Stentavo a credere ai miei occhi. Qualche giorno fa leggevo, su un quotidiano nazionale, che, dopo sei ore di discussione, la giunta per le immunità del Senato aveva bocciato la relazione con cui si respingeva la richiesta dei magistrati baresi di arrestare il senatore del PD, Alberto Tedesco, accusato di abuso d’ufficio, corruzione, concussione e tentata concussione in una tranche dell’inchiesta sulla sanità pugliese. Il relatore, Alberto Balboni (Pdl) si dichiarava contrario all'arresto del senatore Pd: «Ho escluso la presenza di un fumus persecutionis, ma sulle accuse mosse a Tedesco ho ritenuto, in coscienza di escludere che si sia in presenza di reati di straordinaria gravità e che ci siano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza».
La vicenda riguardava la creazione di una prassi consolidata di sostituzione dei dirigenti non proni ai voleri del potere politico. I giudici spiegano «le grandi capacità manipolatorie del Tedesco: dalle più rilevanti nomine dei direttori generali, alle nomine dei quadri intermedi, alle nomine dei primari tutto avveniva piegando gli interessi pubblici agli interessi particolari». Nel provvedimento i giudici parlano «dell'assoluta indifferenza del Tedesco dei rigori della legge, la chiara professionalità nella programmazione dell'attività criminosa, la disinvoltura dimostrata nel fare ricorso ad espedienti e artifici di qualsiasi genere pur di assicurare sia benefici economici ai privati ed ai suoi familiari, sia il consenso elettorale a se stesso, condizionando così l'attività amministrativa». Se questi non son reati di “straordinaria gravità”, mi chiedo allora quali veramente lo siano: rubare una mela al mercato? Anche perché gli altri indagati nello stesso procedimento sono in carcere….
A favore si sono espressi nove senatori del Pdl, (sì del Pdl (!)) mentre la Lega, per non esprimersi, lasciava l’aula), contro dieci di Pd, Idv e Udc; il presidente Follini (Pd) si asteneva. Incredibile! La giunta per le autorizzazioni diceva quindi sì all’arresto! Il partito di appartenenza del senatore, il Pd, dava il suo consenso. La giustizia poteva fare il suo corso. Il senatore del Pd, ed ex assessore della giunta Vendola, secondo il gip del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, andava arrestato perché «sussisteva il pericolo di reiterazione del reato».
Pensate che fino ad oggi sono state solo tre (!) le autorizzazioni all’arresto concesse dal Parlamento italiano: Francesco Moranino, accusato di strage, Sandro Saccucci accusato di concorso in omicidio e di Toni Negri accusato di banda armata e insurrezione contro i poteri dello stato. In tutti gli altri casi, diverse centinaia di casi, la politica si è sempre sottratta alla Magistratura. I casi più eclatanti: il recente voto della Camera dei Deputati sul caso Ruby Rubacuori che vede imputato il premier Silvio Berlusconi, l’on. Antonio Di Pietro che utilizzò l’immunità parlamentare europea per sottrarsi ad una causa di diffamazione intentatagli dall’ex giudice Filippo Verde, l’ex ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi (Pdl) indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per il G8, l’on. Salvatore Margiotta (Pd) contro gli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta sulle tangenti sugli appalti per estrazione del petrolio in Basilicata, l’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino (Pdl) al quale la Camera nega l'autorizzazione chiesta dalla Procura di Napoli che lo indaga per rapporti con la camorra, il no opposto alla richiesta di arresti domiciliari per il sen. Nicola Di Girolamo (Pdl) accusato di falso, la negata autorizzazione a procedere nei confronti del ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, accusato di favoreggiamento nell’ambito di un’inchiesta per abusi edilizi sull’isola d’Elba, la richiesta negata ai magistrati baresi di arrestare l’attuale ministro per gli Affari Regionali, ed ex presidente della regione Puglia, Raffaele Fitto coinvolto in alcune inchieste su sanità e appalti, e tanti, tanti altri illustri personaggi della politica.
«Proporrò al Pd di votare per l’arresto, io stesso lo chiederò – dichiarava il senatore Tedesco - perché non voglio sottrarmi alla giustizia, usufruendo dell’immunità parlamentare» salvo poi, di fronte al fatto compiuto, affermare che «questo è un fatto che porta acqua al mulino di Berlusconi. Posso dire con serenità che la vicenda è stata gestita in modo persecutorio nei miei confronti» e di comprendere lo stato d’animo del premier: «Ora - afferma - capisco Berlusconi!». Com’è facile oggi cambiare idea in politica: basta una richiesta di rinvio a giudizio….