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n. 1588 del 22/09/2008

LA PENA DI MORTE A “FUROR DI POPOLO”

L’argomento della sicurezza è uno dei temi più trattati in questi ultimi tempi. Si discute su criminalità, extracomunitari, clandestini e di quali possano essere le scelte più adeguate per arrivare alla soluzione di questo problema che ha assunto dimensioni veramente notevoli e preoccupanti a tal punto che, recentemente, alcuni Sindaci del Nord hanno assicurato, a spese del Comune, i loro concittadini contro furti, rapine e scippi. Così, già da un mese o poco più, a coadiuvare le Forze dell’Ordine è arrivato l’Esercito.

Il Governo ha inviato nelle maggiori città italiane tremila militari a pattugliare strade e piazze. A detta del ministro dell’Interno Maroni i risultati, dopo un mese dall’avvio dell’operazione, sono molto confortanti.

Da sempre sosteniamo che la “percepita” presenza dello Stato, sul territorio, costituisce valido deterrente alla delinquenza oltre al garantire la certezza della pena. Se da una parte quindi è comprensibile il compiacimento con il quale, non solo uomini politici, ma anche semplici cittadini hanno accolto la comparsa dei soldati sulle strade, dall’altra non possiamo noi, per nostra natura e scelta vigili controllori su sprechi e privilegi, non sollevare alcune perplessità di metodo.

E’ provato che in Italia il rapporto tra il numero degli addetti alle forze di sicurezza ed il numero degli abitanti è di gran lunga superiore agli altri paesi europei: 1 addetto ogni 175 abitanti in Italia contro, ad esempio, 1 addetto ogni 400 abitanti in Germania. Siamo perciò convinti che il ricorso al contingente militare potesse benissimo essere evitato attraverso una migliore razionalizzazione ed utilizzazione degli agenti impegnati in funzioni di supporto a quelle operative in senso stretto.

A questo si aggiunga l’impossibilità di conferire ai soldati le medesime attribuzioni di competenza delle forze di polizia, col risultato, quindi, di assistere al lavoro di pattuglie miste di agenti e militari dove, più che provvedere alla sorveglianza del territorio, le forze dell’ordine hanno la preoccupazione di addestrare i soldati controllando altresì che essi non esulino dall’ambito ristretto delle loro competenze. Né è condivisibile che, in un momento così delicato per la sicurezza, si decida di tagliare, dal bilancio della Stato, centinaia di milioni di euro dal fondo destinato alle forze di sicurezza.

Non giova inoltre dare all’Europa l’immagine di un paese militarizzato: non rappresenta una prova di forza ma di debolezza nell’incapacità di saper gestire, nell’ordinario, la propria sicurezza interna. Così si spiega la decisione del neosindaco di Roma, Alemanno, di interdire tassativamente ai militari, il centro storico della città, non meno segnato dall’insicurezza di quanto lo siano le periferie, sottolineando così l’effetto psicologico negativo che una simile presenza porta con sé.

Triste giorno davvero quello nel quale un ministro della difesa possa affermare che sì è disposto l’impiego dell’esercito perchè è quello che chiedono i cittadini. Di questo passo si può intravedere il momento ancora più triste in cui, ragionando con la stessa logica, si potrà giungere a introdurre la pena di morte letteralmente a “furor di popolo”.


CITTADINI ATTIVI - Ufficio Stampa


Paolo Tagliaro © 2003/04 - Tutti i diritti sono riservati