Finisce in burla il taglio ai costi dei politici. Sono più cari di prima
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Bozza della legge finanziaria in entrata al consiglio dei ministri, misura draconiana: azzerati tutti i consigli di amministrazione delle società pubbliche. Al loro posto un amministratore unico. Il testo a palazzo Chigi subisce uno scossone. Ed esce con tante scuse all’orda di politici-consiglieri di amministrazione a cui si era pensato di togliere la poltroncina. Resta un invito a moderarsi un po', magari a limitarsi a consigli più snelli in futuro, da 5-7 posti massimo. Così è finita per tutto. Di quel miliardo di euro di tagli ai costi della politica annunciato dal governo il prossimo anno diventerà reale poco o nulla. Una manciata di milioni. Una burla. Fieno in cascina per Beppe Grifio & il popolo del Vaffa-day (...).
Una delle poche misure che sembrerebbe entrare in vigore l’anno prossimo è lo strombazzato taglio del 10% ai rimborsi elettorali dei partiti. Bene. Non è vero. La Finanziaria prima fa confluire nella spesa di quella legge i proventi di un fondo di garanzia dello stato sul fallimento dei partiti, poi toglie 20 milioni. Foraggia e toglie. Ma non modifica una sola parola della legge, compreso il calcolo per avere il rimborso. Tutti i partiti, cui non è stato tagliato nulla, continueranno a ricevere quello che avevano prima. Una beffa in più. Non dissimile a tutte quelle già viste all’opera sulla stessa materia per responsabilltà di questo governo o di quello precedente. Più o meno come l’ultimo atto della scorsa legislatura: il taglio del 10% dell’indennità parlamentare effettuato lo stesso giorno in cui aumentava del 10%. Una burla.
Come burlesco è tutto il balletto delle dichiarazioni, addirittura accuse e controaccuse dei leader della politica italiana: Fausto Bertinotti contro Piero Fassino ecc... E nessuno che si fa una domanda semplice semplice: ma scusate, se Fassino, Rutelli, D'Alema, Prodi, Pini, Berlusconi, Di Pietro, Diliberto, insomma tutti sono d’accordo per ridurre i costi della politica, perché non lo fanno? Perché quando si passa all’azione Prodi vi spiegherà che sì, lui vorrebbe, ma c’è l’autonomia del parlamento. Per Bertinotti c’è un’autonomia in più da rispettare: la coscienza dei singoli parlamentari. Così nessuno fa nulla. E si inventano leggi che non esistono per giustificare l’ingiustificabile. Gli aumenti delle indennità parlamentari? Agganciate per legge a quelle dei magistrati, dicono loro. Ah, sì? Quale legge? Non c’è nessuna legge che dica questo. Lo hanno stabilito loro, con una delibera segreta degli uffici di presidenza di camera e senato. Non ha alcun valore di legge, e nemmeno regolamentare.
Possono approvarne un’altra oggi che dice l’esatto opposto. Che ci vuole per farlo, on. Fassino, on. Di Pietro, on. Fini? Imponetelo ai vostri che siedono li, E fate approvare un’altra delibera di semplice buonconstume: ai parlamentari si rimborsa solo ciò che è giustificato da una ricevuta fiscale: albergo, taxi, affitto. Potete farlo domani... (Franco Beghis)