Il ministro lo aveva accusato di trascurare la proposta di legge anticondannati voluta da lui e dal comico - «Sei poco rispettoso del Parlamento». Allarme di Fini: l' antipolitica può travolgerci
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ROMA - Fausto Bertinotti e Antonio Di Pietro litigano sulla legge proposta dal comico Beppe Grillo di non candidare come deputati e senatori personaggi inquisiti. Nasce così un caso politico che scuote la maggioranza. «Hai davvero perso il senso della misura», dice il presidente della Camera al ministro che gli risponde: «Mi fa davvero male sentire le tue parole».
Tutto è nato dopo la partecipazione del ministro delle Infrastrutture all' iniziativa - il V-Day - del "guitto" genovese. Passa qualche giorno e Di Pietro, in un intervento sull' Unità, si lamenta che la proposta del suo partito sull' ineleggibilità in Parlamento di chi ha subito condanne in via definitiva non sia mai arrivata alla discussione in aula benché il suo gruppo avesse presentato già il 18 maggio due progetti di legge. Non solo. La denuncia Di Pietro si spinge oltre, affermando che le Camere fino ad allora non li avevano «tenuti in debita considerazione». Un modo questo per affermare una primogenitura e per polemizzare con Bertinotti il quale, commentando il V-Day aveva detto che «Grillo riempie un vuoto della politica».
Ieri l' ex pm torna sull' argomento. «Mi ha fatto male sentire Bertinotti dire che condivide l' idea di Grillo», dice il ministro che subito dopo si domanda: «Mi accusano di fare demagogia perché sono andato a firmare la proposta di Grillo, ma sono cinque anni che chiediamo ogni settimana con una nostra lettera di sollecito al presidente della Camera di avere notizie sulla nostra proposta di non candidare al Parlamento chi è stato condannato in via definitiva». Più o meno le stesse cose ripete Fabio Evangelisti nella conferenza dei capigruppo che deve appunto decidere il calendario dei lavori nell'aula di Montecitorio. Scoppiano scintille tra Evangelisti e Bertinotti, difeso da altri capigruppo, in particolare da Mauro Fabris (Udeur) e Gennaro Migliore (Prc) molto critici con Di Pietro perché preferisce parlare ai giornali invece di portare le questioni nelle sedi proprie, vale a dire in Parlamento.
Al pressing dell' Italia dei valori Bertinotti replica con una nota ufficiale che puntualizza tutti i passaggi della vicenda. E respinge soprattutto l' addebito di non avere tenuto nella dovuta considerazione le iniziative di Di Pietro. Bertinotti ricorda che la commissione Affari costituzionali ha avviato l' esame di altri testi sulla medesima materia già il 20 giugno.
RIMARCA POI CHE LA RICHIESTA DEI DIPIETRISTI DI INSERIRE LE PROPRIE PROPOSTE NEL CALENDARIO DI SETTEMBRE «È PERVENUTA SOLO NELLA GIORNATA DI IERI (MARTEDÌ, NDR), MENTRE NON VI SONO SEGNALAZIONI DEL GRUPPO DELL' ITALIA DEI VALORI PER I CALENDARI PRECEDENTI».
Il presidente della Camera sottolinea poi che l' esame della commissione presieduta da Luciano Violante non è ancora terminato ma assicura che quanto richiesto dall' Italia dei valori «sarà valutato nella compilazione del prossimo programma», ciò significa che l' aula potrebbe discuterne nelle ultime due settimane di settembre.
Ma visto che Di Pietro insiste nel sostenere che non ha ricevuto risposte, Bertinotti gli ricorda che le sue «sono pure fantasie di chi si rivela poco rispettoso delle prerogative del Parlamento». La sede idonea per discutere tempi e modi dei lavori parlamentari, scandisce, «è proprio la conferenza dei capigruppo».