Parla per la prima volta Mario Mautone, indagato chiave dell’inchiesta di Napoli. Qui contrattacca svelando che l’unico sistema esistente era quello del figlio di Di Pietro. A base di raccomandazioni.
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Il 17 dicembre è stato arrestato su ordine del tribunale di Napoli con l’accusa di far parte di una presunta banda di pubblici amministratori infedeli che avrebbe favorito amici imprenditori, aggiudicando loro appalti euromilionari o confezionando gare su misura. I quotidiani hanno parlato di «sistema Mautone», ma lui, che di nome fa Mario ed è stato provveditore ai lavori pubblici delle regioni Campania e Molise, non ci sta. Spiega l’avvocato Salvatore Maria Lepre, che con la collega Marcella Laura Angiulli lo difende: «Quel sistema non è mai esistito, come non c’è mai stato alcun “bacino clientelare” a lui collegabile e di cui parlano i magistrati».
Mautone, però, non nega i rapporti con Cristiano Di Pietro. All’epoca il padre Antonio era ministro delle Infrastrutture, proprio quello da cui dipendeva l’ufficio di Mautone. «I favori richiesti da Cristiano Di Pietro, per nulla illeciti, si inquadravano in quel rapporto di subordinazione tra lo stesso Mautone e il ministro» conclude Lepre. Il suo assistito si toglie però qualche sassolino dalle scarpe e liquida l’ex ministro come «arrogante e presuntuoso» in questa intervista esclusiva, condotta attraverso i suoi legali.
Ingegner Mautone, un’informativa della Direzione investigativa antimafia (Dia) parla dei rapporti tra lei e Cristiano Di Pietro. Di che cosa si tratta?
Rapporti di natura istituzionale, ma non so dire se dietro si nascondessero motivi di interesse personale.
Quali sono gli interessi di Di Pietro jr negli appalti e sui fornitori di cui parla la Dia?
Da quanto mi risulta, pur interrompendo i rapporti con me, sollecitava continuamente l’ex mio dirigente di Campobasso affinché fosse affidato un incarico a persona di sua fiducia per la sorveglianza della sicurezza dei lavori in corso nella caserma dei carabinieri di Termoli. In particolare era interessato a sapere quali fossero le imprese impiantistiche che lavoravano in zona, per indirizzarle, eventualmente, presso qualche fornitore di sua conoscenza.
Quali sono gli impegni che lei aveva preso con Cristiano Di Pietro per cui non poteva lasciare Napoli?
Erano impegni istituzionali, quali la realizzazione della nuova prefettura di Isernia, altre caserme dei carabinieri e della Polizia di Stato, il restauro della Torre di Montebello, per i quali già mi ero attivato e che, a tutt’oggi, non sono stati eseguiti, perché il mio allontanamento mi ha impedito di continuare.
Gli interventi di «cortesia» che le chiedeva Cristiano Di Pietro riguardavano anche ambiti al di fuori delle sue competenze, per esempio le raccomandò un ingegnere di Bologna. Può fare qualche altro esempio?
L’episodio a cui si fa riferimento è relativo a un ingegnere meccanico del Molise, trasferitosi a Bologna per motivi di lavoro, per il quale il mio intervento, nel rispetto della legittimità delle mie funzioni, non andò a buon fine. Non ricordo altri episodi simili.
Nelle carte si parla soprattutto di chiese, impianti elettrici e caserme. Sembrano piccoli affari. Un suo collega liquida Cristiano Di Pietro come una persona di «basso profilo». Si accontentava di poco?
Non so se per lui fosse poco o molto, ma queste sono le richieste che mi ha fatto.
Chi sono gli architetti che le vengono raccomandati da Di Pietro junior?
Erano architetti o ingegneri molisani, che avevano lui come referente e quindi si cercava di accontentarli.
È vero che in loro favore è intervenuto anche Nello Di Nardo, all’epoca segretario di Di Pietro al ministero?
Sì.
Cristiano le ha chiesto altri favori che non risultano nell’inchiesta?
Non ricordo.
Perché è stato trasferito a Roma? Di Pietro ha detto che non si fidava più di lei. L’aveva messa in un angolo?
No, tanto che mi fu affidata una delle direzioni più importanti del ministero, ovvero quella dell’edilizia statale e degli interventi speciali.
Sua moglie, per evitare il trasferimento a Roma, le avrebbe detto di «buttarla sul ricatto del figlio» di Di Pietro.
Mia moglie intendeva dire che, data la massima disponibilità dimostrata nell’assecondare le richieste del giovane Di Pietro, anche con continui sopralluoghi e incontri con enti locali, non era giusto subire un torto del genere.
Di Pietro ha preso le distanze da lei e dal figlio, anche se dice che non c’era niente di illegale nelle richieste di Cristiano. È d’accordo?
Ricordo che a un incontro con il ministro mi fu detto che Cristiano doveva «stare buono, si agita troppo». Comunque, se ci fossero state, a mio avviso, delle richieste illegali, non mi sarei adoperato per soddisfarle.
Veniamo ad Antonio Di Pietro: che rapporti aveva con lui?
Quelli di un dirigente con il proprio ministro.
Che genere di politico è?
Non essendo dello stesso partito, non esprimo giudizi.
E a livello umano?
Arrogante e presuntuoso.
Le risulta che Di Pietro la volesse far nominare assessore in regione, come hanno scritto alcuni giornali?
Non mi risulta. Anzi mi sono molto seccato, in quella circostanza, per essere stato inserito tra i candidati per la regione, dato che non ho mai espresso alcun interesse per l’attività politica.
Lei in un’intercettazione definisce l’ex ministro «un mezzo pazzo».
Ribadisco quello che ho detto in merito al carattere dell’uomo.
Quando era con lui, raccomandava qualcuno?
Eventuali segnalazioni mi arrivarono attraverso la sua segreteria.
Di Pietro ha mai chiesto personalmente favori?
Non mi risulta.
I suoi comportamenti sono in linea con i valori del suo partito?
In base alla mia esperienza, posso dire che i rapporti anche con altri esponenti del partito non sono sempre trasparenti.
E gli altri dipietristi campani hanno mai fatto pressioni?
Il responsabile regionale Nicola Marrazzo talvolta sottolineava che la mia permanenza a Napoli dipendeva dalla mia disponibilità.
L’ingegnere Donato Carlea, l’uomo con cui Di Pietro l’ha sostituita al provveditorato, ha rapporti con l’Italia dei valori?
Ritengo che sia un uomo di sinistra, vicino all’Idv.
Nei suoi interrogatori che cosa le hanno chiesto i pm su Di Pietro?
Non mi è stata fatta alcuna domanda sull’argomento.
Secondo lei perché?
Non so rispondere. (Giacomo Amadori)