Non sono meno di 24.000 i morti ed i dispersi conseguenza del tremendo terremoto e maremoto che ha investito il Giappone, ed il bilancio è destinato a crescere nel breve periodo ma, sicuramente, anche nel lungo se vogliamo considerare anche tutti coloro che potranno morire per le radiazioni letali che stanno fuoriuscendo dal nocciolo scoperto del terzo e del quarto reattore atomico della centrale nucleare di Fukushima.
Insufficienti e assai artigianali i mezzi utilizzati per raffreddare empiricamente il cuore della centrale che sta fondendo ed emettendo nell’aria una quantità di radiazioni di cui non è dato di sapere né l’entità dell’emissione né la pericolosità. Pare che il governo giapponese non dica tutta la verità. Nemmeno gli stessi cittadini giapponesi si fidano delle loro Istituzioni. Elicotteri militari, schermati alla meno peggio col piombo, e autocisterne della polizia munite di appositi cannoni cercano di gettare grandi quantità di acqua marina sui reattori per raffreddarli. Tutto inutile. Gli elicotteri, per il vento, non riescono a centrare l’obiettivo, i cannoni non hanno, data la distanza di sicurezza, una gittata sufficiente a raggiungere i nuclei incandescenti. E come se il tutto non bastasse, si scopre che il materiale radioattivo che la Tepco – la compagnia che gestisce gli impianti – ha utilizzato in questa centrale nucleare non è uranio bensì plutonio, le cui radiazioni, per l’uomo, sono di gran lunga più letali. Non bastano quindi i danni che fenomeni naturali assolutamente imprevedibili quali maremoti, terremoti, inondazioni, esondazioni, frane, smottamenti, slavine, ecc. possono arrecare all’umanità. No l’uomo non soddisfatto, deve anche aggiungervi i rischi derivanti dall’utilizzo delle centrali nucleari, i rischi derivanti dalla fissione dell’atomo.
E noi, italiani brava gente? Noi, per bocca del ministro dell’Ambiente (sic!) Stefania Prestigiacomo, noi, sulla scelta del nucleare, andiamo avanti, dritti come un fuso. «La nostra linea rispetto al programma nucleare non cambia», ha dichiarato il ministro a Bruxelles, in questo supportata dal ministro dello sviluppo Economico Paolo Romani che la sera, in diretta televisiva, ribadisce con forza che la linea del governo italiano è quella dell'«avanti ad oltranza» e delle «decisioni non dettate dall'emozione». E dove mettiamo le centrali? I governatori Zaia e Formigoni si sono subito affrettati a precisare che nelle loro regioni (rispettivamente Veneto e Lombardia) non c’è lo spazio: il fabbisogno energetico è già soddisfatto. Nel mentre Germania, Svizzera e gran parte dell’Europa bloccano o rivedono i propri piani sull’utilizzo dell’energia nucleare.
Poi, solo a distanza di pochissimi giorni, la Prestigiacomo rettifica: «È finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate» e Romani si affretta a precisare: «il Paese deve fermarsi un attimo e capire che cosa stiamo facendo. Serve una pausa di riflessione e soprattutto non si possono fare scelte che non siano condivise da tutti». Ma che succede? Il passaggio elettorale è condizione più convincente della salute pubblica per cambiare idea sul nucleare? E la volontà popolare espressa nell’ultimo referendum sul nucleare? Perché affrontarne un altro sprecando altro pubblico denaro? Ma in che mani siamo?
La nostra posizione è sempre stata chiara: in tempi non sospetti abbiamo affermato la nostra contrarietà al nucleare (vedi “La Voce” di 5/2009 e 1/2010) ancor prima che l’IDV decidesse di promuovere il referendum. Riteniamo che le ingenti risorse economico-finanziarie che questo governo vorrebbe investire nel nucleare debbano invece essere orientate nello sviluppo e nella ricerca di nuove tecnologie che sfruttino fonti di energia alternativa. Siamo un paese circondato da migliaia di chilometri di costa marina, baciato dal sole, dotato di innumerevoli corsi d’acqua, attraversato, da Trieste in giù, da intensi venti ma siamo anche un Paese ad alto rischio sismico, quasi come il Giappone. Potremmo ricavare energia a costo zero, sviluppare nuovi mestieri e nuova occupazione ed invece, pochi giorni prima del disastro, i ministri Prestigiacomo e Romani trovano l'intesa sulla prossima sforbiciata agli incentivi sulle rinnovabili. Una scelta decisamente oculata, orientata al futuro.
No, con la nostra vita e con la vita dei nostri figli e dei nostri nipoti nessuno può permettersi di scherzare. No, nessuno. Piuttosto la candela…