«Arrendetevi! Siete circondati dal popolo italiano. Dovete andarvene finché siete in tempo» con queste parole Beppe Grillo si rivolgeva ai partiti italiani, il 19 febbraio a Milano in una Piazza Duomo gremita per il suo comizio elettorale. Sta finendo un’epoca, rincara il comico genovese e loro – i partiti - non l’hanno capito. Si vogliono coalizzare e zampettano nei talk show. E alla fine della serata, ecco l’ultimatum: «Non avranno scampo, apriremo il parlamento come una scatoletta di tonno. Arrendetevi finché siete in tempo, non vi faremo del male».
E così è stato. L’inizio della XVII legislatura vedeva i partiti arrendersi all’assedio grillino sventolando un’enorme bandiera bianca. Una bandiera formata da circa 700 piccoli tasselli rappresentati dalle 450 schede bianche depositate nell’urna della Camera dei Deputati e dalle circa 250 schede bianche depositate nell’urna del Senato della Repubblica. Erano in corso le votazioni per eleggere i Presidenti dei due rami del Parlamento e i candidati del M5S erano gli unici ad essere votati: Fico, alla Camera, incassava 110 voti, Orellana, al Senato, incassava i 52 voti del M5S. I partiti, arroccati nel loro fortino a tutela dei loro privilegi, ancora una volta dimostravano la loro incapacità nel condividere scelte nuove per il bene del Paese.
Sull’onda dello tsunami grillino, ora tutti si affrettano a dimostrare di essere più puri del re, di avere un’estrema attenzione verso i costi, gli sprechi ed i privilegi della “casta” politica. Pietro Grasso, Presidente del Senato, dimezza il suo stipendio risparmiando così circa 112mila euro su 223mila euro complessivi, rinuncia agli appartamenti e agli autisti, dimezza la sua scorta ed il costo del gabinetto di presidenza, risparmiando così altri 900mila euro l’anno. Il Presidente della Camera, Boldrini, rinuncia all'uso dell'alloggio di servizio e al rimborso delle spese di viaggio e telefoniche, dimezzando l'indennità di funzione e il rimborso spese. Non è da meno il capogruppo Pdl alla Camera, Brunetta, che avvia un piano “lacrime e sangue”. Una «sforbiciata» dolorosa che costa il taglio del 65% del personale alla Camera. L’ufficio stampa del Pdl si affretta subito a precisare che «l'esigenza di dover tagliare circa il 65% del personale, è dovuto non solo dal risultato elettorale del Pdl ma anche dai tagli ai costi della politica». Opportunismo politico o vera volontà di riformare la politica?
Grillo alza il tiro e sfida la casta invitando tutti i partiti a rinunciare ai rimborsi elettorali. Un atto di giustizia nei confronti del popolo italiano, dice. In particolare invita Bersani a firmare una lettera con la quale rinunciare a quasi 49 milioni di euro – quelli del Pdl sono 38 - scelta già effettuata dal M5S. Inoltre propone di ridurre gli stipendi dei parlamentari a 5 mila euro contro i 11.283 euro attuali, di rinunciare all'assegno di solidarietà e di giustificare, rendicontare e pubblicare ogni spesa rimborsata. Il risparmio annuale sarebbe di circa 70 milioni. Peggio che parlare ad un sordo.
Uno stile sobrio e “risparmioso” che contagia anche lo Stato Pontificio: «Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!» dichiara appena eletto Papa Francesco I che opta per una croce in ferro e un anello papale in argento, e il cardinale Barbarin si reca a San Pietro in bicicletta.
Servirà tutto ciò a garantire un futuro migliore al nostro Paese? E i cittadini si chiedono se veramente serva un comico per mantenere fede a tante promesse elettorali mai mantenute, anche da coloro che di questi valori si “fregiavano”, facendone una virtù.