Chiusa l'inchiesta sugli spioni di Tavaroli: "Dovevano vigilare" - I magistrati contestano alla rete della Security una serie di reati di corruzione
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MILANO - Telecom Italia e Pirelli indagate per le attività illecite di Giuliano Tavaroli, l'ex brigadiere dei carabinieri, diventato numero uno della Security di entrambi i gruppi. E capace di arruolare alle sue dipendenze una vera e propria rete di spioni. I vertici di Pirelli, ai tempi holding di controllo della Telecom, dovevano impedire ai propri dipendenti di commettere atti illeciti, come raccogliere abusivamente informazioni sui lavoratori da assumere, imprenditori, politici e giornalisti.
Telecom e Pirelli dovevano organizzare le aziende in modo che nessuno potesse corrompere funzionari pubblici, o altri, per creare quella massa di dossier illegali, noti col nome di Archivio Zeta e custoditi nelle stanze segrete di un investigatore privato di Firenze, Emanuele Cipriani. Una "trama allarmante - l'ha definita il Tribunale del Riesame di Milano in un suo atto - di acquisizione di informazioni riservate da utilizzare contro importanti personaggi dell'imprenditoria, del giornalismo e della politica italiana, prima di incontri che l'alta dirigenza del gruppo aveva in programma con questi personaggi".
Il coinvolgimento dei due gruppi è dovuto alla legge 231, la norma che regola la responsabilità amministrativa delle società. Il decreto legislativo ha introdotto nel 2001 l'obbligo per le aziende di rispondere, in quanto persone giuridiche, per i reati commessi all'interno della propria struttura. Le società dovrebbero cautelarsi adottando e facendo rispettare modelli di organizzazione e gestione interna. Nel caso in cui questi modelli non funzionino, ecco i guai giudiziari, che si possono concretizzare in sanzioni pari in genere ai profitti illeciti realizzati. In questo caso le sanzioni non dovrebbero superare il milione di euro.
La responsabilità dei due gruppi è ipotizzata dai sostituti procuratori Fabio Napoleone, Stefano Civardi e Nicola Piacente nell'atto di chiusura indagini sulla vicenda dei dossier illegali che la prossima settimana, salvo imprevisti tecnici che imporrebbero un rinvio a settembre, verrà notificato alle parti. Per Pirelli, il documento verrà consegnato al legale rappresentante Marco Tronchetti Provera, mentre per Telecom Italia toccherà a Gabriele Galateri di Genola, in quanto presidente in carica.
La Security di Telecom-Pirelli, sotto la guida di Tavaroli, ha avuto a disposizioni risorse, mezzi e tecnologie tali da consentire l'acquisizione di notizie privilegiate nell'interesse del gruppo. Spetterà poi alle società dimostrare che sono stati Tavaroli e la sua banda a eludere i modelli di controllo interno e non le stesse società a comandare gli illeciti. Del resto Telecom e Pirelli sono considerate persone offese dal reato di appropriazione indebita. E nessuno dei vertici (compresi Buora e Tronchetti Provera), al di fuori di quelli finiti nelle ordinanze dei giudici, risulta al momento indagato.
L'attività di Tavaroli avveniva attraverso una sorta di outsourcing: spionaggi commissionati in gran parte a investigatori privati che pur di informare le società nel modo più dettagliato possibile non esitavano a infrangere la legge. Corruzione per un atto d'ufficio, corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio e corruzione per persona incaricata di pubblico servizio sono i reati ipotizzati e per i quali ora rischiano di pagare le due società milanesi. La chiusura di indagini della prossima settimana sarà solo una prima tappa, in quanto alcuni reati verranno stralciati. Anche il deposito riguarderà solo una parte degli atti: per tutti i dossier illeciti, i pm hanno chiesto la distruzione in attesa della decisione della Corte Costituzionale sulla loro utilizzabilità. (Walter Galbiati e Emilio Randacio)