Contestata, fra le altre cose, l'ordinanza sul caso unipol - Il pg della Cassazione: giudizi diffamatori sui politici. Il gip: un evento annunciato
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ROMA - A Palazzo dei Marescialli la notizia è arrivata di sera, quando il plico con i capi d'incolpazione per il gip Clementina Forleo (foto) era già chiuso in una stanza, ma molti consiglieri del Csm sono pronti a scommettere che l'azione disciplinare promossa dal procuratore generale della Cassazione, Mario Delli Priscoli, contro il giudice delle scalate bancarie del 2005 riguarda anche la famosa ordinanza di fine luglio del 2007. Quella, appunto, con cui il giudice Forleo, chiedendo al Parlamento di poter utilizzare le intercettazioni di alcuni esponenti Ds e di Forza Italia, definiva in particolare Massimo D'Alema e Nicola Latorre, non indagati, come «complici e non tifosi» della vicenda Unipol- Bnl e, in un crescendo», li dipingeva come «consapevoli complici di un disegno criminoso di ampia portata» in «una logica di manipolazione e lottizzazione del sistema bancario e finanziario nazionale».
Ecco, letto tutto questo, il Pg della Cassazione potrebbe aver individuato giudizi diffamatori sui politici e profili di abnormità di un provvedimento che non èdiun pmmadiun gip. Tra i capi di incolpazione ora formulati dal Pg contro il gip Forleo, oltre al possibile «uso incongruo dell'ordinanza» sulle scalate bancarie, ci sarebbero quelli relativi ad altri due episodi: il primo riguarda le offese che il magistrato avrebbe rivolto al capitano dei carabinieri Pasquale Ferrari accusato, insieme ai pm di Brindisi Negro e Santacaterina, di non avere indagato a sufficienza sulle minacce telefoniche subite dai genitori del giudice prima del tragico incidente di auto in cui persero la vita. Il secondo è avvenuto a Milano dove la dottoressa Forleo ebbe un pesante alterco con due poliziotti che arrestarono un extracomunitario per strada con metodi, a suo dire, troppo violenti. Così la Forleo, che al Csm ha già ha una pratica aperta in I commissione per un eventuale trasferimento d'ufficio, ora dovrà difendersi anche davanti alla Sezione disciplinare. Durante la sua recente audizione a Palazzo dei Marescialli, il magistrato aveva detto che il procuratore generale di Milano, Mario Blandini, le avrebbe consigliato prudenza con i politici perché «D'Alema aveva chiamato... ».
Ascoltato una decina di giorni fa, Blandini ha poi smentito su tutta la linea la collega il cui destino avrebbe dovuto essere deciso all'inizio della prossima settimana. Ora, però, la I commissione potrebbe cedere il passo alla «disciplinare» davanti alla quale si celebra un «processo» con tanto di difensore, Giulia Bongiorno in questo caso, e la procura generale che sostiene l'accusa. Già l'estate scorsa — quando le intercettazioni di D'Alema, Fassino, Latorre, Grillo, Cicu e Comincioli furono depositate — il ministro degli Esteri sostenne che «il Gip si è arrogato un compito che non appartiene alle sue funzioni»... «con «asserzioni assolutamente stupefacenti ed illegittime, sospinte da una pregiudizievole animosità estranea alla cultura e alla funzione propria di un giudice che si esprime con tanta acrimonia... ».