Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Non è una novità che il servizio sanitario zoppichi da tanto tempo. Lo dimostrano i lunghissimi tempi di attesa per una prestazione, il timore che alberga nell’animo di ognuno di noi quando ha bisogno dei medici e gli spiacevoli episodi di incidenti, a volte anche mortali, che fanno perdere la fiducia in quello che dovrebbe essere il comparto a cui affidarsi in tutta tranquillità perché gli mettiamo in mano la nostra vita. C’è da fidarsi?
Proprio a questo proposito, la Regione Veneto vara un piano di sicurezza per i pazienti che sono curati negli ospedali o nei distretti sanitari e per le persone non autosufficienti curate nei centri servizi. La delibera è stata approvata dalla giunta regionale su proposta dell’assessore alla Sanità, Sandro Sandri.
La figura principale è il “Responsabile delle funzioni per la sicurezza del paziente”. Sarà presente in ogni struttura regionale e sarà avviato un piano di formazione per gli operatori redatto dall’Agenzia Regionale Socio Sanitaria che si occuperà anche di stilare un rapporto annuale sullo stato di sicurezza del Servizio Sanitario Regionale. Insomma pare che sia arrivato il momento della riscossa del Servizio Sanitario della Regione Veneto.
Se questa novità saprà essere sfruttata al meglio i benefici saranno maggiori soprattutto per i pazienti che finalmente potranno godere di un servizio che veramente funziona. Le strutture ci sono, facciamole lavorare, e rendiamo la salute, che è un diritto inviolabile di tutti, più sicura. E chissà che anche le altre regioni italiane possano seguirne l’esempio.
Finalmente! Bene ha fatto il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta ad avviare la cosiddetta ”Operazione Trasparenza” con la pubblicazione, in internet, di tutte le “consulenze” degli Enti Pubblici che operano sul territorio, trasparenza che da tempo noi “CITTADINI ATTIVI” chiediamo, non solo nella pubblica amministrazione, ma anche nei partiti, in quanto entità riceventi il rimborso elettorale (finanziamento pubblico) che ammonta a circa 200 miliardi del vecchio conio all’anno - per un totale di circa 1000 miliardi di lire (!) - per una legislatura, intera od interrotta che sia.
Non capisco perciò la perplessità di quei Sindaci, Presidenti di Provincia o Governatori che oggi si oppongono alla nostra proposta di avviare commissioni bypartisan di verifica e controllo delle spese in consulenze esterne effettuate durante le ultime amministrazioni. E’ un dovere istituzionale verso il cittadino, ora sempre più in difficoltà a raggiungere la fine del mese, che ha il diritto di sapere come viene impiegato il suo denaro, ed ogni Amministrazione si deve sentire onorata nel poter dimostrare di saperlo fare al meglio.
L’importante non è vedere chi più spende ma chi spende meglio senza ridurre i servizi sociali ai cittadini o aumentare loro le tasse, senza dover, per esempio, asfaltare il verde pubblico a nuovi parcheggi solo per rimpinguare le “casse” del Comune.
I politici si affannano a precisare che non erano “consulenze” ma solo “collaborazioni”, “incarichi”, “assegnazioni” od altro, operando così un sottile distinguo che serve solo a confondere le idee al povero cittadino. In realtà si è speso denaro pubblico per incarichi esterni forse non valorizzando opportunamente la professionalità delle migliaia di pubblici dipendenti, in gran parte dotati di grande dedizione e voglia di fare.
Quale criterio adottare per valutare con imparzialità le spese effettuate? Noi proponiamo che, oltre agli importi, si rendano pubbliche, al singolo cittadino, anche le relazioni redatte a consuntivo di ogni singolo impegno di spesa. Il cittadino avrà così modo di verificarne i risultati sul territorio e si sentirà responsabilizzato nel pagare le tasse. La pubblica Amministrazione, invece, si sentirà stimolata nel gestire con responsabilità ed al meglio il frutto della quotidiana fatica dei suoi concittadini.
E’ ormai un dato di fatto che gli Italiani non riescono più a rientrare nel budget mensile familiare. Le spese aumentano giorno per giorno e lo dimostra il continuo rialzo del prezzo del petrolio che sta tagliando le gambe, già abbastanza tremule, dell’economia italiana. Tutto costa troppo e la cinghia più stretta di così non può essere tirata, si rischia un nuovo 1929, nessuna categoria è esente da questa grave crisi che può diventare ancora più pesante se non ci si appresta a fare qualcosa di concreto. A rischio anche la nostra alimentazione.
Noi CITTADINI ATTIVI sosteniamo con favore il progetto di “vendita diretta” che gli Enti Locali stanno promuovendo. In sintesi è la vendita diretta dei prodotti dei coltivatori sui mercati cittadini. Naturalmente questo farebbe accorciare la filiera ed incoraggerebbe la vendita dei prodotti locali; il passaggio dal produttore al consumatore ridarebbe fiato ai bilanci dei produttori agricoli, ma non meno di tutti se ne avvantaggerebbero gli stessi consumatori: un aiuto a far quadrare i conti delle famiglie.
Il progetto rilancerebbe la piccola economia consentendo di consumare prodotti freschi e sani. La proposta in cantiere è quella di riservare un 20% dei posti nelle piazze per la vendita diretta, ma alcune categorie storcono il naso di fronte a questa iniziativa. Riteniamo che in questo momento non sia proprio il caso di fare gli schizzinosi. Se vogliamo uscire dalla crisi dobbiamo cooperare per il bene di tutti, non pensare ai vantaggi che alcuni vorrebbero trarre dalla speculazione incontrollata a danno delle famiglie.
Siamo davvero alla frutta?
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