Cari amici,
vi sembrerà strano, ma ho molto gradito le vostre proteste, perché questo significa che la scuola è ancora viva. Ci siete e grazie per esserci. Finché ci sarà almeno una persona che dedicherà una parte del suo tempo, piccola o grande, a parlare di scuola, ad impegnarsi per la scuola, nessuno riuscirà ad ucciderla, a farla tacere, nonostante tutte le diavolerie che, giorno per giorno, si inventano: le tesine, le mappe concettuali i PEI, i PON, i POF, i progetti, il progetto qualità, la produttività, ….
Ma, ditemi, chi non si sentirebbe offeso, umiliato e decisamente arrabbiatissimo nell’ascoltare alcune risposte, tipo quella sull’atomo? Anche l’insegnante più impreparato, meno interessato, meno disponibile, più freddo, meno comunicativo, ecc… una cosa così non può averla trasmessa, né può aspettarsela.
A Caterina e a Massimo, in particolare, voglio dire che sono 38 i miei anni di insegnamento, fra poco andrò via per raggiunti limiti di età e di carriera e per far spazio ai giovani. Nonostante i 38 anni, ogni primo giorno di scuola rappresenta ancora per me un’attesa, l’attesa di rivedere i ragazzi degli anni precedenti e di conoscere i nuovi, con cui condividere tante cose, oltre le mie discipline, matematica e fisica. Non riesco a rimanere inerte di fronte allo spreco dell’intelligenza, è qualcosa che mi irrita, mi fa star male. Lo so che ciò che è importante per noi vecchi non lo è per voi ragazzi, ma la cultura è un patrimonio di tutti, di noi e di voi, che, nella scuola, dovremmo essere solo noi, questa continua contrapposizione fra studenti e docenti non ha alcun senso, e non potete e non dovete rifiutarla. So che si può vivere bene anche senza conoscere “l’atomo”, ma allora anche senza conoscere “la Gioconda”, “Pirandello”, e così via. Ma ci sarà sempre qualcuno che tutte queste cose le conosce e quel qualcuno avrà il comando, gli altri saranno quelli del “sì, signore”. Vi pare giusto?
Imparare ad imparare, oggi, è di aiuto ad imparare, domani.
A risentirci.