troppi sono i processi che il suo padrone ha dovuto e dovrà subire prima di crepare, forse in uno dei suoi spericolati... esercizi «ginnici»!
Naturalmente, sono in grado di documentare tutto ciò. Lo potrebbero rendere noto anche gli amministratori delle Assicurazioni Generali: ma anche loro fanno parte della stessa «razza padrona» del Suo padrone e «cane non mangia cane»!
Con profonda disistima professionale e morale.