L’ex ministro del Welfare accusa: "C’è gente che si nasconde dietro le regole e avrebbe potuto evitarlo. Anche l’indennità parlamentare è legittima ma la gente ora la percepisce come un privilegio"
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Roma - Le regole c’erano. Ma non è escluso che alcuni immobili siano stati venduti «sottobanco» in modo non regolare. E comunque, anche se tutte le cessioni fossero avvenute nel pieno rispetto della legge, i politici non ne avrebbero dovuto approfittare. Il capogruppo della Lega Nord alla Camera Roberto Maroni, quando era ministro del Lavoro tra il 2001 e il 2006, era un po’ il custode degli immobili degli enti previdenziali. E spiega che l’origine di Svendopoli è Affittopoli. La decisione di vendere attraverso le cartolarizzazioni fu giusta. Gli inquilini spesso non pagavano o, nel caso dei politici, pagavano pochissimo.
Cosa vedeva dal punto di osservazione al ministero?
«Quando arrivai io era già scoppiata Affittopoli. Lo scandalo era più vasto dei semplici favori ai politici perché gli immobili degli enti previdenziali erano la riserva che garantiva le pensioni future. Un patrimonio trascurato, gli inquilini non pagavano gli affitti e c’erano queste aree di privilegio della politica».
E cosa faceste?
«Intervenimmo in due modi. Primo pretendemmo dagli enti pubblici che i canoni di affitto arretrati venissero adeguati ai prezzi di mercato, altrimenti io non avrei firmato i bilanci. Poi dividemmo gli immobili distinguendo tra quelli di pregio e quelli normali secondo due criteri, il luogo e le caratteristiche. Poi arrivò la cartolarizzazione degli immobili».
E forse è a questo punto che qualcosa non ha funzionato, come sostiene il suo predecessore Cesare Salvi?
«In qualche modo è scattato l’inghippo. Cartolarizzare significa non dare più in affitto, ma vendere. Con il diritto di prelazione. È lecito che se uno abita in un immobile lo possa comprare. Era previsto uno sconto del 30 per cento che non doveva essere applicato agli immobili di pregio. Io ho letto le difese di chi ha comprato. Va bene tutto, per carità, ma non è ammissibile che un immobile di 14 vani non sia considerato di pregio. Se questi sono stati venduti con lo sconto è stato certamente un abuso».
Con il senno di poi non sarebbe stato meglio lasciare gli immobili agli enti?
«No, la cartolarizzazione era giusta. Non scordiamoci che questi immobili rendevano pochissimo e la manutenzione costava. Erano per lo più in perdita ed è stato giusto impegnare in altro modo le riserve per le pensioni».
Cosa non ha funzionato?
«Io penso che gli immobili conferiti alla Scip siano stati venduti con procedure trasparenti. Le liste venivano pubblicate sui giornali. Poi non so se ci sono stati traffici sotto banco. Non posso escludere che qualche immobile possa essere sfuggito alle maglie della Società per cessione degli immobili pubblici e ceduto in modo non perfettamente regolare. Poi ci sono i casi degli enti privatizzati come quello dell’Enasarco che ha coinvolto l’ex presidente di Confcommercio Sergio Billè e Stefano Ricucci. Ci fu un’operazione poco trasparente per aggiudicare la gestione di questo patrimonio e io la bloccai perché non mi convinceva. Avevo ragione, visto che poi è intervenuta la magistratura».
I personaggio coinvolti sostengono tutti che le vendite sono state regolari, non ci crede?
«Anche se fossero avvenute dentro i limiti della legge io credo che un politico dovrebbe comunque evitarle queste cose. Non ci si può nascondere dietro le regole. Anche l’indennità parlamentare che prendiamo è regolare, ma la gente la vede come un privilegio».
Lei dove vive?
«In affitto, da un privato e pago regolarmente. Un piccolo appartamento: soggiorno, camera, bagno e cucinino perché mi sembra giusto dimostrare che a Roma non tutti vivono da privilegiati. Io penso ci sia tanta gente che avrebbe potuto approfittare e non l’ha fatto. Chi ne ha approfittato ha fatto una furbata». (Antonio Signorini)