Spazio questo mese ad una segnalazione dei Cittadini Attivi lombardi. Parliamo di celiachia. La celiachia è un'intolleranza permanente alla gliadina, una componente del glutine, un insieme di proteine contenute nel frumento, nell'orzo, nella segale, nell'avena, nel farro. Tutti gli alimenti derivati dai suddetti cereali sono considerati tossici per i pazienti affetti da questa malattia. L'intolleranza al glutine, malattia che colpisce 1 persona su 100, causa gravi lesioni alla mucosa dell'intestino tenue, che regrediscono eliminando il glutine dall'alimentazione. La celiachia non guarisce: il soggetto celiaco rimarrà tale per tutta la sua vita, l'unica cura consiste nell'adozione di una dieta rigorosamente priva di glutine.
Ebbene la sanità italiana concede a queste persone un contributo mensile di 99 euro per le donne e 139 euro per gli uomini. Ora consideriamo due alimenti che ogni giorno sono sempre presenti sulle nostre tavole: il pane e la pasta. E' noto a tutti che il pane di farina di grano duro costa al massimo 4 euro al kg e che la pasta, sempre di farina di grano duro, costa al massimo 1,20 euro al kg. Ebbene, al confronto, un chilo di pane per celiaci costa 17,00 euro e un chilo di pasta costa 10,56 euro. Un fattore di moltiplicazione del prezzo che può variare dalle cinque alle otto volte in più! Orbene ci si rende quindi conto che, per una famiglia media italiana, anche l'avere un solo famigliare affetto da tale malattia comporta una spesa mensile che il contributo statale certamente non aiuta a coprire se non in minima parte. E quando i famigliari son due o più di due è un bel problema arrivare a fine mese, e la malattia è caratterizzata da un certo grado di familiarità...
Purtroppo i prodotti per celiaci sono per la quasi totalità acquistabili solo in farmacia, unico luogo dove può essere speso il buono mensile per l'acquisto di questi specifici alimenti. E parliamo solo della pasta e del pane ma anche di tanti altri prodotti di prima necessità come gli affettati, i biscotti, i dadi, i gelati, la maionese, le salse, i surgelati vari ecc. ecc. Al Governo perciò noi “CITTADINI ATTIVI” rivolgiamo il seguente appello: oltre alla revisione del contributo mensile oggi nettamente insufficiente, e che si chiede di aumentare progressivamente in funzione del minor reddito, perché non consentire, in dichiarazione dei redditi, la detrazione per suddetti acquisti come già oggi si può fare con le medicine acquistate, sempre in farmacia?