“Il prezzo da pagare è SEMPRE e solo quello esposto, a prescindere!” questo è il principio che abbiamo ricordato al negozio “DARTY” di via Sabotino 28, a Milano, catena di vendita specializzata in elettronica di consumo. Un consiglio che diamo a tutti i nostri affezionati lettori.
Un cliente aveva comperato un accessorio ed il cartellino esposto indicava in euro 10,50 il prezzo praticato. Giunto alla cassa, l’addetta si era rifiutata di accettare il pagamento del prezzo preteso dal cliente perché il computer, dopo aver letto il codice a barre, indicava in euro 14,50 euro il vero prezzo. Una maggiorazione di quasi il 50%!
Sicura del fatto suo e per placare la fermezza del cliente, la cassiera chiese la collaborazione di un commesso per verificare il prezzo esposto. Il cliente, sicuro delle sue affermazioni, non fidandosi, decise di seguire il commesso nella verifica. Nel frattempo anch’egli, fermandosi presso un’altra postazione PC e letto il codice a barre dell’articolo contestato, confermava il prezzo preteso alla cassa. La sorpresa fu che invece, allo scaffale, il prezzo indicato era veramente pari a euro 10,50!
Stigmatizziamo il comportamento del negozio, che ha trattenuto, per quasi mezz’ora, il cliente in attesa di chiarimenti che, a quel punto, il personale aveva chiesto alla direttrice del punto vendita, Sig.ra Patrizia Salviani. Alla fine è risultato che il cittadino è stato fermato per oltre un’ora all’interno del negozio, forse sperando che lo stesso, imbufalitosi per il trattamento subito, lasciasse perdere. Niente da fare.
La direttrice, intervenuta, confermava il prezzo di euro 10,50, scusandosi con il cliente e giustificando l’errore con un disguido occorso al codice a barre (?). La fermezza e la giusta convinzione del cliente avevano avuto la meglio.
La ciliegina sulla torta? Lo scontrino della DARTY, finalmente rilasciato a pagamento avvenuto, reca in calce la seguente scritta a caratteri cubitali: “SIAMO QUELLI DEI DIRITTI”… Ma di chi?