Si tratta dell'adeguamento automatico al costo della vita. Ma alla Camera per adesso è stato congelato
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(CARMELO LOPAPA) ROMA - La gran parte dei senatori giurano di non essersene nemmeno accorti. Duecento euro netti in più sono sì il doppio di quanto ottenuto dagli statali dopo mesi di battaglia sindacale, ma in una busta paga che supera i 15 mila euro mensili tra indennità, diaria e rimborsi spese, rischiano in effetti di passare inosservati.
Tanto più se lo scatto a beneficio dei 322 inquilini di Palazzo Madama è avvenuto con lo stipendio di fine agosto, in piena pausa estiva. Con tanto di arretrati: perché l'«adeguamento annuale inflattivo», così si chiama il ritocco pensato per tenere la retribuzione dei parlamentari in linea con l'aumento del costo della vita (con gli stessi criteri in vigore per la magistratura) è stato corrisposto assieme a quanto dovuto dal mese di gennaio. Dunque, per gli otto mesi trascorsi, 1.600 euro netti.
L'adeguamento, è noto, è previsto per legge. Se adesso è destinato a fare notizia è perché è stato per il momento congelato, invece, dall'altro ramo del Parlamento, la Camera. Ragioni di opportunità, vista l'aria che tira, si sono detti a Montecitorio. «L'aumento automatico è stato decurtato del 30 per cento come prevede la Finanziaria e la nostra è stata una semplice presa d'atto, - spiega il senatore questore Gianni Nieddu - L'unica cosa che avremmo potuto fare è rinviare a fine anno, ma avevamo già approvato il bilancio e si è deciso di procedere. È la legge del '65 che aggancia le nostre indennità a quelle dei presidenti di sezione di Cassazione, nessuna scelta discrezionale».
Il fatto è che i loro «vicini» della Camera per adesso non li seguono. «Montecitorio non ha ancora preso atto dell'aumento ai magistrati - ha spiegato interpellato sull'argomento pochi giorni il questore Gabriele Albonetti - I deputati quell'aumento di 200 euro non l'hanno preso. Stiamo riflettendo, ma non è detto che scatterà l'automatismo». Il timore dei questori è che, in caso di stop, singoli deputati aprano un contenzioso con l'amministrazione. La decisione spetterà all'Ufficio di presidenza. E non è escluso che l'argomento finisca oggi nel dibattito d'aula sul bilancio intemo della Camera.
E dire che solo due settimane fa, ignari dell'accreditamento già avvenuto, alcuni senatori chiedevano che venisse rivista la legge del '65. «Aumenti? Non è proprio il momento di parlarne» avvertiva l'Ùdc Mario Baccini. «L'adeguamento automatico ai magistrati non ha più senso» rincarava l'ex toga ulivista Felice Casson. Un ddl sui costi che affronterà anche questo nodo sarà depositato a giorni. Ma i duecento euro in più, quelli non potranno essere più messi in discussione.