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EDITORIALI E COMUNICATI

n. 2252 del 20/02/2012

«CON VIVA E VIBRANTE SODDISFAZIONE…»

«La differenza tra un politico ed uno statista sta nel fatto che il politico pensa alle prossime elezioni lo statista alle prossime generazioni». Così amava ricordare Alcide De Gasperi, Presidente del primo Consiglio dei Ministri dell’Italia Repubblicana. Altri tempi, altre generazioni, altra classe politica, altro spessore. Presidente di un Paese, l’Italia, che ora è finita nelle secche, che è giunta sull’orlo del baratro.

Da “Padri fondatori” dell’Europa, abbiamo rischiato di diventare i “Padri affondatori” dell’Europa, prigionieri di una spirale che, tra corruzione, evasione, malaffare, clientelismo, nepotismo, criminalità, si avvitava sempre più e dalla quale la classe politica italiana, in toto, non riusciva più ad uscire. Siamo stati marginalizzati, derisi, sbeffeggiati, oggetto di lazzi e sorrisini ironici, conditi con pomodoro e P38, pizza e mandolino, declassati, commissariati, ridotti al rango di sorvegliati speciali. Altro che G8 alla Maddalena! La nostra sovranità sotto osservazione, commissariata dall’estero a suon di lettere di intenti da firmare col sangue. Degli italiani però. Lo spread alle stelle, oltre quota 500, gli interessi che aumentavano vertiginosamente e che inghiottivano i frutti di manovre finanziarie approvate a raffica nell’arco di un anno, un’idrovora senza fine che annientava il futuro di una Nazione, di un popolo, di intere nuove generazioni. Non c’era fiducia nei nostri confronti. Eravamo considerati alla stregua di “venditori di fumo”.

Anni passati a traccheggiare, temporeggiare, tamponare buchi e falle, a far credere alla luna nel pozzo, a governare con programmi decisi in frenetici incontri notturni. Per nascondere la gravità della crisi e spargere ottimismo a piene mani, illudendo così il cittadino. Dal Titanic alla Costa Concordia. Vent’anni da “Mani Pulite” e vent’anni di “Mani Impunite”. Promesse mai mantenute ma sempre ripetute ad ogni tornata elettorale. Una classe politica arrogante, che pensava solo a salvare sé stessa con annessi privilegi e benefici. Che impiegava pochissimo a decidere di peggiorare il welfare, di tagliare le pensioni, di aumentare le tasse, di precarizzare il lavoro ma che impiegava tempi biblici per ridurre di poche centinaia di euro indennità e vitalizi di parlamentari e vari eletti che spaziano dai 9000 ai 15000/20000 euro mensili.

Ora dopo solo pochi mesi dal suo insediamento, il premier Monti, con l’inglese Cameron e l'olandese Rutte si propongono alla UE con un piano di otto punti per una crescita della Comunità Europea in tempi rapidi. A loro si uniscono i leader di altri nove paesi: lo spagnolo Rajoy, l’irlandese Kenny e i leader di Estonia, Lettonia, Finlandia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Svezia e Polonia. La lettera non è stata firmata né dalla Germania né dalla Francia. Monti, Cameron e gli altri, dunque, dopo i ripetuti richiami alla crescita degli ultimi tempi spesso ignorati dalla Germania, hanno deciso di passare ai fatti e andare avanti per la propria strada: ritengono che un risanamento indolore per i cittadini possa avvenire solo attraverso la crescita e non soltanto tramite il rigore e la messa in ordine dei conti pubblici, scelte che assorbono molte energie sottraendole alla crescita. La tragedia greca docet.

Et voilà! Da Paese “commissariato” dal duopolio franco-tedesco a Paese che, in pochi mesi, prima partecipa, con pari dignità, ad incontri a tre con Francia e Germania e poi, addirittura, si rende protagonista definendo con altri Paesi le linee strategiche per una crescita armonica dell’Europa. Certo la lettera non è piaciuta ai presidenti Sarkozy e Merkel. Ma la cosa non importa più di tanto. Se ne faranno una ragione. Ora, per noi italiani, è il momento di alzare la testa. Con “viva e vibrante soddisfazione”….


Armando Della Bella


Paolo Tagliaro © 2003/04 - Tutti i diritti sono riservati