Si prova un senso di vergogna quando, passeggiando sul lungomare di Salonicco, si guarda verso villa Olgas, quella magnifica villa, che fu prima la sede del Regio Consolato del Regno d’Italia, e poi della Repubblica Italiana. Dopo il terremoto del 1978, questa villa venne abbandonata e da allora si sta lentamente deteriorando.
Si prova un senso di vergogna perché la villa è proprietà dello Stato Italiano (villa Olgas e’ registrata come “edificio di interesse storico” nella Gazzetta Ufficiale del Governo Ellenico), e sulla sua facciata sgretolata si proietta un’immagine di un’Italia di cui non si va orgogliosi. Ma oltre alla vergogna si prova anche amarezza al pensiero di quei funzionari italiani che, a villa Olgas, prestarono servizio nel 1943, e che, a rischio della propria vita, aiutarono molti ebrei a fuggire dalla città. Per loro non c’è una lapide che ricordi i rischi che hanno corso.
Villa Olgas probabilmente rappresenta l’esempio più eclatante dell’incuria delle autorità italiane nei confronti del nostro patrimonio immobiliare in Grecia, ma non e’ che la punta di un iceberg che, oltre alla villa, è composto da un ospedale (Loimodon) opera dell’architetto Vitaliano Poselli, concesso in affitto dallo Stato Ellenico a fronte di una costo simbolico di qualche euro al mese. E questo potrebbe passare per un’opera di carità (si tratta pur sempre di un ospedale). Ma lo stato di abbandono in cui si trovano i locali dei magazzini del tabacco, dell’Istituto di Cultura ed il palazzo a questi adiacenti non ha alcuna giustificazione, nemmeno di ordine economico, visto che si tratta pur sempre di immobili di altissimo valore di mercato.
Morale della favola: un patrimonio immobiliare di inestimabile valore sta andando in rovina nella totale indifferenza di chi ne è amministratore (le istituzioni) alla faccia dei proprietari (lo Stato Italiano, quindi anche noi). Mentre migliaia di metri quadrati di spazi inutilizzati vanno in rovina, lo Stato Italiano per una sede fatiscente come quella della Scuola Italiana ad Atene paga un fitto mensile di circa 10.000 euro e molte associazioni hanno dovuto rinunciare ad una propria sede perchè non hanno fondi a disposizione.