Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Ormai il panorama politico si sta delineando in vista delle prossime elezioni politiche. Nei due schieramenti si consumano le alleanze o le separazioni non scevre da forti polemiche. La strumentale applicazione di una legge elettorale iniqua e antidemocratica, non rappresentativa della volontà popolare, ha ridisegnato un nuovo scenario politico dove, come sempre, i partiti la fanno da padrona, oggi più di ieri, più del domani. Così facendo, a piè pari, si sono evitate la riforma della legge elettorale e le forche caudine rappresentate dalla prossima consultazione referendaria. Ed i futuri candidati saranno, ancora una volta, ostaggio delle segreterie dei partiti e per nulla rappresentativi della volontà popolare….
Tutto ad un tratto, la parola “PRIMARIE” è scomparsa dall’odierno gergo politico…
E la società civile, il sano civismo, quello che non appartiene a “finte” liste civiche sottoprodotti dei partiti più grossi, che fa? I singoli cittadini, i giovani ed i meno giovani, quelli che partecipano alla plurima galassia formata dalle associazioni, dai movimenti, dal volontariato, quelli che sono mossi da un sano senso civico verso le istituzioni, quelli che non hanno tessera di partito e che operano in rappresentanza di “vere” liste civiche formate da non tesserati, quelli che ritengono che la politica vada intesa come un servizio verso il Paese e non invece finalizzata alla promozione di sé stessi, che fanno?
“E le stelle stanno a guardare…” direbbe A. Joseph Cronin. L’Italia dei Valori, con il recente accordo firmato con il Partito Democratico e la successiva promessa fatta a Veltroni di aderire, una volta nominato il Parlamento, al “gruppo unico” del PD, ha, se mantiene poi fede ad un principio di corretta coerenza politica, sostanzialmente decretato la fine della sua identità politica e del suo simbolo. Sosterrà il programma politico del Partito Democratico e ne seguirà le indicazioni politiche.
Come coordinatore della libera associazione “CITTADINI ATTIVI” ritengo che, di fronte a questo scenario politico, si aprano grandi spazi per la rappresentanza della Società Civile al di fuori della logica degli attuali partiti. Perché non provarci? Perché non dare finalmente fiato e corpo ad un nuova identità, ad una lista civica nazionale frutto della federazione tra semplici cittadini e libere forme di associazionismo-movimentismo non ideologicizzato? “CITTADINI ATTIVI” è a vostra disposizione anche per la rappresentanza territoriale.
E’ indubbio. Il nostro Paese sta soffrendo, la nostra gente soffre un lavoro precario, un costo della vita altissimo, un’insicurezza sociale ed ambientale cronica. La classe politica è in forte crisi, incapace di rinnovarsi e, ad esempio, di ridursi seriamente ed autonomamente sprechi e privilegi. C’è bisogno di qualcosa di NUOVO, ma di veramente NUOVO, non qualcosa di vecchio che si rinnova e si ricicla con una passata di bianco.
So che non è una impresa facile. Credo che comunque valga la pena di tentare con serenità e senza patemi d’animo. E’ una BUONA OCCASIONE. Con la “forza” dei calmi e di chi non fa una questione di vita o di morte l’ottenimento di uno strapuntino. “Pacatamente e serenamente” direbbe qualcuno ma forti nei principi e nei valori da sostenere. Potrebbe essere comunque l’inizio di uno splendido ed entusiasmante viaggio...
Chiunque quindi ritenga di poter condividere questa idea invii quanto prima un sms al numero 3472763141 od una e-mail all’indirizzo info@cittadiniattivi.it. Sarà successivamente contattato per i dettagli politici ed organizzativi.
Oscar Wilde affermava che “…Un'idea che non sia pericolosa non merita affatto di essere chiamata idea…”.
Anche noi, se lo vogliamo, ce la possiamo fare. YES, WE CAN TOO!
Muori. Così diceva un ripetuto proverbio perché dopo aver visto un posto considerato tanto bello si era visto tutto e si poteva anche passare a miglior vita…Ma all’inizio dell’estate e allo scoppiare del primo caldo torrido Napoli e la Campania si sono impossessate della cronaca a causa dell’emergenza immondizia annunciata da lontano e che nessuno ha fatto niente per evitare: migliaia di tonnellate di rifiuti abbandonate lungo le strade delle città e dei paesi campani, discariche rigurgitanti, altri siti per la “monnezza” con i paesani che si oppongono come i Sanniti ai Romani, e infine la spazzatura incendiata che libera diossina mentre perfino il presidente della Repubblica è costretto a richiamare ai propri doveri chi avrebbe dovuto provvedere per tempo e non lo ha fatto.
C’è da farsi venire un attacco di bile: perché in Italia è tutto così improbabile? Quasi niente va come dovrebbe, la noiosa normalità pare in spregio a tutti, le istituzioni e lo Stato stanno nello stellone ufficiale che accompagna il titolo di Repubblica ma assai poco nei comportamenti quotidiani, lo Stato, se mai è possibile, va ingannato e deriso, ma lo Stato siamo noi.
Intanto la monnezza inquina le falde e i terreni nella Campania felix, terra di canzoni sceneggiate e camorra, muoiono come in un orrendo presagio pecore e agnelli, animali che pascolano e stanno con il muso in terra. Non c’è che dire, è proprio una bella danza macabra, una vergogna d’altri tempi sopportata e ostentata come e più di una battaglia risorgimentale. Come andrà a finire?
Qualcuno dopo “La morte a Venezia” scriverà qualcosa del genere anche per la città del Golfo? Lo sapremo entro l’estate, ma nel frattempo, fosse anche solo per l’intenzione, sentitamente ringraziano: la Colonia Batterica del Vibrione Colerico; l’Orchestra da Camera (mortuaria) per i funerali in musica; la Società Anonima di Stoccaggio e Rilascio della Libera Diossina…
E ancora, si fregano (allegramente) le mani: la Confraternita di Utilità Sociale dei Monatti e Beccamorti integrati per il gran lavoro che si prospetta (verrà quotata in Borsa?); la Cooperativa Agroalimentare della Bufala Campana per la produzione della mozzarella da scarto di plastica, perché la mozzarella prodotta con il latte degli intelligenti bovini sarà consumabile solo a rischio e verrà eletta a cibo-roulette dagli aspiranti suicidi proprio come il pesce-palla giapponese, basta sbagliare a tagliarne una fettina e il veleno che c’è dentro si diffonde nelle fibre e ammazza all’istante lo stravagante commensale.
A chi dobbiamo dire grazie? All’ecomafia che traffica in rifiuti e li scarica in campagna, molte grazie alla classe politica che è rimasta svogliatamente alla finestra a guardare, alla goffa burocrazia e a secoli di malgoverno, l’unico che abbia retto quelle terre da Federico II (XIII secolo) a questa parte. Eh già! Si tratta pur sempre di Napoli, si dirà.
Mica vero, per un fenomeno che vede far quattrini sporchi dalla spazzatura, non occorre andar lontano, ma qui da noi, nella Bassa (sarà un caso?) Padovana, con il nostro “immondiziere”, il consorzio dei comuni, i sindaci, gli amministratori, i politici, ieri inquisiti, oggi imputati in un maxi-processo per affari illeciti lucrati sull’asporto rifiuti e pagati con i soldi di tutti. Risparmiati, per ora, i roghi delle immondizie e e le colonie di ratti sulla via della migrazione con il fagottello di cenci in spalla.
Una montagnola di quattrini su cui si sono arrampicati tutti, per poi farsi trascinare da quella cima giù in discarica, tutti dietro al locale pifferaio di Hamelin con il suo seguito di roditori, topi e tope, affamati. Che scempio!
A chi dobbiamo dire grazie? Boh, fate un po’ voi. Intanto, buone vacanze!
(da "Celeste")
Ci è voluto poco perché una manifestazioni di protesta si trasformasse in una tragedia. La manifestazione che ha dato vita agli scontri era stata organizzata per protestare contro i tagli dell'elettricità: da Shiyah, il quartiere a maggioranza sciita dove era in corso la protesta, ieri sera gli scontri si sono estesi alla zona di Al Rihab, Qafaat, Mar Elias.
Tutto ha avuto inizio intorno alle 16 ora locale, quando alcune decine di dimostranti hanno bloccato la circolazione all'incrocio nei pressi della chiesa cristiano-maronita di Mar Mikhael, nel quartiere di Shiyah. I soldati sono intervenuti per disperdere i manifestanti, ma la situazione è rapidamente degenerata e ha avuto inizio la sparatoria. L'esercito ha operato numerosi arresti, ma - non appena si è diffusa la notizia che tra i morti c'era un militante di Amal, maggior gruppo sciita dopo Hizbollah - altre centinaia di giovani dimostranti hanno cominciato ad accorrere e i soldati hanno preferito ritirarsi dalla zona degli scontri.
Dicevamo che è bastato poco per far esplodere la tensione e la rabbia che il popolo libanese ha accumulato in questi mesi nei confronti dei partiti politici che hanno portato il paese in una crisi politica ed istituzionale profonda, che non sarà risolta a breve termine. La ragione principale sta nel fatto che l'elezione del presidente libanese non è una questione esclusivamente libanese. Numerose potenze estere vogliono dire la loro, in primis la Siria, poiché quest'ultima guarda agli sviluppi in Libano come ad una questione di vita o di morte.
A torto o a ragione, la Siria sente la necessità di esercitare il proprio potere di veto nella scelta del presidente libanese. Sicuramente giungere ad un accordo fra i partiti e le confessioni religiose non è un compito facile, e richiederà probabilmente ancora del tempo. Il segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, ha dato fondo a tutte le sue energie nel tentativo di mediare tra le fazioni libanesi rivali ed i loro sostenitori esterni, finora senza successo.
Queste potenze esterne includono paesi rivali come l'Arabia Saudita e l'Iran, ma anche l'Egitto, la Francia, gli Stati Uniti, e perfino Israele (che opera attraverso gli Stati Uniti). In ogni caso, nel contesto libanese, il più importante di questi attori esterni è la Siria.
Si dice a Damasco che il presidente Bashar al-Assad avrebbe chiesto ad Amr Moussa di recarsi a Riyadh al fine di trasmettere un messaggio di riconciliazione al re Abdallah dell'Arabia Saudita. Secondo alcune fonti, il presidente al-Assad avrebbe anche affermato che non farà un passo senza essersi assicurato in precedenza l'appoggio saudita. Se queste voci fossero confermate, potrebbero essere indice di una distensione nei rapporti interarabi - e dunque della speranza di una soluzione in Libano.
Al-Assad, partecipando al vertice arabo di Riyadh nel marzo del 2007, aveva discusso a lungo con il re Abdallah. Il Libano era stato l'argomento principale allora, così come lo è adesso. Una distensione fra Damasco e Riyadh è assolutamente necessaria, poiché l'attuale freddezza, che rasenta l'ostilità, è uno dei principali impedimenti al raggiungimento di un compromesso libanese.
Il ricordo della guerra civile che sconvolse il Libano e che durò più di 15 anni è ancora vivo nella mente della popolazione, che ha paura di un'altra guerra settaria. Anche la chiesa cattolico-maronita libanese ha chiesto dal canto suo la convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza dall'Onu per scongiurare un "bagno di sangue".
Quasi tre anni fa, i Libanesi credevano fosse finalmente giunta l'ora della pace: con il ritiro delle truppe siriane, nell'aprile 2005, il Paese si sbarazzò di una tutela a dir poco invadente, o almeno questo era ciò che si pensava. I suoi dirigenti, apparentemente abbandonate le proprie velleità settarie, si dissero pronti a costruire uno Stato di diritto. La speranza era immensa, tutto era deciso ed i Libanesi credettero che il peggio fosse passato.
Una reale ripresa del Libano non sembrerebbe possibile se non a condizione di una riforma strutturale interna ed una neutralizzazione dei fattori esterni, come l'Iran di Ahmadinejad e la Siria di Assad.
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