Nel secolo trascorso l'Italia vive e subisce due guerre mondiali in grado di trasformarla in una discarica bellica tanto per ordigni utilizzati ed inesplosi, quanto per munizioni volutamente affondate o sepolte nel corso di ritirate militari. A distanza di tanti anni questi oggetti del passato non perdono la propria capacità detonante.
Ultimo di tanti episodi, il 3 settembre, a Ciconia (Orvieto), è rinvenuto, nel corso di un lavoro edile, un residuato bellico risalente alla seconda guerra mondiale. E’ una bomba d'aereo di fabbricazione americana da 1000 lb (240 kg di tritolo). L'operatore che manovrava il mezzo meccanico ha dichiarato di non aver pensato a nulla di particolare sentendo che la benna era stata bloccata da qualcosa di duro. Poi, soltanto in un secondo momento, resosi conto di avere a che fare con una bomba, realizzava il rischio che aveva corso.
Come Associazione riteniamo perciò giusto sensibilizzare l’opinione pubblica su questi rischi che non godono dell’attenzione che necessitano. Spesso ci vediamo costretti a stigmatizzare la posizione dei responsabili alla sicurezza delle ditte edili, i quali, il più delle volte, espongono i propri operai a rischi molto gravi.
Ma un cittadino, ben distante da questi argomenti, se dovesse involontariamente esporsi a pericoli di questo tipo, come può difendersi? Principalmente cercando di comprendere i luoghi a rischio: i vecchi ponti ferroviari o stradali su torrenti o fiumi, i boschi o le pinete nei pressi di polveriere in disuso (Codroipo e non solo), le scarpate stesse dei corsi d'acqua e i luoghi di leggendarie battaglie quali quelli che videro lo sbarco in Sicilia. Salerno, Anzio, Cassino, San Pietro e Ortona, sono invece alcuni dei più noti comuni coinvolti in feroci battaglie di terra della seconda guerra mondiale mentre l’altopiano di Asiago, il fiume Isonzo, l'Adamello, il Montello, il fiume Tagliamento, Vittorio Veneto, il fiume Piave sono alcuni dei tanti comuni che furono teatro della prima guerra mondiale.
Le categorie a rischio sono i cacciatori, gli agricoltori, i pescatori, i lavoratori edili in fase di scavo, i sub, i recuperanti cimeli storici, ecc... Tutte queste figure nel momento in cui credono di riconoscere un residuato bellico non devono cedere ad alcuna curiosità, non devono toccare nulla. Se in possesso di un cellulare, devono allertare e segnalare il casuale rinvenimento alle autorità competenti della zona chiamando il 112 o il 113.
Più complesso è il caso di rinvenimento di un residuato bellico nel mezzo di opere edilizie in grandi città. La direzione lavori o i responsabili della sicurezza devono immediatamente sospendere ogni attività nel cantiere ed allertare, con grande sollecitudine, le forze dell'ordine. Queste ultime giungono in tempo reale sul posto, recintano l'ordigno e contemporaneamente comunicano alla Prefettura competente il ritrovamento della “bomba”.
Concludiamo ricordando, quindi, la massima prudenza segnalando anche che non sempre i residuati bellici sono di natura esplodente. Non è raro rinvenire granate o quant'altro a caricamento chimico: fosforo, yprite, fosgene e tanti altri gas.