Tratto dal sito della associazione "Antonino Caponnetto"
“Allarme rosso! Da Sud a Nord i poteri delle mafie”, è il titolo di una serie di incontri promossi dal sindacato degli studenti dell’Università di Padova. Il primo si è tenuto il 13 marzo scorso nell’aula B3 della facoltà di Scienze Politiche, sul tema “La parola all’antimafia: giornalismo d’inchiesta, un confronto tra Nord e Sud. Davanti ad una folta e motivatissima platea studentesca – che ha animato il dibattito con una serrata sfilza di considerazioni e domande – si sono confrontati Rita Pennarola, condirettore del mensile d’inchiesta La Voce delle Voci, Giovanni Viafora, redattore del Corriere del Veneto, Andrea Cinquegrani a nome dell’Associazione Antonino Caponnetto. “Apriamo questi nostri incontri con un tema caldo – ha introdotto i lavori Sara Ghezzo del Sindacato Studenti e laureanda con una tesi sulla tratta degli esseri umani – e cioè la progressiva penetrazione delle mafie nei nostri territori. La vostra presenza è importante perché è ancora molto scarsa, nell’opinione pubblica, la consapevolezza della gravità del fenomeno, e in particolare siamo fortemente preoccupati per la mimetizzazione della mafia nei nostri contesti sociali ed economici”.
“E’ sempre più raro il giornalismo d’inchiesta in un mondo dell’editoria sempre più omologato, sempre più condizionati da editori che di puro hanno ormai assai poco e rispondono a logiche di lobbies e poteri forti”, ha sottolineato Rita Pennarola. Un altro fortissimo condizionamento, poi, è rappresentato dalle continue minacce nei confronti di quei pochi giornalisti che hanno ancora il coraggio – pagandolo sulla propria pelle – di fare inchieste e dare informazione ai cittadini, che non è solo un diritto costituzionalmente previsto, ma anche un preciso dovere. “Mi riferisco – ha precisato Pennarola – alle querele penali e soprattutto alle citazioni civili che sono una vera e propria pistola puntata sulla tempia del giornalista scomodo. Querele e citazioni nella stragrande parte dei casi infondate, perché non viene mai contestato un fatto, una notizia errata, ma la lesione di un presunto onore per il sol fatto che si tocca un certo argomento, un certo personaggio”.
Giovanni Viafora ha centrato la sua attenzione sulla presenza sempre più invasiva dei clan in tutto il nord Italia. “Anche nell’ultima relazione dell’antimafia – ha chiarito – viene focalizzata l’attenzione sulla nostra regione, il Veneto, precisando che nell’area occidentale, ai confini con la Lombardia, detta legge la ‘ndrangheta, mentre in quella orientale detta legge la camorra. Ne sono testimonianza le ultime inchieste della magistratura, che hanno portato ad una serie di arresti e sequestri di beni”. Viafora ha spiegato un meccanismo ormai consolidato: “In questi anni di crisi economica sempre più asfissiante, è stato facile per colletti bianchi con forti liquidità, prestanome di clan camorristici, inserirsi nel gioco, riciclando denaro con imprese in fase di collasso”. Una evidente contaminazione del tessuto economico, in alcuni casi portata avanti in combutta con la collusione di pezzi da novanta dell’amministrazione pubblica”.
E proprio l’infiltrazione delle mafie negli apparati istituzionali è stata al centro dell’intervento di Andrea Cinquegrani, in rappresentanza dell’Associazione antimafia Antonino Caponnetto. “Ormai il confine tra Stato e antistato è sempre più labile, la presenza criminale in tutte le regioni, e anche all’estero, è una patologia che sta divorando il tessuto economico. Ci sono troppe collusioni, anche di pezzi dello stato. Oltre che la manovalanza criminale, vanno individuati e perseguiti i “colletti bianchi” che ormai inquinano il sistema. L’azione della Caponnetto va proprio in questa direzione: cercare di smascherare le presenze
cancerogene delle mafie, le collusioni, le connivenze a 360 gradi. Occorre un’antimafia di fatti, e non di parole”. E’ necessario, inoltre, che le procure siano sempre più dotate di strumenti idonei per l’azione di contrasto: pm antimafia in tutte le procure dove è ormai risaputo – nonostante ormai inutili negazionismi spesso istituzionali – che le mafie controllano interi territori e settori economici.
Di particolare interesse, infine, l’intervento che ha concluso il dibattito. A parlare è stato ARMANDO DELLA BELLA, fondatore dell’Associazione Cittadini Attivi di Padova. Artefice di battaglie per la trasparenza e la legalità, da alcuni anni l’Associazione è collegata alla Voce delle Voci, sulle cui pagine cura una rubrica mensile. Della Bella, particolarmente interessato ai temi emersi nel corso dell’incontro all’Università, ha espresso ai giovani il senso della speranza che viene riposta nelle loro energie. Si è detto inoltre molto vicino alle battaglie dell’Associazione Caponnetto, aprendo ad una possibile collaborazione con l’Associazione laziale, anche per imprimere maggiore efficacia all’azione di contrasto della malavita organizzata nel Nord Est.