Oggi la scuola non solo sconta oltre mezzo milione di precari – 230 mila gli iscritti in graduatoria - con una previsione di 30 anni per assumerli tutti, ma addirittura si ritrova a dover rinunciare a numerosi dirigenti scolastici siciliani dopo oltre 4 anni di attività in ruolo. E’ un pasticcio in salsa italiana la drammatica segnalazione che ci giunge dalla Sicilia. Il Consiglio di giustizia amministrativa della regione – ente equiparabile al Consiglio di Stato - a seguito di un ricorso presentato dagli esclusi, ha recentemente dichiarato nullo il concorso che nel 2004 nominò 426 dirigenti scolastici siciliani e questa decisione giunge dopo che il TAR siciliano aveva precedentemente dichiarato inammissibile (!) la richiesta dei ricorrenti. Un continuo capovolgimento di decisioni che, a turno, ha gettato nello sconforto ricorrenti e vincitori.
La motivazione dell’annullamento, un vizio di forma: il concorso andava ripetuto perché a correggere i compiti furono spesso due commissari e non tre. Questo avvenne perché, dato l’alto numero dei candidati, gli organizzatori decisero di suddividere la commissione esaminatrice in due sottocommissioni, ciascuna composta da due membri, e presiedute da un unico presidente. Questa scelta scellerata rappresentò, per i ricorrenti, una violazione del principio del "collegio perfetto".
Dopo la prima sentenza di annullamento (nel maggio scorso), a novembre un emendamento del Parlamento cancellò il pronunciamento dei giudici rimettendo in sella i presidi ma, successivamente, a dicembre 2009 il governo vara un decreto legge che azzera tutto, lasciando i presidi al loro posto «fino alla rinnovazione del concorso». L'8 gennaio il direttore dell' Ufficio scolastico regionale, Guido Di Stefano, nomina la nuova commissione di concorso previsto per il prossimo 14 ottobre: i dirigenti vincitori del concorso dovranno risostenere le prove scritte insieme a tutti coloro - 1500 persone – che, al tempo, non avevano superato la prova. Ben 6 anni dopo la preparazione effettuata e in spregio alle scelte di vita che, nel frattempo, ognuno poteva aver fatto.
Possibile che a pagare le inefficienze del sistema siano sempre i cittadini stritolati in una scandalosa “guerra tra poveri” per la conquista di un posto di lavoro che, invece, andrebbe immediatamente tolto ai responsabili di tale nefandezza? E’ indubbio: in questa vicenda sono stati violati i diritti di tutti, ricorrenti e vincitori. Ma in Italia si sa come vanno le cose: lo scaricabarile è lo sport nazionale…