E’ risaputo che il territorio veneto è uno dei più ricchi d’industrie e tutti sono d’accordo quando si parla di proteggere l’ambiente, tutelare il territorio, la salute pubblica, salvaguardarsi dall’inquinamento, ma un vecchio proverbio dice che “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Quante sono, infatti, le aziende che rispettano tutte le normative esistenti? Probabilmente poche.
La ”Rossano Fond”, la fonderia di Rossano Veneto in provincia di Vicenza, si è vista mettere i sigilli, dalla Procura di Bassano del Grappa, in due settori. L’accusa è la violazione delle norme di adeguamento delle protezioni (manicotti usurati e falle) per un silos (collegato a un forno fusorio) contenente 33.000 litri di ossigeno criogenico, cioè liquido, utilizzato per raffreddare le temperature all’interno degli altiforni (circa 1500 gradi). Il liquido è molto instabile, basta una piccolissima variazione della sua condizione perché esploda. Considerando che l’azienda sorge in pieno centro abitato, è tutto dire.
L’altro settore riguarda la lavorazione a mano, per il rilascio nell’aria di polveri e sostanze irritanti, oltre al rumore che viene prodotto. Vigili del Fuoco, Arpav e l’ASL n°3 di Bassano del Grappa avevano svolto controlli a partire da 2007 e da quasi un anno avevano intimato alla ditta di provvedere immediatamente all’adeguamento, vista la pericolosità concreta di esplosione. A quanto pare però tutto è rimasto lettera morta.
Nel frattempo si è anche formato un comitato, “Rossano 2007”. Sono cittadini che si battono per far trasferire altrove l’intera fonderia e l’intervento della Procura, che nel frattempo continua le indagini, dimostra quanto sia necessario intervenire subito per tutelare cittadini e territorio. Insomma è pronta una bomba a orologeria. Chissà se e quali intrecci economico-politici sono stati celati finora e chissà quante aziende mancano nel rispettare le norme ambientali e la tutela della salute dei cittadini e dei propri dipendenti.