Un’altra tegola piomba sulla popolazione trevigiana colpita dalla violenta tromba d’aria il 7 giugno scorso. Ingenti i danni provocati dal maltempo, secondo una prima stima provvisoria, ammonterebbero a circa 250 milioni di euro tra edifici e agricoltura, case inagibili per il 10% e gli sfollati sono stati collocati in strutture ricettive, altri hanno trovato appoggio da amici e parenti. L’agricoltura ha subito danni tali da compromettere ormai tutte le produzioni con notevoli perdite.
La Regione Veneto ha chiesto al Ministero delle politiche agricole di proclamare lo stato di eccezionale avversità atmosferica. Questo porterà all’attivazione del Fondo di Solidarietà Nazionale in agricoltura. Si parla però di altra tegola…quale sarebbe? Non basta già la catastrofe subita?
Invece no. Infatti è subentrato il materiale che in fatto d’inquinamento è tristemente conosciuto: l’amianto! E’ questa la cosa gravissima. Il forte vento e la grandine hanno fatto letteralmente sbriciolare il materiale dai tetti dei capannoni industriali e detriti di ogni genere si sono sparsi per chilometri nelle campagne del territorio. Non c’è solo l’amianto–cemento, ma anche alluminio, ferro e plastica. Naturalmente si sta già eseguendo una panoramica per capire l’entità di quest’altro problema, i tecnici sono al lavoro, ma ci sarà la dovuta attenzione per una bonifica che dovrà essere meticolosa e fatta nel più breve tempo possibile? E chi assicura poi che il terreno e le colture non abbiano assorbito i veleni prodotti da tali materiali? E le acque? Sarà garantita la salute dei cittadini? Ci si può fidare?