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EDITORIALI E COMUNICATI

n. 2283 del 19/09/2009

SAN BERNARDO

Non era ancora in edicola l'ultimo numero de “La Voce”, dove riprendevo la denuncia del procuratore generale della Corte dei Conti, Furio Pasqualucci, circa la grave corruzione oggi esistente nella Pubblica Amministrazione, che di lì a pochi giorni il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, instaurava un poderoso braccio di ferro con il governo. Motivo del contendere? Il cosiddetto “lodo Bernardo” che introduceva norme che depotenziavano la magistratura contabile nelle indagini sul danno erariale: un bavaglio alla Corte dei Conti. Non ci volevo credere...

La normativa, sebbene blandamente limata nelle sue disposizioni iniziali dall'intervento del Presidente Napolitano recita che “le procure della Corte dei Conti possono iniziare l'attività istruttoria ai fini dell'esercizio dell'azione di danno erariale a fonte di specifica e concreta notizia di danno”, anche se fa “salve le fattispecie direttamente sanzionate dalla legge”. In sostanza le procure non possono attivare indagini sui danni erariali in assenza di specifica denuncia che dovrebbe essere fatta dall'amministrazione competente che subisce il danno e amministrata dalla stesse persone che il danno hanno causato. In pratica la denuncia la dovrebbero fare quei politici che hanno nominato i dirigenti in odore di corruzione. Verrebbe anche da chiedersi, in nome e per conto di chi, molti funzionari riscuotevano il frutto della loro corruzione...

E' indubbio che l'attività della Corte dei Conti risulta oggi così fortemente penalizzata in tutti quei casi in cui è necessaria un'approfondita attività di indagine per portare alla luce fatti dannosi per l'erario altrimenti non riconoscibili. Se si ha già la prova del dolo, a che serve svolgere un'attività d'indagine? Vallo a capire... Ed in questo forte è il richiamo allo stesso meccanismo previsto sulla legge per le intercettazioni.

Già si avvertono i primi effetti del lodo Bernardo: molte amministrazioni, di fonte alla richiesta delle Procure della Corte dei Conti di acquisire atti d'indagine, eccepiscono la nullità della stessa per mancanza della denuncia di danno erariale. E che fine farà l'indagine del pm contabile Guido Patti, con 400 inviti a dedurre e/o a comparire, sulle consulenze del ministero dell'Economia? Invero, secondo la nuova norma, risulta anche ridotto l'ambito soggettivo di verifica della Corte erariale con sostanziale “immunità” per i dipendenti di municipalizzate, enti mutualistici, comunità montane ed autorità indipendenti.

E come se non bastasse, in tutto questo bailamme spunta l'elenco di quasi 600 persone, circa 160 posizioni, di noti professionisti che avevano affidato al re dei paradisi fiscali, l'avvocato Fabrizio Pessina, ora accusato di riciclaggio, i loro ingenti patrimoni: 1.237 milioni di euro (circa 2.500 miliardi di vecchie lire!) esportati in Svizzera, Panama e Liechtenstein. E tutto questo sarebbe avvenuto per caso, un semplice controllo nel parcheggio del terminal 1 di Malpensa. Mai le Fiamme Gialle avrebbero potuto immaginare che in quella valigetta fossero memorizzati ad uno ad uno, tutti gli affari dei facoltosi clienti. Al malaugurato avvocato saranno fischiate le orecchie per intere settimane! Ciliegina sulla torta sono i due collaboratori del Pessina, con lui in carcere dal 2 febbraio: due ex militari della GdF che evidentemente, smessa la divisa, hanno ritenuto più opportuno impiegare in altro modo la loro professionalità e che confessano, ora, di aver anche fatto da prestanome, con i loro famigliari, nel finanziare, in modo illecito, i partiti politici italiani. Come la RAI: di tutto, di più!

Nel frattempo il senatore Salvo Flores presenta un emendamento alla legge sullo scudo fiscale, ora in discussione, che prevede che quanti hanno un procedimento penale in corso possano accedere allo scudo. L'emendamento prevede altresì la soppressione dell'obbligo, per gli intermediari, di segnalare le operazioni sospette ai fini dell'antiriciclaggio, nonché la non punibilità, ai fini dell'adesione allo scudo, per alcune tipologie di reati tributari tra cui l'omessa o infedele dichiarazione, la dichiarazione fraudolenta, l'occultamento o la distruzione di documenti contabili. Scusate, ma in giro c'è qualcuno che anche a noi, tassati alla fonte, presta una consulenza per come poter evadere il fisco? Con fattura, of course!


Armando Della Bella


Paolo Tagliaro © 2003/04 - Tutti i diritti sono riservati