Centosessanta euro, solo per pochi minuti, nemmeno la visita, solo l’ascolto del problema, della patologia, e poi via, nello studio accanto, pronto per il nuovo paziente: una deambulazione continua , frenetica, a botte di 160 € che cadono su chi, magari se lo può permettere,ma anche sul paziente angosciato e magari precario, della generazione 1.000 € o sul pensionato che magari prende anche meno di mille € al mese di pensione
Questo succede a Padova, nelle strutture dedicate dell’Ospedale (ripeto due studi al servizio del medico funambolo), ma succede anche in Provincia di Padova, nell’ASL 17, dove il primario da” centosessanta Euri”, probabilmente, per non dividere il compenso, rinuncia anche all’assistente, si improvvisa segretaria, divide le prenotazioni e le certificazioni del pagamento della prestazione : questa copia al paziente, questa resta a me! Non sembra proprio il giuramento di Ippocrate quello a cui si rifanno questi medici, medici di Padova, ma anche medici di altre città, medici d’Italia, insomma, appare piuttosto come il giuramento all’avidità, alla cupidigia del denaro, tanto più odiosa, in questo caso perché avviene sulla pelle, sulla salute di chi sta male, che è debole e che magari non può aspettare i tempi troppo lunghi di una visita in regime istituzionale, in un sistema sanitario ormai allo sfascio. E mi chiedo : è giusto questo, è giusto speculare sulla pelle del malato che magari non potrebbe permettersi queste prestazioni così esose?
Sergio Resente, Direttivo ass. "CITTADINI ATTIVI"