Tra Palermo, Messina e Catania 24 barriere e 500 dipendenti su 250 chilometri di rete - La Corte dei conti chiede chiarimenti. L'Anas minaccia la revoca della concessione
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PALERMO - Le autostrade siciliane, ha sentenziato l'Anas, sono le più disastrate d'Italia. Ma hanno un record: vantano un numero senza eguali di casellanti. Cinquecento, fra dipendenti fissi e stagionali. Una folla di "agenti tecnici esattori" cresciuta a dismisura, in un ente che gestisce 268 chilometri di tracciato e 24 porte d'ingresso. Come dire: nell'isola c'è un casellante ogni due chilometri, 20 ogni casello.
Eccolo, lo scandalo del Cas, il consorzio per le autostrade su cui si è abbattuta nei giorni scorsi la censura di Pietro Ciucci, il presidente dell'Anas che ha proposto al ministro Matteoli la revoca della concessione dopo che gli ispettori dell'ente hanno riscontrato, lungo le arterie gestite dal consorzio, 473 "non conformità": buche, avvallamenti, gallerie non illuminate, guard-rail da sostituire. Difetti che marchiano le gloriose litoranee siciliane, la Messina-Catania e la Palermo-Messina, quest'ultima completata di tutta fretta a fine 2004 e inaugurata in pompa magna alla presenza di Silvio Berlusconi.
Ma a caratterizzare il consorzio è anche (soprattutto) l'esercito di casellanti, schierati ovunque, nelle cabine per il pedaggio come (almeno un centinaio) nelle tre sedi amministrative del Cas. Un ente diventato nel corso degli anni uno stipendificio. A denunciarlo, indirettamente, è stata la stessa Anas che ha rilevato come, fra le società italiane che gestiscono le autostrade, il Cas sia quello con il rapporto più alto fra spese per il personale e introiti. Il 45 per cento degli incassi di pedaggi e royalties versate dai gestori delle stazioni di servizio (ovvero quasi 80 milioni di euro ogni anno) se ne va per pagare i dipendenti. Nessuna delle altre 23 concessionarie dell'Anas supera il tetto del 35 per cento.
Un dato svelato nei giorni scorsi da Patrizia Valenti, la dirigente che da aprile siede alla guida di un carrozzone di quasi esclusiva proprietà della Regione, e che ha ereditato i risultati sconfortanti di gestioni brevi o commissariali: "C'è stata una politica del personale, in questi anni, che ha sopperito alle carenze d'organico negli uffici - afferma la Valenti - con l'assunzione o la promozione di tecnici esattori. E oggi ci ritroviamo con appena due ingegneri e un numero insufficiente di geometri: per alcuni progetti, dobbiamo chiedere il supporto dell'università. Non disponiamo neppure di un ufficio legale, pur avendo un contenzioso da due milioni 760 mila euro".
Proprio il contenzioso è stato, in questi anni, il leit motiv della vita del consorzio. Una miriade di cause intentate, in gran parte, dagli stessi tecnici esattori che dopo essere stati inquadrati negli uffici chiedono il riconoscimento di mansioni superiori o, al contrario di indennità suppletive come quella per il "maneggio denaro", che possono far lievitare un compenso base di 1.500 euro fino a una cifra doppia. Al punto che anche la Corte dei conti, a fine giugno, ha chiesto lumi sulle indennità dei casellanti finiti dietro una scrivania. La Valenti ha rispedito sette casellanti ai caselli e, in mancanza di figure qualificate, ha affidato all'esterno la gestione degli uffici che si occupano di appalti e pensioni. Finendo per scontrarsi con la Cgil e altri sindacati minori che hanno indetto una raffica di scioperi.
Ma la lady di ferro delle autostrade siciliane non si è fermata nelle sua denunce, sottolineando come negli ultimi 8 anni non siano state eseguite manutenzioni previste per legge per un importo di circa 80 milioni di euro. Soldi dirottati verso la spesa corrente, in un ente che ha peraltro 12 milioni di debiti fuori bilancio. In quest'elenco figura anche la somma non proprio esigua di 1,2 milioni per una società privata che, attraverso propri dipendenti forniti di bandiere, segnalava la situazione di pericolo fuori dalla galleria Langenia, rimasta chiusa per 27 mesi in seguito a un incendio. E poi quei 12 milioni spariti nel nulla, a sentir ancora la Valenti, ovvero erogati dalla banca ma mai trasferiti nel conto del consorzio. Sulla vicenda l'amministrazione ha già presentato un esposto giudiziario.
Forse si è spinta troppo oltre, nella Sicilia che soffre una recrudescenza di intimidazioni ad amministratori pubblici. E così, proprio ieri sera la Valenti si è scontrata su un episodio oscuro: alla presidentessa del consorzio, e a un funzionario dell'ente, sono stati inviati una busta con due proiettili e un messaggio di auguri. È stata la stessa Valenti a denunciare la vicenda, presentandosi in procura a Messina. L'autostrada dei casellanti si è già trasformata nell'autostrada dei veleni. (Emanuele Lauria)