«Non evocherei mai personalmente leggi speciali», dichiara il ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma, riferendosi alla proposta avanzata Antonio Di Pietro, leader dell’IdV, di dotarsi di una “Legge Reale bis” quale risposta ai disordini occorsi a Roma durante la manifestazione degli “Indignati” del 15 ottobre.. «Ero appena laureato e la “Legge Reale” - conclude il Guardasigilli - veniva evocata come quanto di più fascista e liberticida esistesse».
La legge, in sostanza, ampliava, per le forze dell’ordine, la possibilità di uso delle armi e del ricorso alla custodia preventiva e autorizzava un fermo di polizia che poteva essere convalidato dal giudice entro le 96 ore successive. Succedeva così che il fermato restava a disposizione degli uffici di polizia fino a 96 ore senza assistenza legale. L’effetto, documentato, fu però dirompente: aumentarono i casi di incidenti “mortali”.
Ero a Vasto (CH), alla 6° festa nazionale dell’IdV che, tra le tante feste di partito in corso in quel periodo, avevo scelto come palcoscenico di un potenziale laboratorio politico autunnale. E’ così infatti è stato: solleticati da mitraglia “Chicco” Mentana, Bersani (a denti stretti), Vendola e Di Pietro, di fronte ad un numeroso pubblico, hanno (ri)fondato un “Nuovo Ulivo”, coalizione elettorale a tre nel centrosinistra ma, precisano, “senza steccati”. Più volte Bersani, vistosamente imbarazzato ed in difficoltà (ricordiamo che fino a qualche minuto prima aveva declinato l’invito per “improrogabili” impegni politici), volendo scivolare fuori dalla “tenaglia” nella quale lo stavano infilando, dal palco affermava che, prima di dar vita ad una coalizione, era necessario definire un programma politico, sintetico, sul quale trovare la convergenza dei partiti e quindi poi, a seguire, l’alleanza. Orbene,a distanza di poche settimane, le buone intenzioni del padre del “rimbocchiamoci le maniche” vengono smentite: la proposta del Tonino nazionale appare assai inconciliabile con le posizioni se non del PD, sicuramente di SEL, futuro alleato nel “Nuovo Ulivo”. Ma non solo all’interno della costruenda alleanza ma anche all’interno del suo stesso partito. “Poiché Di Pietro è il presidente del mio partito, l’affermazione mi preoccupa più che se fosse stata fatta da altri” si affretta a scrive Francesco “Pancho” Pardi, senatore dell’Italia dei Valori. Ma qual é la linea politica del partito? E con chi pensa di allearsi su queste tematiche?
E su questi dubbi nascono i “mal di pancia” che, a Vasto, si sono ben percepiti. Dal palco, Sonia Alfano suggeriva, al Presidente, che era ora di fare un po’ di pulizia all’interno del partito, oggi più che mai “scilipotato” (“nel partito deve mancare l’aria per lo scilipotismo”), recuperando quelle persone perbene che, negli anni, per sete di potere e poltrone, sono state cacciate dai cosiddetti “professionisti” della politica, piombati in IdV, dal 2005 in poi, da ogni partito, perfino dall’odiato Udeur. E allo stesso Di Pietro, nel corso del dibattito, sorge il dubbio di avere commesso qualche errore: “Dobbiamo tornare al movimentismo della prima Italia dei Valori..”, diceva al microfono, rinnegando così il passaggio al modello partito avvenuto nel 2006.
Non da meno è stato il neosindaco di Napoli Luigi De Magistris che, accoratamente, aveva enunciato la sua linea politica fondata sul superamento di vecchi schemi, ormai logori, della politica: “La politica (in questo smentendo la teoria dipietrese) non è sommatoria di numeri, noi dobbiamo andare oltre, oltre l’Ulivo, oltre l’Unione, oltre al ‘questo sì, questo no’, oltre anche a Berlusconi… dobbiamo recuperare un contatto diretto con la gente, parlare dei loro problemi…”, in questo sostenuto da scroscianti applausi e rubando la scena al suo Presidente. E lui, l’ex pm di “Why Not”, a Napoli ha dimostrato che sì può fare: “Se Di Pietro vuol riformare il sistema, io invece, al contrario, penso di rivoluzionarlo…”.
“Se non stiamo con Tonino, restiamo senza panino!” urlava un anziano militante mentre, con il mio bloc notes, uscivo da Palazzo D’Avalos. I militanti, secondo loro, una cosa l’hanno capita. E lui avrà compreso quanto, in tanti, gli avevano ripetuto al microfono?