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n. 2143 del 28/07/2010

ILDA, “ LA ROSSA”

Oltre trecento sono gli arrestati in diverse parti d’Italia nel recente maxi-blitz condotto dalle forze dell’ordine - oltre 3000 gli uomini impiegati - contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia, interessata agli appalti per l’Expo 2015, 500 gli “affiliati”. L’accusa va dall’omicidio all’estorsione, dall’associazione di tipo mafioso al traffico di armi, dall’usura ad altri reati gravi. Sequestrati droga, armi, denaro ed immobili per un valore di molte decine di milioni di euro. Vive congratulazioni sono state espresse da esponenti del governo di centrodestra alle forze dell’ordine e ai magistrati che per oltre due anni hanno coordinato le indagini e disposto gli arresti: “eccellenti risultati” riferisce Roberto Maroni ministro del governo Berlusconi, che sono il “frutto dell’efficace opera di coordinamento tra le forze di polizia e la magistratura impegnate in modo straordinario nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata”. Stesse parole di elogio pronunciate solo pochi giorni prima per analoga operazione condotta contro la famiglia Valle, gruppo criminale che ha fatto la storia della ‘ndrangheta calabrese. Il tutto avviene solo a pochi mesi di distanza dalla sconcertante dichiarazione rilasciata al presidente della commissione parlamentare antimafia, il pdl Giuseppe Pisanu, dal prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi: “a Milano, la mafia non esiste”.

E’ il pm Ilda Boccassini, che coordina la procura distrettuale antimafia del capoluogo lombardo, unitamente al collega Pignatone della procura di Reggio Calabria, il magistrato che ha diretto le due operazioni. Sì proprio lei, Ilda la “rossa”, il magistrato spesso nell’occhio del ciclone del centrodestra. L’avevano definita bolscevica, comunista, asservita al pregiudizio ideologico, sostenitrice di tesi “politiche”. Per loro era una bestia nera. Ora invece è apprezzata. Il suo cognome era assimilato ad una parolaccia. Napoletana, 60 anni, collaborò con il giudice Giovanni Falcone ed entrò nel pool di mani Pulite al posto di Antonio Di Pietro.

Ed era sempre lei il pm del processo Sme che, nel 2004, chiese la condanna a 8 anni di reclusione per Silvio Berlusconi imputato di corruzione. Di lei Sandro Bondi disse: “E’ la morte della giustizia. E’ inquietante per la democrazia, oltreché indecoroso per la magistratura, che un pubblico ministero utilizzi l’aula di giustizia per attaccare politicamente un presidente del Consiglio democraticamente eletto dalla maggioranza degli italiani”. Solo pochi mesi prima, nella primavera del 2003, gli ispettori inviati dall’allora ministro della Giustizia, Castelli – della Lega come l’attuale ministro Maroni (!) – contestarono a lei ed al collega Colombo di “essere venuti meno al dovere di correttezza e di leale collaborazione con organi istituzionali compromettendo il prestigio giudiziario” con “l’uso improprio di risorse”, accusa poi rivelatasi infondata, anche per la procura di Brescia. Il tutto avvenne perché, opponendo il segreto investigativo, si erano rifiutati di consegnare agli ispettori ed ai legali della difesa, copia del fascicolo 9520, quello da cui poi scaturirono i processi IMI-Sir, Lodo Mondadori e Sme. Uno dei due ispettori era Arcibaldo Miller lo stesso che, recentemente, ha partecipato alla cena del 23.9.2009 organizzata da Marcello Dell’Utri a casa di Cesare Verdini - presenti il faccendiere Carboni, Caliendo, Lombardi, Martino ed il giudice Martone - che, secondo i magistrati inquirenti, servì a programmare l’azione di ingerenza nei confronti dei giudici della Corte Costituzionale chiamati ad esprimersi sul Lodo Alfano.

Ed è sempre Ilda Bocassini il magistrato, lodato da Ignazio La Russa, altro ministro dell’attuale governo Berlusconi (“Ilda è indubbiamente un grande investigatore”, “ha difeso lo Stato”) che, nel 2007, nell’ambito delle indagini sulle nuove BR, sventò un attentato all’abitazione milanese del presidente Silvio Berlusconi, lo stesso che l’accusò, con più esposti alla procura di Brescia e al Csm (tutti archiviati) di averlo perseguitato e di aver complottato per farlo dimettere da presidente del Consiglio nel ’94.

E’ stata accusata di “attentare allo Stato” e spesso oggetto di inchiesta penale, procedimento disciplinare, ispezione ministeriale, interrogazione parlamentare, lei sempre prosciolta e molte volte diffamata e/o calunniata. Nel 2001, subito dopo l’attentato alle torri gemelle, il governo Berlusconi varò una direttiva che portò le autorità di sicurezza milanesi alla clamorosa decisione di toglierle la scorta, per lasciarla a decine di politici e portaborse, misura di sicurezza che aveva quale conseguenza delle continue minacce di morte che subiva per aver fatto condannare all’ergastolo i boss mafiosi che uccisero, a Capaci, il giudice Giovanni Falcone.

E’ paradossale la situazione: amata e odiata, a seconda delle situazioni…

Che dire allora? Magistrato integerrimo? Magistrato di parte? Magistrato a corrente alternata? O semplicemente un magistrato, un servitore dello Stato come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che cerca sempre di fare, in buona fede, il suo onesto dovere rendendo così onore alla magistratura italiana.


Armando Della Bella


Paolo Tagliaro © 2003/04 - Tutti i diritti sono riservati