Costò 9 volte più del previsto. Il progettista: colpa dell'incuria
________________________________________________________________________
C'è tutto scritto, nero su bianco, in un libro che è agli atti del Senato. Sono le conclusioni della Commissione d'inchiesta parlamentare «sugli ospedali incompiuti», pubblicato nel 2000. Stronca senza pietà il San Salvatore dell'Aquila, l'ospedale evacuato e dichiarato inagibile dopo il disastro. Ospedale anti-sismico? I pilastri di Farmacia sono stati tagliati dalle scosse e il cemento si è sgretolato come creta. Il vicepresidente di quella commissione d'inchiesta, Ferdinando Di Orio, 60 anni, ex senatore Ds e oggi magnifico rettore dell'università aquilana, è chiaro: «Il San Salvatore è stato uno scandalo di questo Paese».
Il libro è una condanna: «Spazi di degenza angusti», «irrazionalità e obsolescenza dell'impianto costruttivo», «scarsa qualità dei materiali impiegati». Ma l'ex senatore Di Orio aggiunge: «La Guardia di Finanza ha calcolato che l'ospedale è costato nove volte di più del necessario». Basta leggere il testo del 2000: la costruzione iniziò nel 1972, spesa prevista 11.395 milioni di lire, per 1.100 posti letto (oggi sono 350, cioè un terzo). Passarono vent'anni da allora, prima che l'ospedale, nel 1992, incominciasse a funzionare con i poliambulatori. Ma a colpire di più sono i finanziamenti: quasi 200 miliardi di lire, stanziati in 20 anni da Cassa del Mezzogiorno, Regione Abruzzo, ministero dei Lavori pubblici, ministero dell'Università e Ricerca.
Così oggi Mauro Tursini, ingegnere civile e direttore dell'Ufficio tecnico della Asl, dice: «L'ospedale è stato per anni il Pozzo di San Patrizio dove buttare i soldi». Appalti dopo appalti, imprese che ottenevano i fondi e subito dopo fallivano, lasciando fermi i cantieri, in quegli anni di giunte democristiane. «Un direttore dei lavori diventò direttore generale in Comune», chiosa il sindaco oggi in carica Massimo Cialente, del centrosinistra. «Fino almeno al '93 — incalza Di Orio — l'ospedale rimase un rustico, con i pilastri abbandonati. Sarebbero bastati tre-quattro anni per completarlo e invece...». Un'avanzata a singhiozzo, a piccoli lotti, da un taglio di nastro all'altro, prima il laboratorio d'analisi, poi la Farmacia, infine le sale operatorie nel '98 e l'inaugurazione finale nell'agosto '99. Ma l'avventura iniziò nel 1967 quando l'architetto Marcello Vittorini, oggi ottantaduenne, presentò il progetto definitivo. Ora dalla sua casa romana racconta: «Ho visto che l'ospedale in alcuni punti era inagibile, ma in altri no. Non capisco cosa possa essere successo. Non so se l'incuria possa aver compromesso i pilastri. Quando con l'ingegner Gaspare Squadrilli presentammo il progetto, L'Aquila era classificata dal ministero dei Lavori pubblici come zona sismica di seconda categoria. E noi superammo tutti i collaudi».
Ma nel frattempo la classificazione è cambiata. Da almeno due anni — dice l'ingegner Tursini — L'Aquila è diventata «zona sismica di prima categoria». E infatti si fanno spesso le prove di evacuazione. Ma i controlli di stabilità? «Questo però non è giusto dirlo perché il coefficiente di sicurezza di un ospedale resta inalterato. Il San Salvatore l'altra notte non è crollato come hanno scritto i giornali. Sono venuti giù solo i pannelli, le tamponature, parlerei perciò d'imperizia...». Eppure l'ospedale continua a tremare a ogni scossa e le pareti a sbriciolarsi. Ieri sono venuti il premier Berlusconi e il ministro del Welfare Sacconi. Hanno dato un'occhiata alle strutture, hanno preso tempo: «Aspettiamo quel che ci diranno i tecnici della Commissione Grandi Rischi, già al lavoro», ha detto Sacconi. Intanto, due giorni fa, un medico oncologo dell'ospedale, Gianpiero Porzio, ricordava la battuta sinistra che gli fece l'ex ministro della Sanità, De Lorenzo, alludendo a chissà quali affari roteanti intorno al San Salvatore. «De Lorenzo?», s'indigna l'architetto Vittorini. «Se sapeva davvero qualcosa, perché non fu lui il primo ad intervenire?». (Fabrizio Caccia)