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n. 1411 del 25/12/2007

LA PAURA FA 'DE MAGISTRIS'

Non si spegne la polemica sul caso De Magistris. Continua a far discutere il suo allontanamento come Sostituto Procuratore della Repubblica al Tribunale di Catanzaro. Il suo torto è stato quello di occuparsi di casi di corruzione nella pubblica amministrazione e rapporti tra criminalità e politica.

L’inchiesta che ha sollevato tanto scalpore è denominata “Why not”, dal nome di una società di lavoro interinale di Lamezia Terme, la cui attività è uno dei filoni dell’indagine. Questa ruota attorno a presunti contatti tra l’imprenditore Antonio Saladino ex presidente della Compagnia delle Opere della Calabria e l’allora presidente della Commissione Europea Romano Prodi. Il magistrato scopre che molto probabilmente questa società è finalizzata all’intercettazione di una gran parte dei finanziamenti pubblici erogati dalla Calabria e dall’Unione Europea per servizi, che vanno dalla sorveglianza idraulica alla tutela del patrimonio, gestione di banche dati e altri servizi informatici. Negli atti figurano anche intercettazioni tra Saladino e Clemente Mastella, partono le perquisizioni.

Il ministro della giustizia quindi fa richiesta di trasferimento d’urgenza per il magistrato dalla sede di Catanzaro per presunta incompatibilità (così anche i suoi collaboratori vengono rimossi dagli incarichi). Forse il ministro ha qualcosa da nascondere? Perché tanta ingerenza del mondo politico in quello della giustizia?

Altri indagati sono: Poletti l’attuale capo di Stato Maggiore della Guardia di Finanza, Nicola Adamo il vicepresidente della Regione Calabria, Mario Pirillo (DS) assessore regionale all’agricoltura e forestazione, Antonio Acri consigliere regionale dei DS. Insomma un intreccio interminabile, una lobby politico-affaristica che fa togliere l’inchiesta a De Magistris.

Ma veramente il magistrato ha violato i suoi doveri nella conduzione delle inchieste (comprese anche la Poseidone e la toghe lucane) o aveva scoperto troppo? Forse si, ma non solo questo, voleva solo fare il suo dovere e perseguire la giustizia, indipendentemente da chi fosse il colpevole. Mostrare il volto onesto della Calabria, di quella Calabria con i suoi onesti cittadini che producono e lavorano a dispetto di tutto e di tutti. Ancora uno schiaffo alla Calabria bistrattata. Ma non è ancora finita. Nonostante la sezione disciplinare del CSM dovrà pronunciarsi l’11 gennaio 2008 sulla richiesta di trasferimento d’ufficio in tutta Italia sono partite petizioni pro De Magistris, gli italiani si sentono tutti vicini al magistrato della vera giustizia che i potenti vogliono fuori dalla Calabria.


Maria Andropoli, donna calabrese di Cosenza


Paolo Tagliaro © 2003/04 - Tutti i diritti sono riservati