Dopo le accuse a Mastella, il capogruppo Udeur Fabris va al contrattacco: «L’ex pm ha mentito, non ha viaggiato una volta sola» - «Contro il Guardasigilli un complotto intollerabile La sua riforma è stata voluta da tutta la sinistra»
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(Roma) - Lo scontro al calor bianco tra Antonio Di Pietro e Clemente Mastella non accenna a calare di intensità. Ma questa volta il match si ribalta. L'Udeur, infatti, dopo aver incassato una lunga serie di colpi esce dall'angolo e passa al contrattacco. E con il capogruppo alla Camera, Mauro Fabris, lancia la sfida: «Vogliamo sapere i nomi di tutti coloro che hanno volato sull'aereo di Stato. Vogliamo proprio vedere se Di Pietro ha detto la verità quando ha sostenuto di non averlo mai preso».
Onorevole Fabris, il suo partito è sempre più nel mirino e a metterlo sotto accusa sono soprattutto i partiti della vostra stessa coalizione. Come se lo spiega?
«Senza invocare teorie del complotto, che il primo settimanale della sinistra faccia la copertina su chi ha ucciso la giustizia e sbatta la faccia di Mastella in prima pagina non ce lo aspettavamo. Vorrei ricordare a questa sinistra di Capalbio che fermare la riforma Castelli è stata una cosa concreta, richiesta a gran voce dalla stessa sinistra che si riconosce nel settimanale di De Benedetti».
Le bordate più pesanti, però, sono arrivate da Antonio Di Pietro.
«Di Pietro si è infilato in questo filone, fedele alla sua cultura del sospetto, una cultura che ci fa diventare insopportabile la permanenza in questo governo. È intollerabile che dopo la puntata di Anno Zero chieda l'audizione di Mastella e si sostituisca al Csm».
Per quale motivo Di Pietro ce l'ha tanto con l'Udeur?
«Di Pietro guarda i sondaggi e per un 1% in più disperde il patrimonio della coalizione. Non è capace di fare squadra, fa il solista. Provate a pensare cosa ci avrebbero detto se fossimo stati noi a fare una conferenza stampa come quella che ha fatto con Fini. Di Pietro stesso avrebbe gridato all'inciucio. E invece, se fossimo in un Paese normale lui avrebbe già dovuto dimettersi».
Per quale motivo?
«Un ministro non può andare in tv a dire che lui i voli di Stato li ha visti solo nei filmati mentre questa settimana viene fuori che lui li ha presi come gli altri. Da Nixon in avanti quando si mente ci si rimette il posto».
Intendete scendere sullo stesso terreno del leader dell'Italia dei Valori e passare al contrattacco?
«Vogliamo che si esca dai giudizi preconfezionati. Di Pietro è lo stesso che ha nominato due suoi rappresentanti nel cda dell'Anas. Una volta gli ho detto che neppure Prandini ai tempi della Dc gestiva così le nomine. Così come ci sarebbe da ridire anche sul ricorso agli arbitrati e sulle nomine di coloro che hanno il compito di verificare le opere infrastrutturali».
Sui voli di Stato come avete in animo di agire?
«Abbiamo chiesto che il governo venga a darci l'elenco di chi li ha presi nelle ultime tre legislature e chi ha viaggiato con i ministri. Mercoledì ripresenteremo la stessa domanda al question time e continueremo fino a quando non avremo l'elenco. In ogni caso ci risulta che Di Pietro lo abbia preso più di quell'unica volta che lui stesso ha ammesso».
Avete l'impressione che l'antiberlusconismo di una certa sinistra si sia tramutato in «antimastellismo»?
«Sì, e anche per questo siamo sempre più convinti ad opporci alla Gentiloni che è ispirata alla demonizzazione dell'avversario. Noi prendiamo atto che non siamo più compatibili con questa alleanza. Voglio solo ricordare che noi, al contrario di Di Pietro e Dini, possiamo spostare il voto in alcune regioni italiane, come Lazio, Calabria, Campania, Puglia e Sardegna». (Fabrizio De Feo)