C'era una volta l'Iraq che occupava quotidianamente le prime pagine dei giornali e i titoli dei telegiornali che raccontavano gli sgozzamenti e massacri provocati da kamikaze e dalle autobombe nei mercati, nelle scuole, nell'Università o in mezzo alla fila di operai in attesa di trovare un lavoro, e questi terroristi venivano chiamati da una parte politica italiana e di una certa stampa come la "resistenza" ed era diventato una bandiera per questa gente.
Quando noi dicevamo "guardate, la eliminazione di Saddam e del suo regime è stata un bene per i popoli dell'Iraq (Arabi, Curdi,Turcomanni e gli Assiro Khaldei), venivamo considerati e tacciati di essere filo americani.
L'Iraq ha avuto la sfortuna di avere i confini con Paesi come la Siria e l'Iran. Quest'ultimo, sin dall'inizio della caduta del regime dittatoriale di Saddam, non è mai riuscito a mandare giù che l'Iraq possa diventare un paese democratico e ha cercato in tutti modi di ostacolare qualsiasi processo di riconciliazione nazionale in questo paese aiutando le falangi più estremiste sia sciite che sunnite.
Ora, grazie anche ai Sunniti - che finalmente hanno capito che Al Qaida li stava strumentalizzando e usando sia contro le forze multinazionali sia contro i popoli dell'Iraq - hanno cambiato atteggiamento formando addirittura dei gruppi che collaborano con l'esercito iracheno contro l'organizzazione di Al Qada. Infatti, secondo stato maggiore dell'esercito iracheno, solo nel mese di novembre sono stati arrestati più di 10.000 terroristi affiliati ad al-Qaida, grazie agli infiltrati dei Servizi di intelligence e le forze di polizia.
Un'altra dimostrazione che la situazione si sta lentamente normalizzando è il ritorno dei profughi che erano fuggiti dopo la caduta del regime e sono la maggior parte dei cittadini della capitale Baghdad che in questi quattro ha visto morte, fame e tanta paura.